Capitolo secondo: la liberazione.


As soon as you’re born, they make you feel small, by giving you no time instead of it all. Till the pain is so big, you feel nothing at all.”

(John Lennon – Working class hero – Plastic Ono Band – 1970)



Londra, estate 1976.



I raggi del sole entravano a fatica in quella stanza, a causa delle pesanti tende alle finestre.

La giornata era soffocante e nella Londra babbana stava per scoppiare definitivamente il movimento punk rock, ma lì, al numero dodici di Grimmauld Place, qualsiasi cosa riguardasse la società non magica era considerato meno di zero.

“Toujours pur” era il motto della nobile e antichissima Casata dei Black, e valeva anche per le persone che in quel momento occupavano l’edificio… tranne che per colui che in qualità di primogenito avrebbe avuto il dovere di portare avanti la discendenza, proprio in linea con i principi di razza magica pura.

Era sua quella stanza, e il modo in cui l’aveva arredata contrastava totalmente con l’ideologia della supremazia della razza magica che tutta la sua famiglia portava avanti come un’ossessione, eccezion fatta per pochi membri, come sua cugina Andromeda, che aveva sposato un Babbano e per questo era stata ripudiata.

Sirius Black aveva deciso che il modo migliore per infastidire le persone con le quali era costretto a vivere durante le vacanze estive era riempire la sua camera di immagini che sicuramente avrebbero attentato alle coronarie dei suoi genitori.

Con l’incantesimo Adesione Permanente poi, nessun elfo domestico (e nemmeno sua madre) sarebbe riuscito a liberarsi dello stemma di Grifondoro onnipresente sulle pareti, dei poster di ragazze Babbane sexy in bikini e delle immagini di motociclette che campeggiavano in bella vista per tutto il perimetro della sua camera. Così come non avrebbero mai potuto strappare via dal muro la foto che ritraeva lui e i suoi tre migliori amici ad Hogwarts.

Era anche un modo per rendere più piacevole quella sua permanenza forzata, che lo opprimeva.

Doveva attendere solo un anno e poi, finalmente maggiorenne, sarebbe stato libero di andarsene, con gran sollievo reciproco da parte della sua famiglia, che da tempo lo aveva praticamente quasi disconosciuto.

Ma a Sirius non importava. Avrebbe fatto come la sua cugina preferita, se ne sarebbe andato da lì, questo era sicuro.

Il ragazzo se ne stava sdraiato a pancia in giù sul suo letto, stringendo nella mano una piuma d’oca che stava usando per scrivere una lettera al suo amico James Potter. Oltre ai compiti delle vacanze, le lettere ai suoi amici erano l’unica cosa che lo riportava con la mente ad Hogwarts, che considerava la sua vera casa. In quelle lettere Sirius si divertiva a ricordare le mille avventure che aveva vissuto con loro, e poteva sfogarsi in piena libertà contro le imposizioni e le regole che vigevano a Grimmauld Place.

All’improvviso sentì bussare alla porta della sua camera.

Con un moto d’impazienza, si appoggiò sui gomiti e girò la testa per rispondere.

-Che diavolo vuoi?- disse. Potevano essere soltanto due abitanti della casa: suo fratello Regulus oppure Kreacher, l’elfo domestico di famiglia.

I suoi genitori non si sarebbero mai scomodati a salire fino all’ultimo pianerottolo solo per chiamare lui.

In entrambi i casi comunque, Sirius considerava le loro visite un’assoluta seccatura.

-A Kreacher è stato ordinato di avvisare padrone Sirius…-

Dunque, era quell’odioso elfo.

-Entra, mi rendi ancora più nervoso se stai lì fuori a far finta di essere felice di parlarmi!- gli rispose il ragazzo, alzandosi dal letto.

Kreacher entrò, chinò la testa fino a toccare il pavimento con il lungo naso e riprese il suo discorso: -Sono appena giunti nella dimora dell’antichissima e purissima famiglia dei Black la signora Bellatrix e il suo nobile marito, Rodolphus Lestrange.

