1 settembre - L’amicizia

21,30 – Sala Grande


Una carezza. Rimasi immobile, ero già abbastanza in imbarazzo, in più c’era stato quel contatto…io non ero abituata a cose simili. Non avevo avuto nessun amico o amica che mi avesse mai fatto un carezza. Fù un attimo, ma la sensazione della sua mano che sfiorava la mia guancia, rimase anche dopo, per un bel po’.
Aveva accettato di essere mio amico, alla sua risposta il mio cuore fece un balzo di gioia. Gli rivolsi un gran sorriso quando mi disse cos’era per lui l’amicizia e arrossì. Le sue parole erano bellissime, non avevo mai pensato che l’amicizia potesse essere così…splendida. “Io non so dirti che cos’è l’amicizia, con precisione. Non ho mai avuto modo…di scoprirlo” abbassai gli occhi e diventai triste “posso dirti quello che ho provato sin’ora, dopo avere incontrato te e altre persone meravigliose…” i miei occhi si accesero e si riempirono di lacrime “ sento che l’amicizia è il sentimento più importante che esista sulla faccia della terra. E’ come avere un angelo al proprio fianco, che ti protegge e ti aiuta anche quando non è presente” Quelle parole mi uscirono spontaneamente, non dovetti stare lì a pensarci, era quello che provavo davvero.
La sala grande era ancora piena di ragazzi che parlavano tra loro, Gazza dall’entrata intimava a tutti, sempre con i suoi modi bruschi, di andare nei dormitori. Ma veniva puntualmente ignorato o preso in giro.
Io ero stanca…in più era stata una giornata piena di emozioni, e non c’ero abituata. Però ero felice di aver trovato persone disposte ad essermi amiche. “ora devo andare Kumigo” gli dissi “se hai bisogno, vieni pure da me…non ci sono problemi, anzi ne sarei davvero felice. Io verrò a cercarti il più spesso possibile, se per te va bene.” Lo salutai con un bacio sulla guancia, e mi voltai per andare nel dormitorio.
Mi avviai piano fuori dalla sala grande, verso la sala comune di Corvonero, erano quattro piani e con la stanchezza che avevo, era già molto se riuscivo a farne uno senza svenire. Uscendo dalla sala, vidi Mike sulle scale e corsi verso di lui. Era di spalle, stava salendo le scale a capo chino, non mi aveva vista. Arrivai silenziosamente alle sue spalle, presi la sua mano con dolcezza e lo tirai piano, come per chiamarlo.

Vea Charm
III anno, Corvonero