9. Dolore


Dolore.

Dolore per una condizione permanente.

Dolore per la paura di perdere la sua unica speranza.

Dolore. E non poteva piangere.

Hermione fluttuava lentamente, senza curarsi di dove stava andando. Voleva solo che il dolore che provava sparisse, che quel vuoto nel cuore si colmasse. Era successo, solo pochi istanti prima, ma ora era tornato tutto come doveva essere.

Lei. Un fantasma.

Non voleva più combattere, era stanca. Non voleva più scappare, sarebbe stato inutile. Voleva solo chiudere gli occhi e veder svanire ogni cosa, il tempo rallentare e tornare indietro. Voleva tornare a sorridere, tornare a vivere.

Ma non era possibile.

E lei lo sapeva.

Non aveva idea di cosa fosse successo con Draco, non lo sapeva. Era semplicemente tornata ad essere lei, aveva ricominciato a sentire. Poi ogni briciola di speranza era svanita, svanita per sempre. Pensava a lui, al suo volto ed al suo sorriso.

Non l'avrebbe mai dimenticato, ne era certa.

Ricordava ogni suo gesto, ogni cosa che le aveva fatto provare. Tutto era impresso nella sua memoria, ed avrebbe voluto avere la possibilità di riviverlo.

Anche se fosse stata l'ultima volta.

§§

Dolore.

Dolore. Per lei, per sé.

Dolore. E non poteva piangere.

Draco teneva la testa fra le mani, gli occhi chiusi. Se n'era andata, un'altra volta. Si era allontanata da lui, anche se l'aveva supplicata di restare. Avrebbe voluto piangere, ma era un Malfoy... e i Malfoy non hanno lacrime.

Eppure lei era stata in grado di donargliene una.

Aveva pianto per lui, e lui non era in grado di farlo per lei. Ma sapeva benissimo che non avrebbe mai pianto, non ci sarebbe mai riuscito. Lui non poteva piangere.

Per lei, però, per la sua Mascherina, avrebbe dato la vita.

Ne era certo.

§§

-Parola d'ordine?- Hermione sussultò e si girò verso il ritratto. Neville era in piedi, di fronte alla Signora Grassa. Una forza invisibile l'aveva guidata fino a lì, fino al ritratto che portava alla sua Sala Comune.

Sua.

Anche se non lo sarebbe più stata.

-E... ecco io...- balbettò il Grifondoro, senza sapere cosa rispondere.

-Neville...- la voce di Hermione fu solo un sussurro, che nessuno sentì. Non si mosse, non aveva paura di essere vista e riconosciuta.

Era pietrificata.

Pietrificata dal dolore.

Guardava ciò che aveva perso, e ne soffriva.

-Ecco io...- Neville sbattè più volte le palpebre, cercando di ricordare la parola giusta. Le labbra di Hermione si arricciarono in un lieve sorriso.

Il fantasma di un sorriso.

-Non ricordi?- chiese il ritratto, sospirando.

-No.- il ragazzo scosse la testa.

Sempre il solito Nev.

Non sarebbe mai cambiato.

-Hai dimenticato la parola d'ordine, Neville?- una voce la fece sussultare.

Una voce che avrebbe riconosciuto tra mille.

-Ecco io...- il ragazzo arrossì.

-Spem cum laetitia...- disse Harry sorridendo debolmente, rivolto alla Signora Grassa.

Era rassicurante che certe cose non sarebbero mai cambiate.

Hermione aveva la bocca leggermente aperta, e lo fissava. Harry, il suo Harry. Il suo migliore amico era lì, di fronte a lei, a pochi passi di distanza.

Le sarebbe bastato avvicinarsi un pò.

Ed avrebbe potuto attraversare il suo corpo.

Non toccarlo, questo no.

Non avrebbe più potuto farlo.

Ron era a poca distanza da lui, con lo sguardo basso. Avevano gli occhi rossi, notò, sospirando. Cos'era successo? I suoi migliori amici, le persone più importanti della sua vita erano lì.