La mia padrona mi ha ordinato di dire a padrone Sirius che deve immediatamente scendere in salone per porgere i suoi rispetti agli ospiti e prendere il tè insieme a loro.-

Sirius se ne uscì con la sua solita risata che assomigliava ad un latrato, spanciandosi sguaiatamente davanti allo stizzito elfo domestico, che nel frattempo iniziava ad imprecare contro il suo giovane padrone.

Quando si fu ripreso, Sirius si spostò i capelli dalla fronte e si rivolse con tono sprezzante alla creatura che aveva davanti.

-E tu credi davvero che andrò di sotto a sorseggiare il tè in compagnia di quella megera di mia cugina Bellatrix e con quello stronzo di suo marito che ha sposato solo per convenienza? Dovrai usare la maledizione Imperius per costringermi a farlo, Kreacher, ma prima dovrai convincere Ollivander a venderti una bacchetta!-

Kreacher guardò Sirius con malcelato disprezzo, con i suoi piccoli occhi socchiusi. Per lui era inaccettabile che qualcuno parlasse in quel modo volgare di una famiglia di stirpe magica così pura e nobile come quella dei Lestrange.

-La padrona lo ha ordinato.- replicò, come se fosse una questione insindacabile.

-La padrona sa perfettamente cosa penso dei miei cari cugini. E di sicuro non sarà una conversazione davanti a tè e pasticcini a farmi cambiare idea! Ora, se mi fai il piacere di andartene, avrei ben altre cose da fare!- gli rispose Sirius, cercando di buttarlo fuori dalla stanza.

Kreacher non oppose resistenza, non poteva farlo. In compenso però poteva parlare, e il suo tono di voce si fece improvvisamente malizioso.

-Il padrone Sirius scrive continuamente lettere ai suoi amici Grifondoro come lui. La padrona ha detto che se padrone Sirius si rifiuterà di prendere il tè con i suoi parenti, gli impedirà di usare tutti i gufi di casa per spedire le lettere e anche di uscire per trovarne altri, fino alla fine dell’estate.-

Sirius si bloccò di colpo, e impallidì. Per quanto potesse fare il ribelle della famiglia, era ancora minorenne, e in quella casa era sua madre a comandare.

Quello era davvero un colpo basso. Se non avesse potuto rispondere alle lettere dei suoi amici, sicuramente si sarebbero preoccupati per lui, o peggio, si sarebbero offesi a morte. E inoltre lui avrebbe passato il resto dell’estate senza un attimo di svago.

A Kreacher brillarono gli occhietti, colmi di soddisfazione.

-Quindi, vado a riferire alla mia padrona che anche suo figlio maggiore si unisce al resto della famiglia per il ricevimento?-

Sirius strinse i pugni e si morse il labbro inferiore.

Quando parlò, la sua voce era carica di odio.

-E va bene piccola canaglia, vai a riferirglielo. Ma non aspettatevi che io faccia il baciamano a Bellatrix, o qualcosa del genere! E adesso fuori di qui, prima che ti prenda a calci!-

Emise un sospiro appoggiando le dita sulle tempie, mentre l’elfo domestico usciva dalla stanza facendo il solito inchino di commiato.

Era in momenti come quello che Sirius avrebbe voluto diventare una qualsiasi altra persona al mondo, e proprio in momenti come quello invidiava fortemente i suoi amici, persino Remus, che ogni notte di luna piena doveva subire un non proprio lieve cambiamento di personalità.

Almeno lui però aveva una famiglia che lo amava moltissimo.

In ogni caso, non avrebbe potuto fare assolutamente nulla. Doveva solo cercare di superare quella situazione al meglio e rimanere calmo.

Uscì dalla sua stanza e iniziò a scendere le scale più lentamente del solito.

Quando arrivò vicino alle teste tagliate degli elfi domestici che avevano servito nella dimora dei Black, sentì il suo disgusto crescere. Odiava quella casa. Non sapeva esattamente perché o come fosse diventato tanto diverso rispetto alla maggior parte dei suoi parenti, ma era sempre stato così, da quando aveva raggiunto l’età della ragione.

