1 settembre - Racconti

12,50 - vagone numero 15


La fortuna era stata ancora una volta dalla mia parte, e Vea non aveva visto il lampo rosso nei miei occhi. Fiuuuu…..
La conversazione stava prendendo una bella piega, finché Cagliostro, il suo gatto, non piantò una miagolata. Lei si riscosse e assunse un’aria mesta. Forse avevo detto qualcosa di offensivo nei suoi confronti?? Sperai vivamente di no.
Quella ragazza non aveva l’aria di una persona che fosse perennemente circondata da amici. Probabilmente non ne aveva molti. Eh, già. Faceva tutto parte del quadro caratteriale della ragazza un po’ timida, introversa… Basta un nonnulla per farla chiudere a riccio. Accidenti.
Io non ci sapevo fare con queste persone, riuscivo sempre a rovinare tutto, perché le mie battute spesso peggioravano la situazione. Ma non lo facevo mica apposta!
Era piombato di nuovo il silenzio.
L’unico rumore era causato dal grattare delle unghie di Anacleto sul fondo della gabbia.
Aprii lo sportellino, provando un po’ di compassione per lui, che mi si appollaiò su un braccio.
Carezzai le sue piume, pensando ad un altro argomento che potesse risollevare morale e conversazione di Vea.
Poi mi venne d’istinto.
“Ti manca casa tua?”
L’ennesima stupidata che riuscivo a tirare fuori.
Cercai di rimediare.
“Ehm… A me non piace molto casa mia. I miei sono sempre via per lavoro e mi spediscono dalla zia Calendula. Quella è una vecchia bisbetica della peggior specie; è rimasta zitella e vive in una villa in campagna, che sembra il maniero dei Baskerville, completa di cimitero dietro la casa. Ha dei passatempi noiosissimi; vuole sempre che le legga Roderigo e Gertrude, una schifezza sdolcinata e impolverata. In teoria c’è un disgraziato che si imbarca su una nave in cerca di avventure, poi la nave affonda, e sua moglie, che è rimasta a casa, compone un libro di orribili poesie dedicate al suo amato…” mi interruppi per dare un buffetto ad Anacleto che tentava di beccare il finestrino.
“…Per non parlare delle partite a scacchi! Mi rimprovera sempre perché non so giocare bene, ma io lo so che la zia bara, l’ho vista… Piano piano rimette in piedi tutte le pedine che le mangio. Non lascia mai che io mi alleni a Quidditch, perché ha paura che le distrugga il giardino, e come se non bastasse mi manda sempre a pulire il… Il cimitero.”
A quel pensiero mi rattristai. L’ultima piccola tomba, al fondo, prima del cancelletto, era dedicata al mio cagnolino. Per lui avevo intagliato una croce di legno, e avevo intrecciato milioni di corone con i ranuncoli e i fiordalisi. Il mio caro vecchio Mister Twinkie. Era morto quando avevo sei anni, e nessuno aveva mai riempito lo spazio vuoto che aveva lasciato nel mio cuore. Certo, c’era quel buffone di Anacleto, ma lui era diverso.
Mi accorsi che mi ero interrotta, e pensai che se mi fossi intristita anche io, quello scompartimento sarebbe diventato piuttosto tetro.
“…Comunque non è una gran pacchia. Pensa che ha cacciato via l’unico ragazzo che aveva avuto il coraggio di invitarmi ad uscire!”
A quel punto lei mi guardò con uno stupore comprensivo.
Io ripresi a raccontare.
“Ah…Dominic! La mia prima cotta! Lui sì che era un ragazzo fantastico… Ci siamo conosciuti durante una partita di Quidditch, i Ballycastle Bats contro i Portree Pride della Scozia. Ad un certo punto, l’arbitro non fischiò per un clamoroso fallo dei Portree sui nostri amati Bats, così tutti e due ci mettemmo ad insultarlo a gran voce. Ricordo di aver gridato con così tanta enfasi che Dominic, che era seduto nella fila davanti alla mia, si voltò stupito. E mi sorrise. Dopo la partita (duecentotrenta a quaranta per i Bats) mi invitò ad uscire con lui per festeggiare la vittoria. Siamo stati insieme per un anno. Ma la zia Calendula ha rovinato tutto!! Io avevo dodici anni, e lei mi disse che ero troppo piccola e mi vietò di vedere Dominic. Non ho potuto farci niente. Ci siamo dovuti lasciare, e non potevamo neanche spedirci delle lettere, perché la zia le intercettava e poi mi puniva tutte le volte!”
Non ci fu via di scampo. Stavolta Vea non poteva non aver notato il lampo rosso che attraversò le mie iridi. Accidentaccio. Io che mi faccio troppo prendere da questi stupidi sentimenti!

Justine O'Connell
III anno, Tassorosso