1. Maledizione


Il suo stato resterà immutato fino a quando non eliminerà tutte le sue faccende in sospeso."

Hermione scosse la testa, rassegnata. Avrebbe voluto piangere, chiudere quel libro con un tonfo e mettersi a lanciare oggetti per tutta la stanza, ma non poteva farlo. Le lacrime non potevano uscire dai suoi occhi color cioccolato, probabilmente mai più, almeno secondo lei. Il dolore era riuscito ad entrare nella sua anima, senza lasciarle scampo, non era riuscita a fuggire, a nascondersi dietro a quei libri che tanto amava perchè le permettevano di sfuggire alla realtà, facendola illudere, per un attimo, di vivere una vita completamente diversa dalla sua, felice, senza problemi. Ma quella volta era diverso, così maledettamente diverso che lei era ormai rassegnata a cedere, a restare in balia delle correnti, smettendo, per la prima volta, di lottare. Però non poteva farlo, o più semplicemente non voleva: orgoglio, coraggio. Ed Hermione Granger non si arrendeva facilmente.

-De... deve pur esserci un modo... un'alternativa...- sussurrò, voltandosi verso l'ormai preside Minerva McGranitt.

-Purtroppo no. Tutto quello che c'è da sapere è chiuso in quel libro e...- la donna si interruppe, guardando la sua migliore allieva con tristezza.

-Devo fare tutte le mie faccende in sospeso per annullare la maledizione?- domandò, con la voce flebile e incrinata. Se solo avesse potuto piangere magari sarebbe riuscita a sfogarsi.

-Sì, Hermione. Vorrei che non fosse così, credimi... ma non c'è altro modo. È già stato difficile impossessarsi di quel volume, unico e protetto da centinaia di incantesimi... non oso immaginare come lo sarebbe trovare quella gemma...- la preside aveva gli occhi lucidi, riusciva a malapena a mantenere un tono di voce controllato ed a non scoppiare a piangere.

-Quindi... o quella gemma o... le faccende in sospeso...- sospirò, sentendosi impotente come mai prima.

-Esatto e non le nascondo che se dovessi scegliere io... be' starei qui ad Hogwarts, tanto nessuno mi riconoscerebbe... per poi cercare di capire cos'ho lasciato in sospeso. La mia porta è sempre aperta, tienilo a mente.-.

-Dovrei stare qui senza fare niente?- si avvicinò alla donna -Senza poter aiutare Harry, Ron o l'Ordine? Io voglio dare una mano!- esclamò, guardandola negli occhi.

-Sa bene che il signor Weasley e Potter hanno deciso di rimanere a scuola per il loro settimo anno... e devo dire che è un bene... ed è anche grazie a lei signorina Granger, perciò...- Minerva era tornata ad utilizzare il linguaggio formale, abbandonato poco prima a causa delle circostanze inopportune.

-Perciò cosa? Abbiamo trovato un Horcux, l'abbiamo distrutto... e a me... io... io sono diventata questa sottospecie di cosa...- sì indicò -E non venga a dirmi che sono umana perchè non le credo!- sospirò, senza poter far scorrere le lacrime sulle sue guance: non le possedeva più. Così come non aveva più un corpo normale, era come un fantasma: il suo corpo era trasparente e fluttuava in aria, non poteva più mangiare o piangere. Era un fantasma, solo che poteva tornare in vita.

"Il suo stato resterà immutato fino a quando non eliminerà tutte le sue faccende in sospeso."

Lesse nuovamente la frase, quella frase che sarebbe stata la sua condanna. Poteva tornare in vita, certo, ma con quella condizione. Sospirò nuovamente, sforzandosi di riprendere il controllo delle sue emozioni. -Sono un fantasma...- sussurrò, più a se stessa che alla preside -Un inutile fantasma.-.

-Hermione...- cominciò la McGranitt -Sono certa che riusciremo a trovare una soluzione...-.

-Se non ha nemmeno detto a Harry e Ron che non sono morta? Non li vuole illudere, è così, vero? Ho paura!- ammise, cercando di urlare con tutto il fiato che aveva.