Arrivò davanti alla porta del salotto e udì le voci ben educate dei suoi genitori che scambiavano convenevoli con la più grande delle sue cugine e con suo marito.

Erano una coppia decisamente sgradevole, lei soprattutto. Una pazza, ecco cos’era. Ad Hogwarts si era dovuta moderare nel mostrare il suo odio nei confronti dei nati babbani solo perché il preside era Silente, altrimenti, se fosse stato per lei li avrebbe insultati ogni giorno senza pietà.

Ed eccola lì, mentre si sedeva con leggerezza sul lungo divano di velluto verde, accanto al suo degno consorte.

Bellatrix Black, ora Lestrange, non era certo una che passava inosservata.

Mostrava smaccatamente tutti i tratti distintivi della sua famiglia di origine, in particolar modo la fierezza e l’orgoglio. Ma non c’era traccia di affabilità nel suo sguardo segnato dalle palpebre pesanti, si notava solo la presunta superiorità congenita che lei voleva far vedere al mondo.

“Resta calmo Sirius, in fondo si tratta solo di bere uno stupido tè. Devi solamente salutare con educazione e rimanere in silenzio per tutto il resto del tempo.” pensò il ragazzo, cercando di farsi forza.

-Oh, ma guardate chi ci degna della sua presenza! Nientemeno che mio fratello maggiore! Perché te ne stai lì impalato? Sei diventato timido tutto in un colpo o cosa?-

Regulus. Passando davanti all’ingresso del salotto, lo aveva visto esitare.

Sirius sfoderò un falso sorriso e tentò di sembrare disinvolto.

-No, al contrario, stavo giusto pensando a come fare il mio ingresso trionfale.-

Si incamminò con sicurezza all’interno del salotto, ignorando completamente suo fratello e i suoi commenti acidi, e si fermò davanti al basso tavolo di cristallo con le gambe a forma di serpente, sul quale Kreacher aveva appena servito il tè e i dolci.

-Rodolphus Lestrange. Bellatrix. E’ bello rivedervi…- salutò, con un lieve tono ironico che non fu notato dalle altre persone.

Rodolphus fece un breve cenno di saluto con la testa, mentre Bellatrix si alzò dal divano per andare a baciare sulle guance suo cugino.

Lei sapeva benissimo che quel gesto l’avrebbe irritato.

-Cugino Sirius!- replicò la donna. -Fatti guardare bene. Sei un po’ troppo trasandato per i miei gusti, dovresti davvero abbandonare quest’aria da… ribelle senza una causa. Non s'addice per nulla al primogenito maschio della famiglia Black!-

Tutti, eccetto Sirius, scoppiarono in risate fragorose. Il ragazzo fece un sorrisetto forzato, e stava per risponderle con altrettanto sarcasmo, quando suo padre Orion decise di rincarare la dose:

-Mia cara Bella, se Sirius non avesse questo atteggiamento costantemente in conflitto, ad undici anni sarebbe stato smistato in Serpeverde, come d’altronde tutti noi. Persino tua sorella Andromeda ci è riuscita, mentre lui è finito in Grifondoro! Solo per questo dovrei diseredarlo…-

Sirius non provò nemmeno a rispondere, questa volta. Era abituato a quelle frecciatine da quando il Cappello Parlante lo aveva messo nei Grifondoro. Era stato davvero un brutto colpo per Orion e Walburga, il loro primo figlio smistato in una casa che non era Serpeverde, unico esempio in chissà quante generazioni di Black andati ad Hogwarts. E non era finito in Corvonero o Tassorosso, che sarebbero state almeno il meno peggio. Era proprio diventato un Grifondoro, che a loro parere era la Casa dei presuntuosi senza un minimo di cervello.

Anche Bellatrix dopo aver sentito Orion che nominava Andromeda, rimase in silenzio, e anche piuttosto a disagio. Lo era sempre quando qualcuno tirava in ballo sua sorella, che era così simile a lei fisicamente ma totalmente diversa per quanto riguardava lo spirito e l’ideologia.

