Gli Amori de La Signora Grassa

A volte i maghi non capiscono, non comprendono i nostri sentimenti. A volte sembra che noi siamo solo degli oggetti, dei decori, e siamo privi di una qualsiasi emozione. A volte si reputano tanto superiori a noi da non degnarci nemmeno della loro attenzione. Beh, questo non è giusto: io sono come qualunque altra donna, io merito il rispetto di ogni strega, io vivo e provo le stesse emozioni di qualsiasi altra persona. Anche se sono un quadro.


“Mia cara, per fortuna non hai niente da fare, non sai che sollievo per me poterne parlare!” disse Violet guardandosi in giro con circospezione. Aveva aspettato giorni per trovare l’occasione perfetta, ora finalmente era giunta e le due amiche potevano parlare con tranquillità: tutti i ragazzi erano fuori a giocare a palle di neve e nessuno le avrebbe interrotte per l’intero pomeriggio.
“Mi hai tenuta sulle spine per giorni con questa tua novità da dirmi e, se anche il tempo non lo avessi, me lo inventerei!” proruppe la Signora Grassa con una risata sguaiata.
Attese qualche secondo poi, vedendo che l’altra ancora non parlava, si fece seria e le fece segno di sedersi accanto a lei: aveva preso apposta una piccola poltrona da un quadro vicino e sul tavolino era pronta una bottiglia di vino da stappare. Violet, dal canto suo, fece un debole sorriso e poi tirò fuori delle piccole scatoline di cioccolatini al liquore che sicuramente l’amica avrebbe saputo apprezzare.
“Non pensavo mi sarebbe mai accaduto, eppure... Sai come sono, ho origini nobili io...” iniziò con titubanza la donna guardando la Signora Grassa.
Quest’ultima annuiva convinta e aggiunse: “Certo certo, anche io dal canto mio... la sai la storia della mia famiglia? Mio padre era un commerciante molto conosciuto, facciamo parte dei nuovi ricchi! Ecco, vedi il mio abito? Tocca tocca, è seta questa... senti come è morbida...”
“Sì, sì, ma non volevo dire questo, non mi riferivo ai soldi...” cercò di interromperla Violet prima di essere costretta a sentire per la centesima volta l’albero genealogico dell’altra.
“Ah no? Allora qualcuno ti ha mancato di rispetto?! Santo cielo! Questi ragazzini sono sempre più spudorati! Dovresti rivolgerti al preside, sono certa che lui interverrebbe. Visto il tuo rango, io ti darei una posizione più di rilievo in questa scuola: guarda me, sono responsabile di un’intera casata! Se non ci fossi io a decidere le parole d’ordine.. Dove saremmo senza di me? Non trovi che io sia...”
“Non è nemmeno una questione d’onore, sto parlando di contegno” intervenne ancora una volta Violet per arginare i monologhi sempre più frequenti dell’amica. Era un piacere chiacchierare con lei quando non si aveva nulla da fare perché la Signora Grassa riusciva a riempire ore intere con le sue parole, ma quando si doveva trattare un argomento che non riguardasse lei era ben difficile attirare la sua attenzione. Quando finalmente riuscì a zittirla per più di qualche secondo, riprese a parlare.
Con gli occhi guardinghi controllò ancora una volta che nessuno fosse nei paraggi e abbassando la voce iniziò la sua confessione: “Si tratta di una questione amorosa..”
“AFFARI DI CUORE?! POFFERBACCO, PERCHÉ NON L’HAI DETTO SUBITO??” urlò colta dalla sorpresa la Signora Grassa: quanto a discrezione non era certo la persona più indicata.
“Shhhhhhh santo cielo, abbassa la voce! Non voglio mica che lo venga a sapere tutto il castello!” imprecò Violet in un sibilo di pura esasperazione. Levò gli occhi al cielo e afferrò un cioccolatino al liquore nella speranza che le infondesse abbastanza coraggio da continuare e le domasse il desiderio di dare un tranquillante all’amica.
“Scusa cara, non ci avevo pensato” le rispose l’altra con la voce finalmente bassa. Poi, con sguardo avido, si mise in bocca due cioccolatini insieme. Come sosteneva da sempre, lei era di corporatura robusta e doveva mangiare il doppio degli altri per poter avere le energie necessarie. Una scusa bella e buona per ingozzarsi.