Vita.

Ora lei era solo morte.

Voleva correre da loro, correre ed abbracciarli. Ma non era più al secondo anno. Voleva stringerli forte per poter ancora sentire il loro profumo invaderle le narici. Voleva parlare con loro, ore e ore, come faceva prima.

Sì, era questo che voleva davvero.

Tornare a prima.

Alla normalità.

Ma niente sarebbe più stato normale, e lo sapeva.

Fluttuò lentamente, anche se sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Si avvicinava piano a loro. Forse, sperava, sarebbe almeno riuscita a sentire il loro profumo. Non doveva avvicinarsi, non doveva rischiare che la riconoscessero, ma era stufa di sottostare a delle regole che sembravano fatte solo per ferirla.

E poi, la tentazione era troppo forte.

Fece un movimento che attirò troppo l'attenzione. Harry si girò verso di lei, la guardò negli occhi. Anche Ron girò la testa, e fece qualche passo verso di lei.

Hermione si bloccò di colpo.

Gli occhi del suo Harry.

E Ron, il suo Ron.

La guardavano, la guardavano attentamente. Colsero ogni somiglianza con la loro amica, non le staccarono gli occhi di dosso nemmeno per un solo istante.

Era lì.

Era lei.

Ne erano certi.

Il fantasma li fissava, erano esattamente come li ricordava, esattamente come dovevano essere. Sarebbe bastato poco per cambiare le cose, per tornare almeno a passare del tempo con loro, ma sapeva di non poterlo fare. Poi, doversi separe, sarebbe stato ancora più duro. Era così bello vederli.

Eppure così maledettamente doloroso.

Era come se la sua anima si stesse accartocciando su se stessa, anche se era tornata a splendere.

Era come se il suo cuore si stesse frantumando in mille pezzi, anche se era tornato a battere.

Era come se stesse morendo di nuovo, anche se era appena tornata a vivere.

Odiava quella sensazione, eppure l'amava.

Una serie di contraddizioni. Sentimenti contrastanti.

Tristezza e dolore. Felicità e piacere.

Morte. E vita.

-Hermione...- mormorò Ron, con voce tremante.

-He... Hermione...- gli fece eco Harry, con una lacrima che gli scendeva lungo una guancia.

“Harry, Ron...” non riusciva a parlare, non riusciva.

E sapeva di non poterlo fare.

Li guardò ancora, uno alla volta. I loro occhi erano colmi di speranza, d'incredulità... e di una triste e cupa gioia.

Come se tutto il dolore che avevano provato fosse stato spazzato via da un soffio di vento.

Ma non era così.

Quel dolore sarebbe rimasto per sempre.

Le ferite del loro cuore si sarebbero rimarginate, forse.

Ma le cicatrici non sarebbero mai state cancellate.

-Io...- la sua voce era solo un debole sussurro, non voleva che la sentissero -Vi voglio bene...-.

Non piangeva.

Ma dentro di lei stava piovendo.

-Hermione...- Harry la chiamò ancora, mentre lei stava iniziando ad arretrare -Hermione... non lasciarci...-.

Non voleva perderla di nuovo.

Non ora che l'aveva ritrovata.

-Harry...- lo chiamò, dolcemente -Ron...- questa volta la sentirono e rimasero immobili, a fissarla -Non posso, mi dispiace...-.

-Hermione... ti prego... Hermione...- Ron la fissò, supplicandola -Hermione...-.

-Hermione...-.

Ripetevano il suo nome.

Per assicurarsi che non fosse solo un'illusione.

Ma era reale. Lo era.

Hermione, la loro Hermione, era un fantasma.

-Io non... non...- scosse la testa, senza riuscire a dire altro. Intanto arretrava, anche se continuavano a supplicarla, a chiamarla.

E ogni volta che pronunciavano il suo nome sentiva una fitta al cuore.