-Beh, basta stare in piedi, sediamoci e gustiamo il tè e i dolci!- esclamò Walburga, che si era accorta dell’imbarazzo di Bellatrix e non voleva che il suo ricevimento si trasformasse in un momento triste e cupo per colpa di una scellerata che aveva deciso di unirsi in matrimonio con un Babbano.

Sirius si mise a sedere su una delle poltrone, anch’esse verdi, vicino a suo fratello Regulus. Era sempre più deciso a mordersi la lingua e a lasciare che gli altri si perdessero in chiacchiere inutili. Per questo motivo, prese la sua tazza ed iniziò a bere.

Non si poteva negare che il tè fosse delizioso, scuro e molto forte. Al numero dodici di Grimmauld Place si consumavano sempre e solo bevande e cibi di prima qualità.

-Quindi dimmi Bella, come sta andando la tua vita da donna sposata?- chiese Walburga.

Bellatrix cambiò repentinamente umore.

-Oh, è molto meglio di quanto mi aspettassi!- replicò, ridendo e guardando con aria complice il marito, che ricambiò lo sguardo mentre masticava un pasticcino.

-Ho un mucchio di tempo per fare vita sociale, finalmente. Tutta gente di un certo spessore, è ovvio. E poi adesso bisogna organizzare il matrimonio di Narcissa.-

Sirius alzò un sopracciglio. Un altro matrimonio Purosangue in vista, tanto per cambiare. E chi sarebbe stato tanto fortunato da sposare la più giovane delle sorelle Black?

Sua madre espresse quella domanda a parole.

-Narcissa si sposa? Questa sì che è una bella notizia! E con chi…-

-Lucius Malfoy. E’ il miglior partito sulla piazza.- la anticipò Bellatrix, con una punta d’orgoglio, mentre Sirius affondava sempre di più il naso nella tazza del tè per non lasciar trasparire la sua espressione sarcastica.

Aveva incrociato per i corridoi di Hogwarts quel pomposo idiota biondo, e anche se Sirius era molto più giovane di lui quando Malfoy si pavoneggiava in giro come Prefetto di Serpeverde, aveva sempre pensato che fosse un completo imbecille.

Ma si rendeva anche conto che la notizia del matrimonio non era poi così sorprendente. Tutto sommato erano poche le famiglie Purosangue rimaste, e i Malfoy rientravano in pieno nella categoria.

“Un altro odioso parente acquisito da aggiungere alla lista. Non vedo l’ora di compiere diciassette anni per potermene andare di qui!” pensò Sirius, prendendo uno dei dolci.

-Davvero un’ottima scelta, mia cara. La purezza della razza magica deve essere mantenuta ad ogni costo, anche se ultimamente molte persone sembrano dimenticarlo.- commentò in quel momento Orion Black, scoccando un’occhiata accusatrice verso suo figlio maggiore.

Sirius stava per rispondergli che non gli importava nulla del mantenimento della razza magica pura, che secondo lui i matrimoni dovevano essere una libera scelta d’amore, e non un’imposizione predisposta per sfornare una prole magica perfettamente immacolata. Altrimenti si rischiava di finire aridi e inaciditi come lui e sua moglie!

Ma poi si ricordò della minaccia di sua madre.

E in ogni caso, esprimere le sue opinioni rispetto a quell’argomento non gli sarebbe servito a niente, come al solito. Aveva già fatto quel discorso decine di volte con la sua famiglia, e per di più suo padre faceva apposta a provocarlo quando c’erano parenti o conoscenti in visita, per fargli fare la figura dello stupido. Sirius si era rivelato già in giovane età come una delusione per Orion, e il genitore ci teneva a sottolinearlo tutte le volte che poteva.