-Appunto perchè ha paura deve essere forte, signorina Granger. Non lo vuole capire? Allora si chiuda in una camera al buio, non esca più e stia lì per l'eternità! È questo che vuoi?- le domandò, senza fiato. Non aveva mai parlato così ad un alunno, non aveva mai parlato così a nessuno, ma quella volta era diverso e lei lo sapeva. -Stare al buio a compiangerti? A piangere per ciò che hai perso?-.

-Non posso piangere e poi non otterrei niente!- disse, rendendosi conto che la donna aveva ragione, dannatamente ragione.

-Allora combatti, lotta per la tua vita. È l'unica cosa che puoi fare... come vorrei che Albus fosse qui: lui saprebbe cosa fare- si sedette, mentre una lacrima le solcava una guancia.

-Mi dispiace- mormorò la ragazza, rendendosi conto di essersi comportata in modo orrendo, come non aveva mai fatto prima. Lei, che seguiva sempre le regole e le infrangeva solo in caso di vita o di morte, aveva risposto male ad un'insegnante, alla preside. -Non dovevo... io... rimarrò qui, fino a quando ce ne sarà bisogno...- cominciò ad allontanarsi, fluttuando.

-Hermione... sii forte- la ragazza annuì, sì, sarebbe andata avanti cercando, e trovando, la soluzione a quella dannatissima frase:

"Il suo stato resterà immutato fino a quando non eliminerà tutte le sue faccende in sospeso.".

Già, ma quali erano le sue faccende in sospeso?

§ §

Draco oltrepassò la barriera, fino ad arrivare al binario 9 e ¾, per tornare ad Hogwarts. Aveva deciso di tornare a scuola sotto la protezione dell'Ordine della Fenice, che aveva ascoltato attentamente la sua storia ed aveva deciso di aiutarlo. Quello che non sapevano, però, era che suo padre l'aveva incaricato di fare la spia, per conto di Voldemort, ed ecco che lui si ritrovava nuovamente nella stessa situazione dell'anno prima: doveva decidere da che parte stare. E non è facile per un ragazzo di 17 anni scegliere tra il bene e il male, soprattutto sotto continue minacce. Sospirò, salendo sul treno, ben deciso a trovare uno scompartimento vuoto, dove avrebbe potuto stare solo, a pensare.

-Malfoy? Cosa diavolo ci fai qui?- Ronald Weasley lo guardava con gli occhi sgranati, senza sapere cosa dire, senza sapere cosa pensare.

-Studio ad Hogwarts quest'anno- sibilò secco, incredulo: insomma perchè Potter non aveva avvertito il suo caro amichetto?

-Lascia stare Ronald.- Ginny si avvicinò al fratello, sfiorandogli il braccio.

-Non chiamarmi Ronald, Ginny. Non farlo.- si rabbuiò, abbassando lo sguardo.

-Già è un nome orrendo... non chiamarlo così, Weasley.- celiò Draco, rivolgendosi a Ginevra. Dopotutto doveva mantenere le apparenze, tanto valeva iniziare da subito.

-Giuro che ti uccido!- esclamò il rosso, avventandosi contro il Serpeverde, per prenderlo a pugni.

-Ron!- l'ammonì Harry, tenendolo.

-Non serve che lo blocchi Potter, so badare a me stesso- sibilò Draco, freddo come sempre.

-Dobbiamo evitare risse, non ricordi?- gli domandò il moro, assottigliando gli occhi.

-Non è un problema mio- alzò le spalle, girandosi e cominciando a camminare.

-Per questa volta passi, ma giuro che non finisce qui, Malfoy!- esclamò Ron, senza smettere di guardarlo.

§ §

-Signorina Granger.- la chiamo la McGranitt prima che lei uscisse dall'ufficio -Credo che sia opportuno che io la presenti questa sera, al banchetto d'inizio anno...-.

-Ma... il mio stato non doveva essere segreto?- domandò lei, sgranando gli occhi.

-Infatti. Sappiamo bene che non può nascondersi, perciò ho provveduto ad inventare un suo passato alternativo... o meglio il passato della Dama Bianca...- la preside sorrise, prendendo in mano un fascicolo composto da una decina di fogli -Sono sicura che lo studierà molto attentamente.-.

-La Dama Bianca?- domandò Hermione, curiosa.