“Stavo dicendo” riprese Violet mentre l’altra masticava rumorosamente “che si tratta di una questione amorosa e che non è da me. Tu infatti mi conosci, sai che il contegno per me è tutto e per una nobildonna del mio livello è facilissimo domare i sentimenti. Tuttavia, questa volta non capisco proprio cosa mi accada, non riesco più nemmeno a pensare a qualcosa d’altro da lui!” le sue parole riempivano il silenzio accompagnate da un’espressione desolata. Violet continuava anche a scuotere la testa come se quello che le stesse accadendo non fosse vero, come se non potesse credere a ciò che sentiva. I suoi occhi erano sull’orlo delle lacrime e la sua mano corse al bicchiere di vino. Come poteva cedere alle passioni? Lei era sempre stata una donna tanto posata, mai nessuno aveva avuto da ridire sul suo comportamento ineccepibile. E se si fosse venuto a sapere? Non sia mai! Doveva sopprimere tutto, doveva scacciare quel fante dalla propria testa!
“Ma tesoro, non vedo dove sia il problema, anche io nella mia vita ho provato tanti batticuori! Erano tutti valorosi cavalieri, belli come il sole! Certo non sempre va come deve andare, ma se sapessi quanti uomini mi sono corsi dietro! Pfff, sono una donna tanto desiderata io sai? E ovviamente molte volte ho ceduto alla corrente, che c’è di male?” disse tra un risolino e l’altro la Signora Grassa. Per pavoneggiarsi aveva preso perfino un ventaglio e, facendosi aria, ammiccava con una certa malizia alle mille esperienze che diceva di aver vissuto. Violet, però, non mutò la propria espressione in positivo, anzi aggiunse un velo di sarcasmo alla disperazione che l’aveva colta. L’amica esagerava sempre, i nuovi ricchi erano così: dovevano ostentare ed ingigantire ogni cosa per sentirsi più grandi.
“E’ un fante” aggiunse con una nota di disprezzo nella voce. Per la prima volta dal loro incontro, la Signora Grassa ammutolì: non era una persona all’altezza, non era buon costume mirare a persone di così basso livello. Che pandemonio sarebbe venuto fuori! L’intera èlite del castello avrebbe storto il naso e avrebbe smesso di frequentarle! Certo, lei non era interessata direttamente, ma non avrebbe mai lasciato la sua amica sola.
Dopo quella che parve un’eternità, la Signora Grassa cercò di sdrammatizzare: “almeno è un bel fustacchione?” chiese con un sorriso forzato.
“Oh forza cara, non fare così!” proseguì vedendo che l’altra stava zitta. Le poggiò la sua grassoccia mano sul braccio e glielo strinse per darle un po’ di forza. Poi afferrò quattro cioccolatini e ne diede due anche a Violet, non era mica il cioccolato ad aumentare il buon umore? Mentre riempiva i bicchieri di entrambe con dell’altro vino riprese a parlare.
“Raccontami com’è andata tesoro, che magari una soluzione la troviamo...” cercava di essere ottimista e per la prima volta in vita sua aveva davvero voglia di ascoltare le parole di qualcun altro e non solo le proprie. Violet prese un grande respirò, inghiottì i cioccolatini e bevve un po’ prima di iniziare la sua narrazione.
“Era notte la prima volta che l’ho incontrato. Ricordi martedì, quando abbiamo parlato fino a tardi? Ecco, mi sono imbattuta in lui proprio mentre stavo tornando alla mia cornice per dormire un po’…” prese fiato. I suoi occhi sembravano vacui come se fosse viva solo nel ricordo. “Ovviamente tutte le luci erano spente e in particolar modo nelle scale il buio era totale, non riuscivo a vedermi nemmeno le mani. Non mi posi il problema perché comunque conosco bene la strada e sapevo come non sbattere contro i quadri che già riposavano. Ma ho fatto un errore, un fatale errore…” la donna iniziò a singhiozzare emettendo dei lievi sigh! che la scuotevano tutta. La Signora Grassa versò dell’altro vino e le diede altri cioccolatini cercando di consolarla.