-Beh…- rispose Bellatrix. -Sembra proprio che su questo fronte l’aria stia per cambiare. Ci sono molte persone preoccupate del fatto che i Babbani ci stanno contaminando, persone che vogliono ristabilire la supremazia dei maghi. Ed è gente disposta a tutto, molto potente.-

Le brillavano gli occhi mentre pronunciava quelle frasi. Era sempre stata una fanatica, ma fino a quel momento si era limitata ad esternare i suoi deliri per puro disprezzo personale, per sentirsi più speciale degli altri. Non era mai arrivata al punto di volere una dittatura della razza magica.

Sirius capì immediatamente che era una cosa di cui preoccuparsi. Volse lo sguardo verso suo fratello, che stava annuendo soddisfatto.

-Tu lo sapevi già, Regulus?- gli chiese Sirius, sbottando all’improvviso.

Regulus si limitò a rispondergli: -Beh, diciamo che girano delle voci fra i Purosangue, anche ad Hogwarts. Naturalmente tu non ne hai la minima idea perché sei sempre occupato a fare danni con i tuoi amichetti, ma io invece tengo le orecchie ben aperte.-

A Sirius a quel punto andò il sangue alla testa, e non ce la fece più a restare zitto.

Si sporse verso sua cugina e le disse: -Che cazzo di storia è questa? Chi sono queste persone molto potenti?-

-Modera il linguaggio, Sirius! Qui non sei ad Hogsmeade in compagnia di quel terzetto con il quale ti piace tanto stare, e se non obbedisci, ti impedirò di scrivere lettere per tutta l’estate!- esclamò la signora Black.

-Lascia stare Walburga, non ci scandalizziamo mica, vero Rodolphus? Il ragazzo è solo curioso, dopotutto. E’ un bene che venga a conoscenza della restaurazione della superiorità magica da noi, e non dai filobabbani come Silente, ad esempio. Ebbene, Sirius…- spiegò Bellatrix. -Noi crediamo che il governo sia assolutamente troppo lassista nei confronti della piega che sta prendendo la nostra società. Non solo vengono ammessi dei bambini nati babbani ad Hogwarts, ma stanno anche arrivando ai piani alti una volta diventati adulti. Questa situazione va fermata con tutte le forze, noi dobbiamo preservare la nostra innata superiorità di maghi e di streghe! E’ semplicemente aberrante che i Babbani si mischino con noi!-

Sirius non riusciva a credere alle proprie orecchie, ed improvvisamente provò un misto di rabbia ed angoscia allo stesso tempo.

Capiva benissimo che sua cugina non stava scherzando, che quelli non erano i suoi soliti proclami che amava sbandierare ai quattro venti, ma da buon Grifondoro sprezzante del pericolo trovò ancora la forza per ribattere.

-Davvero credi che un manipolo di maghi e streghe ossessionati dalla razza pura come te riuscirà a dominare tutta la nostra società? Ormai siete rimasti solo voi a credere a tutte queste baggianate!-

-Mio caro cugino, sarai anche molto affascinante ed intelligente, ma in questo modo dimostri solo di peccare d’ingenuità. In realtà siamo in tanti a sostenere l’ideologia della razza pura, e molti altri si stanno avvicinando, soprattutto famiglie che hanno un certo peso sociale, non so se mi spiego. Il Signore Oscuro sa bene come rifornirsi di seguaci.-

Tutti rimasero con il fiato sospeso, incapaci di fare alcun movimento.

Con un nome del genere, chiunque fosse quel Signore Oscuro metteva già in soggezione.

Regulus interruppe il silenzio.

-Ne… ne ho sentito parlare. Dicono che sia un mago molto potente, che sarebbe capace di tener testa al Ministro della Magia e perfino a Silente!-

-Nessuno tiene testa a Silente!- si infuriò Sirius, alzandosi in piedi così velocemente che non solo ruppe la tazza e il piattino che teneva in mano, ma rovesciò anche la sua poltrona.

-E io mi sono stufato di stare in mezzo a voi, e di ascoltare le vostre maledette stronzate sulla superiorità magica e tutto il resto!-

-Sirius, ti ordino di smetterla subito e di rimetterti a sedere!- gridò Orion Black, di rimando.