-Visto il suo stato e la maschera che porta... credo che sia la cosa più opportuna... se vuole cambiare nome per me non è un problema...-.

-No... va benissimo così.- abbassò lo sguardo verso i fogli -Devo sapere tutto quello che è scritto su quei fogli entro questa sera?-.

-Certo, se vuole può anche iniziare subito a studiarli. È il suo passato, dopotutto- sorrise amaramente, alzandosi. -Bene ora le lascio il mio ufficio a disposizione... se ha bisogno di me...-.

-Come farò a girare le pagine?- chiese, rassegnata all'idea di non poter essere più autonoma.

-Si ricordi che è solo uno pseudo-fantasma... e soprattutto una strega...- Minerva aprì la porta, gettando un'ultima occhiata ad Hermione.

-Ma non posso usare la bacchetta!- esclamò, ma troppo tardi: la preside era già uscita dalla stanza, lasciandola sola con quello che sarebbe stato il suo passato per alcuni mesi.

§ §

-Harry ma cosa ti è preso? Hai difeso Malfoy!- urlò Ron, rivolgendosi all'amico.

-Non ci posso fare niente se l'Ordine ha deciso di offrire la sua protezione a Malfoy!- rispose il moro, usando lo stesso tono.

-Potevi opporti!- il rosso lo guardò scuotendo la testa.

-Non ne ho avuto la forza, ok? Oltretutto cosa credi avrebbe fatto Hermione nella mia situazone?- domandò, trattenendo le lacrime.

-Qui non c'entra Hermione! È... è morta...- sospirò, cercando di far sbollire la rabbia -Non sarebbe dovuta venire con noi...-.

-Credi che se le avessimo ordinato di non venire l'avrebbe fatto?- gli domandò Harry -Andiamo, Ron! È di Hermione Granger che stiamo parlando!-.

-Ciò non toglie che Hermione non ha niente a che fare con la faccenda di Malfoy!- sbottò.

-Hermione avrebbe fatto la stessa cosa che ho fatto io, così come l'avrebbe fatto Silente e lo sai bene. Lei... lei era la più razionale tra noi... ed avrebbe avuto ragione...- Harry sospirò -So che è dura... nessuno si aspettava una cosa del genere, ok? Anch'io vorrei che non fosse mai successo... ma per lei, almeno per lei, dobbiamo andare avanti.-.

-È senza di lei che sarà dura farlo, Harry! Oltretutto sento che non stiamo onorando la sua perdita come si deve!-.

-Ron, cerca di capire una cosa e di mettertela bene in testa: il modo migliore per onorare la sua memoria è quello di continuare a vivere, facendo quello che lei avrebbe voluto che facessimo... solo questo. Non c'è altro modo-.

§ §

Hermione raggiunse la McGranitt nell'aula di Trasfigurazione, aveva un urgente bisogno di parlarle. La trovò intenta a scrivere appunti su un foglio di pergamena.

-Professoressa...- la chiamò piano, temendo di disturbarla.

-Dimmi pure, cara... e smetti di chiamarmi professoressa... chiamami Minerva-.

-O... ok. Non potrei evitare di imparare quelle nozioni sul passato della Dama Bianca?- domandò speranzosa -Ho letto la prima pagina, ma... non mi fraintenda, le trovo cose inutili, per esempio quando dice che io...-.

-Hermione... tu sai benissimo che a non sapere quelle cose correrai il rischio di essere scoperta, tuttavia non ti posso certo obbligare...-.

-Grazie, Minerva, le prometto che non se ne pentirà!-.

-No, infatti. Avevo già immaginato una reazione del genere e mi ero preparata: non potrai mai parlare, con nessuno, con me e con gli altri insegnanti sì, ma devi stare bene attenta che nessun alunno ti senta.-.

-Come?- chiese, mentre, ancora una volta, avrebbe tanto voluto piangere.

-La tua voce, anche se più bassa e ridotta perennemente ad un sussurro... può essere riconosciuta. Perciò devo proibirti di parlare, mi capisci?-.

-Certamente, capisco che la cosa potrebbe destare sospetto, ma...- voleva ribattere, ma lo sguardo della donna le impedì di farlo -Non ha importanza.-.

-Sono certa che sarà così.- sbuffò, prendendo in mano un foglio.

