La Maschera

è una storia abbozzata subito dopo aver finito di leggere il sesto libro, poi ripresa in mano, corretta e pubblicata. Parla dell'attimo in cui Draco Malfoy deve decidere se uccidere o no Silente.


Avrebbe sempre ricordato quella notte, il freddo glaciale penetrava come lame di mille spade nel suo corpo, il buio, la tenebra che inghiottivano nel loro limbo tutti i colori, rendendo la terra un posto irreale, quasi spettrale. Solo un lume ardeva fiero nella fitta foresta. Molti di voi, plagiati da un immaginario collettivo, lo avrebbero considerato un simbolo di speranza, ma non lo era, affatto. Attorno a quel lume infatti, sedevano i peggiori individui della razza umana, incappucciati, con dei grandi ghigni trionfanti stampati sul volto. Un "pop" e tutte le chiacchiere vennero interrotte. Il bagliore del fuoco mostrò una figura senza cappuccio, dai lineamenti fini e regali. La sua pelle candida formava due profonde occhiaie sotto i suoi occhi grigi, splendenti come ghiaccio nel fuoco ed impauriti, anzi terrorizzati. Dei capelli dorati gli incorniciavano il volto. Non poteva avere più di sedici anni. L'apparizione del ragazzo non sconvolse più di tanto l'allegra combriccola. Sapevano che doveva succedere qualcosa, ma la loro attenzione, i loro occhi di tutti non era rivolti verso il malcapitato, bensì verso un uomo, incappucciato come tutti gli altri. Egli si alzò in piedi e tutti gli altri fecero lo stesso. Quando si tolse il cappuccio, le ombre del fuoco rivelarono i suoi terribili tratti serpentini e le sue labbra a taglio che, nel vedere il giovane, si contrassero immediatamente in un ghigno malevolo.
-Salve, Draco.
Sibillò egli nella direzione del ragazzo, che fu preso dai brividi al solo udire la sua voce.
-M-mio signore- fece egli chinandosi così tanto da far quasi sfiorare il terreno umido al suo naso. Era spaventato, ogni suo respiro rivelava la sua ansia.
Il Signore Oscuro ridacchiò a quella vista. Una risata sibillina, maligna.
-Oh no, Draco, non sono ancora il TUO Signore, almeno... non ancora- disse con la sua voce fredda come il ghiaccio.
Il ragazzo annuì, ancora chino sul terreno, socchiudendo gli occhi di colpo. Non osava alzare lo sguardo. Ogni cellula del suo corpo era pietrificata dalla paura e dal senso di impotenza.
-Credo tu già sappia cosa ha combinato quel fallito di tuo padre e ti ritengo abbastanza intelligente da capire che come risarcimento per il suo misero e tragico fallimento potrei chiedere in cambio la tua miserrima vita e quella della tua adorata mammina.
Il suo tono era terribilmente divertito dalla situazione. Spaventare le persone, infliggere dure punizioni e sentire le loro urla: era questo che lo rendeva felice. Fece una pausa. Nessuno osava parlare, anche se le persone presenti erano tutte in ugual modo divertite dalla situazione. Quel terribile silenzio aumentò vertiginosamente la tensione del povero ragazzo. Nelle sue orecchie Draco poteva udire il suono sordo del suo cuore mentre batteva all'impazzata, le sue ginocchia tremavano talmente tanto che a stento riusciva a stare inginocchiato. Non voleva morire.
-Comunque non posso ignorare- riprese la gelida voce- che i Malfoy mi hanno sempre servito fedelmente, ordunque, con la mia infinita bontà, ho deciso di darvi una seconda possibilità. Per farvi perdonare tu, Draco, dovrai prendere il posto di tuo padre.
Prendere il posto di suo padre, diventare Mangiamorte. L'unica soluzione possibile per sfuggire alla morte, e forse una delle poche per rendere fiero di lui il padre. In breve tempo riprese un po' della sua sicurezza perduta, così come gli era stato insegnato. In fondo non sarebbe stato quello il suo destino? Questo era quello che per lui aveva deciso il padre.
-Lo farò, Signore.
Le sue parole uscirono incredibilmente sicure. Era l'unica soluzione, l'unica via possibile. Non era mai stato coraggioso, e quella sembrava la via più semplice per uscire dall'impiccio.