Ma il ragazzo aveva già preso la sua decisione, ed era sempre più convinto mentre guardava in faccia ognuno dei suoi familiari. Quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, il punto di non ritorno.

-Non mi ordinerai più un bel niente, tu. E nemmeno tu!- ringhiò rivolto a sua madre, che stava per rimproverarlo e che rimase letteralmente scioccata dalle parole di suo figlio.

-Ho deciso di andarmene, così tutti vivremo felici e contenti, finalmente. Tutti voi, nessuno escluso, siete talmente ottusi che non sopporto più la vostra presenza! Preferirei sgobbare come un elfo domestico alla Testa di Porco, piuttosto che stare qui ancora per un’estate intera!-

-Voglio proprio vedere come riuscirai a cavartela!- rise Walburga. -Viziato come sei, non saresti nemmeno in grado di usare un Incantesimo Disincrostante!-

Sirius la fissò con gli occhi ridotti a due fessure, mentre la furia gli saliva in corpo.

-Io sono viziato, cara mammina? Dici davvero? Mai una volta che tu mi abbia dimostrato dell’affetto, mai in quasi sedici anni di vita! E hai anche il coraggio di dire che sono viziato?-

-Sirius, cerca di calmarti!- esclamò Regulus avvicinandosi al fratello maggiore, con l’espressione del viso evidentemente ansiosa per la discussione in atto.

-Stai indietro! Tu poi, sei il peggiore di tutti, sei proprio scemo. Ti lasci abbindolare da chiunque sia più grande di te solo per provare l’ebrezza del potere, ma in realtà sei solo un insicuro!-

Regulus era sempre stato il cocco dei suoi genitori e non li aveva mai delusi.

Anche se per colpa di suo fratello era abituato vedere delle scenate del genere in casa sua, aveva subito capito che questa volta la faccenda era tremendamente seria.

Anche Bellatrix si sentiva autorizzata ad esprimere la propria opinione.

-Non voglio interferire nelle vostre questioni personali, Orion e Walburga, ma sinceramente penso che se questo ragazzo non è pronto ad accettare le nostre battaglie antibabbani, è molto meglio che se ne vada. I rami malati vanno rimossi dall’albero prima che causino danni irreparabili, e vedremo poi come sistemarlo quando prenderemo il potere e tornerà chiedendo misericordia.-

Sirius la guardò come si guarda qualcosa di incredibilmente raccapricciante.

-Giuro che mi ucciderò piuttosto che chiedere misericordia a voi. Mi disgusta anche il solo pensiero di essere associato alle vostre idee folli, e se riuscirete a portarle avanti, farò di tutto pur di fermarvi, e non sarò di certo l’unico!-

Orion era diventato paonazzo in viso per la rabbia, le labbra tirate che si sforzavano di non scoppiare in improperi ed insulti verso suo figlio, mentre Walburga sembrava che stesse per avere un attacco cardiaco. Riuscì comunque a dire un’ultima frase a Sirius, avvicinandosi a lui in modo che potesse sentire chiaramente le parole velenose che le uscivano dalla gola:

-Traditore del tuo sangue, sei la vergogna della nostra famiglia! Se osi fare un solo passo fuori da questa casa, nessuno di noi ti permetterà mai più di ritornarci!-

Il ragazzo si spostò da lei con un moto di ribrezzo.

-Lo spero proprio!- le rispose urlando. -L’ultimo posto in cui voglio stare è questa casa! E ora levati di mezzo e lasciami passare, vecchia strega rinsecchita!-

Con tutta la rabbia che aveva in corpo, cominciò a correre uscendo dal salotto e a salire su per le scale, saltando tre gradini alla volta.

Quando fu all’interno della sua camera, cercò di riprendere fiato.

Stava per andarsene di casa, per sempre. Si sentiva talmente emozionato che gli girava la testa, ma la sua sfuriata era stata talmente frettolosa che in quel momento non aveva ancora idea di dove sarebbe andato.

Poi vide la lettera che stava scrivendo e che era rimasta sul suo letto.