-C'è qualche problema?- le domandò Hermione, cercando di essere utile in qualche modo.

-Solo con il nuovo insegnante di Difesa... non ne ho ancora trovato uno abile...-.

-Professoressa... non è che potrei...-.

-Quando riuscirà a maneggiare una bacchetta ne possiamo riparlare.- Hermione annuì, sentendosi ferita: non poteva fare niente, niente di niente! Si sentiva inutile e quel che è peggio è che non sapeva come fare per cambiare le cose.

§ §

Draco sospirò, era seduto elegantemente, solo in quel piccolo scompartimento. Si sentiva schiacciare dai ricordi che popolavano la sua mente senza sosta, riaffiorando e lasciando ferite sempre più grandi nella sua anima. Si toccò il bracco sinistro, coperto dal maglione e tremò impercettibilmente. Lui non aveva scelto quella vita, e per niente al mondo l'avrebbe fatto. Gli era capitata una famiglia di Purosangue, certo, ma con un padre violento ed una madre totalmente sottomessa a lui. E non aveva amici. Non aveva persone con cui parlare, con cui discutere o divertirsi. Era solo. Anche l'anno prima, quando era andato nel bagno in disuso del secondo piano, quello di Mirtilla Malcontenta si era aspettato di trovarlo vuoto o che lei se ne andasse via, non volendo rimanere con lui. Invece le cose si erano svolte diversamente: lui aveva cominciato a parlare di sè e lei, lei lo ascoltava, senza fare domande, e lo consolava come meglio poteva. Ma lui non le aveva mai aperto totalmente la sua anima: c'era sempre una parte che rimaneva chiusa, sigillata, una parte che, lui era convinto, sarebbe rimasta per sempre così.

Chi può amare il ghiaccio?

Chi se non una persona alla quale è impossibile sentire il freddo? Ma Draco aveva ormai abbandonato tutte le sue speranze: per lui tutti possono avere freddo.

Ma c'è qualcuno che il freddo può non sentirlo ed arrivare a cancellarlo con il suo calore.

§ §

Minerva McGranitt entrò nella Sala Grande, dirigendosi al suo posto, da preside. Quello era il primo anno che entrava in quella stanza senza Silente e sentiva un vuoto nel cuore, un terribile vuoto che non riusciva a colmare. Si sedette al suo posto, sentendo le lacrime che le rigavano il viso, percorrendo le sue guance.

-Sembra proprio il suo posto, sembra nata per ricoprire quella carica.- Hermione arrivò alle sue spalle, fluttuando nell'aria.

-Non trovi che qua dentro faccia troppo freddo?- le domandò, con lo sguardo perso nel vuoto.

-Io non sento freddo...- Hermione si sentì in colpa: avrebbe voluto aiutarla, ma non sapeva proprio come fare.

-Non parlo del freddo esterno, quello che senti con la pelle... ma del freddo dentro, come se una parte della tua anima fosse stata congelata, per sempre, e tu non sai come scaldarla, come sciogliere quel ghiaccio dentro di te... non lo senti?-.

-No, mi dispiace, non... non riesco proprio a sentirlo- scosse la testa, triste.

-Sai qual'è il tuo problema? Tu tendi a razionalizzare troppo... dovresti pensare anche con il cuore... e non sto parlando del cuore che batte e pompa sangue nelle vene e nelle arterie... devi solo lasciarti andare e ora ne hai la possibilità: è la tua anima che è visibile e in questo momento puoi capirti veramente.-.

-Credo di non capire...- Hermione abbassò la testa, rabbuiandosi.

-Arriverai a capirlo quando sarà il momento giusto, Hermione, devi solo credere in te stessa e cercare di conoscerti a fondo.-.

-Ma io mi conosco!- obbiettò lei.

-Chi sei, Hermione?- le domandò, guardandola negli occhi.

-Sono Hermione Granger, ovviamente-.

-Ti ho chiesto chi sei, non il tuo nome...- spiegò, sorridendole con dolcezza.

-Sono una strega.- disse, non essendo troppo convinta delle sue stesse parole.

-Non ti ho chiesto quello, Hermione. Chi sei?- ripetè la domanda, ben sapendo che la ragazza non sarebbe riuscita a rispondere.