“Il quadro nuovo appeso da Gazza, è lui dunque? Beh, era lì da poche ore, non potevi certo ricordarlo! Non piangere cara, non piangere, tranquilla..” tirò fuori un fazzoletto ricamato d’oro con le sue grandi iniziali SG stampate e lo porse a Violet. Lei si soffiò rumorosamente il naso e, calmatasi grazie al nuovo alcol in circolo, riprese la narrazione.
“Sì, ecco, proprio lui.. Ci sono andata sbattere contro: PUM!” urlò mimando con le mani l’impatto, stava diventando leggermente brilla. “L’ho spaventato molto perché si è alzato di scatto e ho sentito che sfilava la spada!”. L’altra sgranò gli occhi a quelle parole e mentre ancora stava masticando l’ennesimo cioccolatino chiese con crescente apprensione “Davfero? E tu fhai urlfato? Ti ha pfatto male??”.
Violet la rassicurò proseguendo nella narrazione: “No, grazie al cielo no! Ho subito chiesto scusa in modo che dalla mia voce capisse che ero una donna e non mi aggredisse! Ho avuto paura di morire!” la sua testa annuiva al ritmo delle proprie parole come a voler sottolineare ogni sillaba. Poi la sua espressione si fece beata e i suoi occhi divennero profondi e luccicanti come il riflesso di un raggio di sole sull’oceano.
“E poi mi ha parlato, sì, mi ha detto che non mi avrebbe fatto del male. Dovevi sentire la sua voce, era così.. così perfetta! E il suo profumo.. magnetico, mi è entrato dentro capisci? Da giorni mi sembra di impazzire, di sentire quell’odore ovunque..” il suo sguardo era sognante, le labbra incurvate in un sorriso. Era l’esatto opposto della disperazione che poco prima la attanagliava.
La Signora Grassa si ritrovò a pensare di avere un’amica estremamente lunatica visto che passava dall’essere altezzosa all’essere depressa in una manciata di secondi, ma in fondo Violet era sempre stata una tipa originale e non aveva senso stupirsene. Ma non si perse troppo a riflettere, non ci era abituata, e subito commentò ciò che aveva appena appreso.
“Un buon profumo dici? L’ho appena letta una cosa a riguardo, aspetta un secondo!” disse con un largo sorriso, chinandosi a raccogliere un libro da terra. Lo sfogliò rapidamente e, indossando gli occhialini per vedere le lettere stampate, lesse tenendo il segno con il dito:
“..questo è il senso di una vita ben spesa: qualcuno che ti ama anche quando stai male. Qualcuno che sopporta il tuo odore. Solo chi ama il tuo odore ti ama davvero.”
Chiuse il libro e la guardò con aria trionfante “Questo è senza dubbio il tuo primo vero amore!”
Tali parole non ebbero però l’effetto sperato e Violet eruppe in singhiozzi ancora più violenti di quelli di poco prima. “Amore.. co-cosa? No, non di un fante! Oddio la mia reputazione.. Sono perduta, perduta! Cosa mi accadrà? Mi cacceranno dalla mia sontuosa cornice, mi modificheranno lo sfondo, starò in una capanna in mezzo alla campagna! Niente lusso, niente stemmi, niente comodità! Oh mamma mia, oh no no no, non sta capitando a me!”. Tremava come una foglia ma non piangeva tanto per il suo onore, ma perché non poteva stare con quella che molto probabilmente era la sua anima gemella. Bevve un altro sorso di vino su incoraggiamento dell’amica e per un secondo le parve di vedere doppio. Socchiuse gli occhi per rimettere a fuoco l’ambiente circostante e mangiò un altro cioccolatino mentre la Signora Grassa cercava di rimediare al danno fatto.
“Cara, ecco, respira piano, così. Adesso con calma mi racconti il resto, va bene tesoro? Io stavo solo scherzando, era solo una battuta, mica bisogna davvero stare a sentire quello che dicono i libri!” disse con poca convinzione. Tutto quello che lei aveva appreso sui comportamenti da tenere nell’alta società, l’aveva letto nei libri, perché sua madre da giovane era povera e solo grazie ai commerci del marito si era arricchita perciò ne sapeva perfino meno di lei di bon ton. A tal proposito, quasi come un riflesso involontario di quei pensieri, raddrizzò la schiena, inclinò leggermente la testa e dipinse sul proprio viso un’espressione contrita. Ecco, quello era il comportamento consono alla situazione!