Ma certo, la casa dei Potter era il luogo ideale! I genitori di James erano sempre stati molto gentili con lui, e ovviamente il suo migliore amico sarebbe impazzito di felicità quando avrebbe saputo che Sirius voleva stare a casa sua.

Inoltre l’effetto sorpresa della sua comparsa gli avrebbe fatto prendere un bello spavento!

Iniziò immediatamente a lanciare l’incantesimo di appello per prendere le sue cose, e le infilò alla rinfusa nei bagagli che solitamente utilizzava per andare ad Hogwarts.

All’improvviso si bloccò. Gli rimanevano solo una manciata di galeoni e qualche falce e zellino, e di certo non poteva chiedere un prestito ai suoi genitori o a suo fratello.

Usare il Nottetempo per andare dai Potter era fuori discussione: doveva risparmiare per comprare i nuovi libri a Diagon Alley e per le gite ad Hogsmeade durante l’anno scolastico. Non poteva materializzarsi a casa Potter perché non aveva ancora imparato a farlo essendo minorenne, e non aveva soldi babbani per prendere uno dei loro mezzi di trasporto.

La soluzione gli venne in mente come in un lampo.

-Kreacher!- gridò, e l’elfo apparve all’istante con addosso la sua veste logora e sporca.

-Padrone Sirius mi ha chiamato?-

-Sì, vai subito a prendermi della Polvere Volante!-

-Non sono sicuro di poterlo fare, devo chiedere alla padron…-

-Prendila immediatamente e portamela qui!- urlò Sirius, spazientito. -Ti giuro che sarà l’ultimo ordine che riceverai da me!-

L’elfo se ne andò trotterellando. Sembrava avesse intuito che Sirius stava per andarsene per sempre, e pareva più felice di lui.

Il ragazzo aspettò il suo ritorno per qualche minuto battendo nervosamente il piede contro il pavimento. Gli sembrò di aspettare un’eternità, e quando finalmente Kreacher arrivò gli strappò violentemente il sacchetto che conteneva la Polvere Volante dalle mani.

Poi con la bacchetta accese il fuoco nel camino della sua camera, si voltò verso l’elfo e gli disse:

-Beh, addio per sempre!-

Gettò un po’ di polvere nel focolare ed entrò nel camino insieme ai suoi bagagli, fra le scintillanti fiamme verdi.

Disse con voce chiara e sicura l’indirizzo dei Potter e sparì, senza neanche dare un ultimo sguardo a quella che per quindici anni e mezzo era stata la sua camera da letto.

Arrivò a casa di James in un baleno dopo un viaggio breve ma molto intenso nella Metropolvere, durante il quale aveva dovuto tenersi stretto le sue valige per non perderle durante il tragitto in quella rete di camini, e che alla fine lo lasciò dolorante, pieno di fuliggine e con il sapore del tè e dei dolci che gli tornava su dallo stomaco.

Il primo che vide mentre era steso sul pavimento fu proprio James insieme a sua madre, che gli stava porgendo un panino al prosciutto e un bicchiere di succo di zucca. Tutti e due lo guardarono come se avessero appena visto un troll ballare il tip tap, ma poi come al solito James ritrovò la battuta pronta e gli disse:

-Speravo che prima o poi sarebbe caduta fuori dal mio camino una bella ragazza, ma di certo non tu, Sirius Black. A proposito, dovrai darti una pulita prima farti vedere in giro, altrimenti perderai tutte le schiere di fanciulle sognanti che ti fissano durante le lezioni. Sembri uno che è appena evaso da Azkaban!-

-In un certo senso è così.-rispose Sirius alzandosi da terra con un sorriso a trentadue denti.

-Sono appena evaso da casa Black, e non ci tornerò mai più. Potete ospitarmi qui da voi fino a quando non troverò un altro posto dove stare?-

Non poteva sperare di trovare un posto migliore di quella casa. La sua amicizia con James era profonda e sincera, ed era stata immediata fin da quando aveva preso l’Espresso per Hogwarts per la prima volta, ad undici anni.