-Io sono...- guardò la professoressa, con uno sguardo smarrito: lei, in quel momento, non riusciva nemmeno a rispondere ad una domanda che riteneva banale.

-Non è facile rispondere a questa domanda, anche se molti possono pensare il contrario- disse Minerva, come intuendo i pensieri della ragazza -Quando riuscirai a rispondere a questa domanda, allora ti conoscerai veramente... ma fino a quel momento... non puoi fare altro se non guardarti dentro e leggere nella tua anima...- le sorrise.

-Tutti possono vedere la mia anima... è quello che sono ora, è la mia parte visibile!- esclamò, cercando di trovare un filo logico alla situazione.

-Sì, ma nessuno può vedere dietro a quella maschera che hai intorno agli occhi. Quella maschera fluttua intorno a te, non è attaccata alla tua anima. Tu devi solo toglierla o, perlomeno, permettere a qualcuno di guardare quello che c'è dietro...-.

-Posso provarci...- sussurrò, più per convincere se stessa.

§ §

Draco sbuffò, rassegnato all'idea di dover salire sulla carrozza insieme allo Sfregiato ed ai due Lenticchia. Si sedette e si mise a contemplare il panorama, che avrebbe potuto non rivedere mai più, quei luoghi che l'avevano visto crescere, sia fisicamente, che mentalmente.

-Non sarà la stessa cosa...- sussurrò Harry, tristemente.

-No, è cambiato tutto... cambierà tutto...- Ron sospirò, socchiudendo gli occhi.

-Non tutto: tu studierai poco come al solito, Harry verrà circondato da ammirattrici che fonderanno fun club... e poi ci sarà sempre Malfoy.- Ginny sorrise, cercando di tirare il fratello su di morale.

-Io?- Draco alzò la testa, sentendosi chiamato in causa.

-Tu- Ginny sorrise ed il Serpeverde non ebbe più tempo di ribattere: erano arrivati ad Hogwarts.

-Casa...- mormorò Harry, malinconico.

§ §

Tutti gli studenti, tranne quelli del primo anno, cominciarono ad entrare nella Sala Grande. Si dirigevano sicuri verso il proprio tavolo, a testa bassa, come per commemorare la morte di Silente. Minerva li guardava, cercando di trattenere le lacrime. Hermione li osservava a sua volta, con gli occhi velati di malinconia, guardava i ragazzi che conosceva e li accompagnava con lo sguardo fino al loro posto. Quando entrarono Harry e Ron la ragazza provò un tuffo al cuore ed ebbe la tentazione di andare da loro, a fare qualcosa, qualunque cosa, pur di sentirli nuovamente vicini, ma rimase immobile, a fluttuare accanto alla McGranitt, per farle sentire il suo appoggio ed il suo sostegno.

Draco entrò, camminando lentamente, lo sguardo era fisso e rivolto verso il tavolo dei Serpeverde. Poi girò la testa, verso quel posto, tra gli insegnanti, dove ci sarebbe dovuto essere il primo che aveva creduto in lui e che aveva cercato la bontà nel suo cuore, ma al suo posto il suo sguardo intercettò un'esile figura, tra il bianco ed il trasparente, un fantasma, e rimase a comtemplarla per qualche istante. Era una ragazza, ferma di fronte al tavolo, accanto alla McGranitt, aveva i capelli che sembravano fili argentati, leggermente mossi. Portava un vestito lungo, che sembrava fatto di una nuvola, così come appariva lei, leggera, come l'aria, ma quasi attaccata al suolo. Ai piedi aveva delle scarpe, che sembravano quasi fatate, ma di piombo, che cercavano di trattenerla al suolo, con i piedi per terra. Ma la cosa che lo colpì di più fu una maschera, posta di fronte al suo viso, che lasciava intravedere i lineamenti, ma contornava gli occhi, che, seppur senza colore, riuscivano ad ardere ed a brillare di luce propria. Una maschera bianca, che stonava con la leggerezza e la sfumatura di tutta la sua figura, ma la rendeva ancora più misteriosa. Una maschera che non era attaccata a lei, no, ma sostava leggera di fronte al suo viso. Draco rimase abbagliato.

Chi era quella ragazza?