“Dopo aver sentito la sua voce che si scusava” continuò Violet appena si fu calmata un po’ “sono corsa via. Mi sentivo stupida per essergli sbattuta contro e ci mancava pure che si accendessero le luci per tutto quel trambusto e che mi vedesse in viso!” gesticolava moltissimo con le mani, quasi a mimare la scena, e comunicava una grande aura di fatalità.
“Ma allora non l’hai nemmeno visto in faccia? Mica può piacerti uno che non hai mai visto!” Eruppe la Signora Grassa con aria trionfante. Credeva che Violet fosse esagerata a tirare in piedi tutta quella tragedia per un uomo di cui non conosceva nemmeno le fattezze. Eppure l’espressione dell’amica divenne ancora più tragica, incurvandole le labbra in una smorfia a dir poco ridicola.
“Non l’ho visto quella notte, ma l’ho incontrato pochi giorni dopo.. nudo!” riprese Violet.
“NUDO?! NUDO COME UN VERME? NUDO E CRUDO? NUDO SENZA VESTITI?” esclamò l’altra scioccata.
Un cavaliere che passava in un quadro poco distante si voltò a guardarle incuriosito e Violet, tirando un calcio all’amica da sotto il tavolo, cercò di rimediare parlando a voce alta: “Sì, l’ho letto sulla Gazzetta del Profeta del preside, è stato trovato ucciso nella vasca da bagno.. e se era nella vasca era nudo!” Finse di darsi l’aria di contegno tipica di chi parla di notizie dal mondo, di chi commenta qualcosa di estraneo alla propria vita e il Cavaliere, non interessato all’argomento, si allontanò.
Non appena sparì dalla loro visuale, Violet maledisse l’amica e le chiese, per l’ennesima volta, di tenere la sua voce bassa per evitare che tutto il castello lo venisse a sapere.
“Scusami, ma mi hai preso alla sprovvista! Non è da tutti vedere il proprio uomo nudo al secondo incontro!” replicò con una certa malizia e chiese ulteriori particolari “allora? Com’è successo? Sei proprio una bricconcella tu!”
“Ma quale bricconcella e bricconcella! E’ stato un caso, mica l’ho voluto io!” disse con indignazione rivolta all’amica. Checché ne pensasse quella, lei era stata fino ad allora una donna irreprensibile. Mai aveva parlato con un uomo da sola e di argomenti diversi dalla politica della scuola di Hogwarts, perché, le poche volte che aveva provato qualche attrazione, l’aveva soppressa senza il minimo sforzo. Era proprio questo il problema: non riusciva a tenere a bada le emozioni presenti e ciò poteva significare soltanto che quello era il suo primo vero amore. Ma come spegnerlo? Cosa fare? La Signora Grassa non capiva sottigliezze di questo tipo, lei stessa aveva detto di essere stata con molti uomini e ciò, sebbene l’amica non glielo dicesse in faccia, faceva di lei una poco di buono. Riprese la sua narrazione affinché l’amica non se ne uscisse con qualche altro strillo da gallina.
“Il giorno dopo, sono andata nel bagno dei Prefetti per parlare con la Sirena. Come ben sai la sua specie c’entra con la seconda prova del torneo e perciò volevo saperne di più. Solo che una volta arrivata là, ho visto che non era sola ma stava conversando con qualcuno. Ormai mi aveva vista, non potevo tornare indietro e perciò mi sono seduta con lei sulla pietra mentre l’altra presenza, un uomo, si stava lavando nel mare. Io e la Sirena ci siamo messe a discutere dell’Uovo e..”
“Uovo? Quale Uovo?” la interruppe la Signora Grassa con curiosità.
“La seconda prova del torneo Tremaghi, te ne parlo dopo, ma ora lasciami finire!” disse spazientita Violet e continuò imperterrita “Stavo dicendo.. mentre noi parlavamo dell’Uovo, ho osservato il giovane. Mai ho visto uomo più bello della terra! L’acqua gli arrivava alla cintola e il suo petto ero scoperto a lasciar vedere i muscoli asciutti.. Era magro, ma non fragile capisci? Ed il suo viso..Il suo viso!” Violet era talmente assorta nei suoi ricordi che il suo volto era raggiante e le guance le si erano leggermente arrossate. Continuò nella sua narrazione mentre la Signora Grassa, rapita dalle parole, la guardava concentrata mangiando un cioccolatino dopo l’altro.