Tanti spilli le si conficcavano nel petto.

Provava dolore.

Dolore e una sensazione di calore.

Doleva andarsene, lo sapeva. Avrebbe dovuto farlo già da quando aveva visto Neville fermo davanti al ritratto. Era rimasta, ma ora non avrebbe più dovuto farlo. E ora, anche se non voleva, si stava lentamente allontanando per sparire ancora.

E sapeva che loro ne avrebbero sofferto.

Come anche lei.

-Vi... vi voglio bene...- mormorò, con voce rotta -Vi voglio davvero bene...-.

Era come se stesse piangendo.

Ma dai suoi occhi non uscivano lacrime.

Voleva restare, ma dovette andarsene. Fluttuò velocemente, quasi correndo. Percorreva corridoi, senza sapere dove andare. Ron e Harry non l'avevano seguita.

Ed il suo cuore era rimasto con loro.

§§

Mascherina.

Aveva in mente solo lei.

Il suo volto, la sua voce.

Il suo sorriso.

Draco sospirò, il fantasma, la Dama Bianca, non era ancora tornata. Dov'era andata? E perchè era scappata? Si passò distrattamente una mano tra i capelli, pensieroso.

Come se sperasse di riordinare i suoi pensieri con quel semplice gesto.

Pensava a lei, e al fatto che non aveva la minima intenzione di dirgli la sua vera identità. Ne aveva paura, ma lui non sapeva perchè. Era lei che non lo accettava o aveva paura che lui non sarebbe riuscito a farlo? Poi... era svanita.

Era tornata un fantasma.

Lontana ed irraggiungibile.

Anche se era lui, Draco Malfoy, ad esserlo sempre stato.

Lui era tante cose, tante. Secondo lui, lei non aveva niente di cui vergognarsi, al contrario di lui, forse. Draco non era mai stato ciò che voleva essere. E lei? Lei non voleva diventare un fantasma, ma lo era.

Erano entrambi qualcosa che non avrebbero voluto essere.

Mascherina era la ragazza più dolce che lui avesse mai conosciuto. Ed era bella, bellissima. Da fantasma, ma ancora di più quando tornava a vivere. L'aveva tenuta tra le sue braccia, trattandola come se fosse stata di porcellana. Era arrivato a desiderarla come non aveva mai desiderato nessuna, e lei lo desiderava nello stesso modo.

Erano le loro anime che si cercavano.

Forse perchè pensavano di essere perfettamente complementari.

Anime gemelle.

Sospirò ancora, forse tutto quello che avevano fatto era stato uno sbaglio. Forse non avrebbe mai dovuto privarla della sua innocenza. Sedurla, trarla in inganno. Lui non era di certo un angelo. Forse avrebbe dovuto semplicemente accontentarsi di un abbraccio.

Forse, certo.

Ma non poteva tornare indietro.

E non voleva.

Non si pentiva.

Con lei aveva vissuto.

Per la prima e vera volta.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter rivivere quel momento.

Anche se fosse stata l'ultima volta.

§§


-Signorina Granger...-.

-Io...- Hermione sussultò.

-Stai bene?- le domandò la professoressa McGranitt, guardandola negli occhi.

-Sì, tutto bene.- mentì, cercando di sorridere.

Una bugia.

Una piccola ed insignificante bugia.

-È tornata per sentire il resto delle cose che dovevo dirle?- le domandò Minerva, senza smettere di fissarla.

-Ecco io...- Hermione si guardò intorno: senza volerlo era arrivata all'entrata dell'ufficio della preside.

-Bene, entra pure.-.

-S... sì...- la seguì fluttuando.

Non era certa di voler sentire ciò che aveva da dire.

Voleva solo scappare.

Scappare da ogni cosa.

-Come le avevo detto... ehm...- fece una breve pausa -Prima... ecco... io ho la stessa età di Silente... e... mentre ero un fantasma... mi sono innamorata di lui...- lanciò una breve occhiata al ritratto di Albus.