-Molto bene. Sapevo di potermi fidare. Diciamo che...Per dimostrare la fedeltà della tua famiglia nei mie confronti, dovrai fare una cosuccia, niente di che... dovrai uccidere un mio caro amico di vecchia data, credo che tu lo conosca Draco, il carissimo Professor Silente... Bada bene, se dovessi deludermi come ha fatto quel fallito di tuo padre, morirete tutti e della stirpe Malfoy non si sentirà più parlare. E tutti voi sapete che sono un uomo d'onore, rispetto sempre le promesse fatte.- Concluse il mostro con un ghigno per nulla raccomandabile.
A quelle parole, il cuore di Draco perse un battito. Era una missione suicida. Non solo sarebbe diventato un mangiamorte, ma avrebbe anche dovuto uccidere il più grande mago di tutti i tempi, altrimenti sarebbero tutti morti. Alzò lo sguardo verso il suo crudele interlocutore e, incrociando per un solo secondo il suoi occhi fiammeggianti, acconsenti con voce malferma.
-Bene. Il braccio.
Draco obbedì, ormai non si sarebbe più potuto tirare indietro, sarebbe definitivamente diventato un servitore del Lord Oscuro.
Sentì un tocco gelido sulla candida pelle del suo avvambraccio, una formula magica, un dolore lancinante partire dal braccio per poi diffondersi lungo tutto il corpo. Sarebbe morto lo sapeva.
Si svegliò di soprassalto, mantido di sudore e d'istinto si portò la mano all'avvambraccio sinistro dove, si trovava, marchiato indelebilmente, il Marchio Nero.
Aveva fatto di nuovo lo stesso terribile incubo che da tempo perseguitava le sue notti impedendogli di dormire: il ricordo sinistro del più brutto giorno di tutta la sua vita.
Aveva preso la strada di suo padre, quella strada che aveva sempre cercato di evitare. Quel giorno forse il rimorso sarebbe finito, svanito nelle tenebre dei sui incubi: quella notte avrebbe ucciso Silente, finalmente aveva trovato il modo, ma c'era qualcosa che lo bloccava, che aveva infranto i suoi precedenti tentativi. Il coraggio, quel coraggio che aveva sempre cercato dappertutto invano, ma che non aveva mai trovato. In fondo era questa l'unica differenza tra Potter e lui, tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Era sempre stato terrorizzato dal padre e aveva sempre ubbidito, andando anche contro la sua volontà. Non aveva il coraggio per ribbellarsi alla sua tirannia e seguire ciò che gli diceva il suo cuore. Aveva eretto intorno a se una maschera di ferro, inscalfibile dall'esterno, ma che allo stesso tempo gli corrodeva l'anima. E quando, per poco tempo, aveva pensato di poter finalmente sfilarsi quella maschera, era venuto il Lord Oscuro a ricordargli che lui era solo un lurido burattino nelle mani dei più potenti e che la sua personalità, serva di questi, poteva essere plasmata a loro piacimento.
Sporse la mano verso il comodino per prendere la bacchetta. Con quella stessa bacchetta avrebbe dovuto uccidere Silente. Uccidere... Non aveva mai ucciso nessuno nella sua vita e il solo pensiero gli faceva salire la nausea. Ma lo avrebbe comunque fatto, non aveva scelta, glielo aveva ordinato qualcuno più potente di lui, e lui non poteva contrastare in alcun modo le sue decisioni e poi... bhe, e poi c'era la sua famiglia. Aveva una responsabilità enorme, forse troppo grande per lui. Si alzò e andò verso lo specchio. Vide un ragazzo impaurito, gli occhi rossi per il poco riposo, profonde borse intorno agli occhi. Era anche più pallido del solito. Lì c'era il riflesso del vero Draco. Non poteva sopportare quell'immagine, gli faceva paura, rivelava troppi sentimenti che per troppo lungo tempo erano stati nascosti. Rimase per qualche secondo a fissare quell'essere debole e impotente allo specchio. Pian piano prese sicurezza di una cosa: quell'essere sarebbe rimasto intrappolato nello specchio. Si infilò la sua maschera di ferro e si apprestò ad uscire dal dormitorio, un ghigno si impossessò del suo volto, quello sarebbe stato un giorno speciale