“Ha un naso stretto e degli occhi piccoli ma intensi.. e poi le labbra..” continuò per dieci minuti buoni a descrivere ogni minimo particolare del giovane e l’amica, tra un morso e l’altro, si chiese come avesse fatto a notare tutte quelle cose, mentre stava parlando con la Sirena. Lei non ci sarebbe riuscita a fare due cose contemporaneamente!
Dopo quelle che parvero ore di descrizione, Violet si interruppe per bere del vino e si fece cupa in volto. Come se stesse per narrare il colpo di scena più eclatante della sua vita, abbassò ulteriormente la voce e con gli occhi sgranati disse: “E poi ha parlato.”
Silenzio. Le due donne si guardavano consapevoli del passo successivo della storia: il riconoscimento. La Signora Grassa annuiva al nulla, come se avesse avuto un’intuizione geniale, Violet si era portata la mano al mente in una posa pensosa e fissava l’amica con aria cospiratrice: sembrava un detective pronto a rivelare il colpevole.
“La voce era quella del nuovo quadro e, come per eludere qualsiasi dubbio, lui mi ha sorriso dicendomi che era felice di incontrare alla luce la prima donna in cui si era imbattuto nel castello. E poi si è presentato.” disse tutto di un fiato e tornando ad un’espressione depressa proseguì “A quel punto avrei tanto desiderato nascondermi per la vergogna, ma con me e la Sirena si è dimostrato un ottimo gentiluomo! Abbiamo conversato per una buona oretta di ogni cosa, lo abbiamo ragguagliato sul castello e sui quadri da evitare e lui ci ha raccontato dov’era prima di essere portato ad Hogwarts..”
“Ah sì? E dov’era?” chiese la sempre curiosa Signora Grassa.
“Non è questo il punto!” urlò stridulamente Violet. Possibile che l’amica si perdesse in simili sciocchezze? “Il fatto cruciale è avvenuto poco dopo quando l’uomo, uscito dall’acqua, si è rivestito!”
“Perché? Ha coperto i suoi bei muscoli e tu non hai più potuto godere della vista?” Chiese l’altra piuttosto confusa.
Violet era esasperata “Perché si è messo l’armatura! E, come è ovvio per un fante, non aveva stemmi, pennacchi né niente!”
La Signora Grassa parve improvvisamente capire dove l’amica voleva arrivare, tuttavia era ancora perplessa. “Capisco, capisco.. Ma te l’ha detto esplicitamente di essere un fante?”
“Non ho certo avuto l’ardire di chiedergli se era di rango inferiore a me!” esplose in un moto d’ira la nobildonna. Lei conosceva le buone maniere e certo non avrebbe osato abbassarsi a tale livello! Bevve un altro sorso di vino, ormai era quasi finita perfino la seconda bottiglia che avevano aperto in precedenza, e ricordandosi che la situazione era disperata ricominciò a piangere.
“Come farò? Sono rovinata, perduta.. senza speranze!” si lamentava tra un singhiozzo e l’altro “Io lo amo! Sì perché anche ora, nonostante tutto, vorrei essere con lui! Al ballo, questa sera, è con lui che vorrei stare! Come uscirò da questa situazione? E’ anche così intelligente! Come ha fatto a ricevere un’adeguata istruzione pur essendo un misero fante? Chi è questo Aberforth poi?” chiese accentando ogni parola con un sospiro.
“Aberforth! Aspetta questo nome l’ho già sentito..” disse la Signora Grassa cercando di dissipare la nebbia che l’alcol aveva creato nella sua mente. Era un nome familiare per lei, le ricordava la sua giovinezza. Non che fosse vecchia ora, assolutamente no! “Ma certo! Prima di venire al castello, tanti tanti anni fa, io ero lì!”.
Gli occhi di Violet la fissarono incredula “Anche.. tu?!”
“Sì ovvio! E’ il fratello di Silente, non tiene molti quadri in casa ma certamente tutti di ottimo valore!”
“Silente? Il preside? Oh mon Dieu!” rispose l’altra biascicando le parole.
“Ma.. Aspetta non stavamo parlando di lui! Di cosa stavamo parlando?” i cioccolatini erano ormai quasi finiti ed il liquore aveva davvero sconvolto la povera Signora Grassa che proprio non riusciva a tenere il filo del discorso.