-Cosa?- Hermione sgranò gli occhi.

-Ecco io... gli avevo parlato ed era stato bellissimo... così era diventato normale chiacchierare un pò... e... però...-.

Parlare di quei momenti era molto più difficile di quanto pensasse.

-Però?- chiese la ragazza, improvvisamente curiosa di sapere dove l'insegnante volesse arrivare.

Quella situazione, oltretutto, le sembrava familiare.

Lei si era innamorata di Draco.

-Ogni volta che... che lo vedevo... succedeva una cosa... incredibile...- abbassò lo sguardo, per non mostrarle gli occhi colmi di lacrime -Io tornavo ad essere viva... in carne ed ossa...-.

-Viva...- sussurrò Hermione -Viva...-.

-Esattamente. Solo in seguito... ho scoperto che questo succedeva perchè... perchè Albus...- una lacrima le scese lungo una guancia -Albus mi donava parte della sua vita... per donarmi quei pochi momenti felici...-.

-Cosa?- domandò, sorpresa.

Quindi Draco...

Draco, il Draco di cui si era innamorata...

le stava donando una parte della sua vita?

Sì, lo stava facendo.

-Lui era davvero disposto a dare la sua vita per la mia...- ormai Minerva piangeva senza più trattenersi.

Anche lei aveva conosciuto il dolore.

Lo conosceva.

-Una vita... per un'altra...- Hermione la guardava, senza riuscire a pensare a niente.

-La sua vita... per far vivere me...- alzò la testa, guardando l'alunna negli occhi -Quando capii ciò che voleva fare... non volevo crederci, non ero pronta. Lui... Albus... era pronto a morire per me...-.

Draco.

Anche lui era pronto.

-Ogni volta che ci vedevamo...- contiuò -Lui s'indeboliva per... per farmi restare in vita più a lungo... per farmi assaporare ogni cosa, in ogni istante...-.

-Ma... ma non è morto, cioè... lei è tornata in vita e lui...- s'interruppe, senza sapere cos'altro dire.

Sperava che lui non morisse.

Lo sperava con tutta se stessa.

Lui non poteva lasciarla.

Lei l'amava.

-Io ho trovato la gemma, Hermione. Gemma che mi ha riportata in vita e si è frantumata fra le mie mani...-.

La sua unica speranza.

Frantumata.

In mille pezzi.

Mille inutili pezzi.

-Ma... prima di trovarla...- piangeva ancora, tutte le lacrime che non aveva pianto quando era un fantasma -Ho smesso di vedere Albus... rischiava troppo, capisci? La sua vita... io... non potevo permetterlo...- sorrise amaramente -Ogni volta che stavo con lui... rischiava di morire...-.

Morire.

Draco rischiava di morire.

Per salvarla.

-Ti ho detto tutto questo... per farti capire... per prepararti nel caso qualcuno fosse pronto a donare la sua vita per la tua...- si asciugò le lacrime, sforzandosi di essere forte -Devi sapere che non c'è modo per impedire che le sue energie vengano trasportate in te... la sua linfa vitale...-.

-È inevitabile che muoia? O... o si può fare qualcosa?- chiese, cercando di non pensare al dolore che provava.

-Se desidera davvero che tu torni in vita... no, non si può fare niente.-.

Niente.

Era condannato a morire, per donarle la vita.

§§

Hermione si appoggiò ad una colonna e chiuse gli occhi. Non voleva pensare che Draco potesse morire per colpa sua. Lei non poteva vedere i suoi migliori amici... ed ora, ora questo. Voleva piangere, voleva smettere di provare il dolore che le lacerava l'anima, che la stava lentamente uccidendo, di nuovo. Aprì gli occhi, lentamente, sapendo che non avrebbe mai dimenticato.

Una lacrima le scese lungo una guancia.

Era rossa.

Una lacrima di sangue era scesa dai suoi occhi.