“Oui, oui..” dal canto suo Violet era passata al francese, o ad una lingua che gli somigliava “Stavam parlandò de le Fànt! Aspetta one moment.. come si chiamavà? James qualcosa.. non ricordo accidenti!”
“JAMES! Sir James!! Lo conoscevo! Ma che c’entra lui?!” urlò l’altra in preda all’euforia per essere riuscita a collegare il cervello per qualche secondo di fila.
“E’ il fante che prima di venire al castello era in una cornice da Aberforth! Perché lo chiami Sir? Lui non è mica un nobile!”
“Ma certo mia cara! La sua è una famiglia di antiche origine.. Ha scelta l’essere fante perché ama troppo i sui cavalli per porterli in guerra con sé!” le sue parole ormai si confondevano l’un l’altra e capire quello che stava dicendo era davvero difficile. Tuttavia Violet aveva compreso il succo della questione: il fante era un fante per scelta, non per natura. Ciò significava che non era inferiore a lei e c’era ancora una speranza!
Il suo sorriso di gioia che le illuminava il viso, fu però smorzato da un dubbio che le venne in mente “Gli stemmi.. non aveva! E’ un ripudiato?” chiese mentre beveva dell’altro vino: quello sarebbe stato un disonore ancora più grande!
“Ma cosa dici mai.. Lui combatte per la patria non per mettersi!” concluse trionfante la Signora Grassa.
“Mettersi dove?” chiese Violet che evidentemente si era persa qualcosa.
“Chi si mette?”
“L’hai detto tu!”
“Cosa ho detto io?!” la Signora Grassa non capiva perché Violet non era felice della notizia e si era persa nella nebbiolina del liquore.
“Gli stemmi! Combatte per la nazione e non per chi?” insisté Violet per capire il punto cruciale.
“Per mettersi in mostra! Non mi ascolti mai quando ti parlo!” ribatté confusa l’altra, convinta che fosse l’amica ad aver bevuto troppo. Non ebbe nemmeno tempo di lanciarle un’occhiata di rimprovero che Violet la interruppe “E’ FATTA!” si mise ad urlare con un sorriso a trentadue denti. Si alzò in piedi di scatto per l’euforia ma barcollò talmente tanto che perse l’equilibrio e ripiombò sulla sedia con un tonfo.
Ecco il coronamento di una giornata perfetta! Non solo era un fante per scelta ed era abbastanza ricco da poter essere un cavaliere, ma per di più non era decaduto e non portava stemmi della sua casata solo per non vantarsi dei suoi natali! Era nobile! Era ricco! Era l’uomo perfetto per lei!
Cercò di esprimere questi suoi pensieri di gioia, quando la lucidità che per un istante l’aveva colta svanì e tutto quello che riuscì a dire fu una sorta di mugugno.
Rendendosi conto dello stato pietoso in cui si erano ridotte, le due iniziarono a ridere e smisero di pensare alla vicenda del fante brindando alla gioventù, a Silente e ai cioccolatini. Stavano ancora farneticando tra una risata e l’altra quando dei ragazzi le interruppero: stavano tornando in dormitorio per prepararsi al ballo di quella sera. Forse era ora che anche loro si tirassero insieme per la festa, così Violet, incerta nel camminare sulle sue sole gambe, si avviò verso il suo quadro salutando l’amica con un ultimo brindisi:
“Ai primi veri amori possibili!”

Fu questa una delle tante conferme che noi quadri, cornici viventi, siamo tali e quali agli umani:
noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.





Ho tratto ispirazione da Harry Potter e il Calice di Fuoco
Non ci fu il tè di Natale quel giorno, dal momento che il ballo comprendeva un banchetto, così alle sette, quando ormai era difficile prendere bene la mira, tutti abbandonarono la battaglia a palle di neve e tornarono insieme in sala comune. La Signora Grassa era seduta nella cornice con la sua amica Violet del piano di sotto: entrambe erano decisamente brille, e scatole vuote di cioccolatini al liquore ingombravano la parte inferiore del tavolo.
“Fuci Latate, è questa la parola giusta!” ridacchiò quando le dissero la parola d’ordine, e scattò in avanti per lasciarli passare.