Solo un ultimo bacio

«Un bacio. Tutto ciò che le era rimasto. E dopo quello, lei se ne sarebbe andata. Sarebbe finita. Sarebbe quasi come se non fosse mai esistita. Solo un ultimo bacio, e poi più nulla.» Una storia di un solo capitolo che ho scritto e inventato in prima persona nei panni di Pansy Parkinson, la quale dopo aver compiuto degli omicidi in preda alla follia, viene rinchiusa ad Azkaban e condannata a subire il bacio del Dissennatore. I suoi ultimi pensieri e i suoi più bei ricordi, dedicati alla famiglia, alla sua infanzia e a quel ragazzo dai capelli biondi che tanto aveva desiderato. Tutti ricordi che, da li a poco, sarebbero svaniti nel nulla. Per sempre. Periodo storico: post-Hogwarts


La mia schiena faceva male, i miei piedi erano gelidi e i miei occhi si erano abituati a non vedere più la luce del sole. Le pareti in pietra che mi circondavano erano l'unica cosa che avevo visto in settimane. Forse anche mesi. Certo, c'era una piccola, piccola finestra, ma era sempre buio e nuvoloso qui. Strisciai indietro, poggiando la schiena contro il muro freddo e portando la testa all'indietro. Puzzava di morte qui. Chissà quante persone erano morte proprio qua dentro, in questa cella.
Non avevo mai capito quanto orribile fosse Azkaban fino a quando non mi ci avevano portato. Infatti mi sentivo male per ogni singola persona che, oltre a me, era rinchiusa dentro questo lugubre posto - non importa quello che avevano fatto. Nessuno meritava tutto ciò. Girai la testa di lato e sospirai. Sapevo perfettamente che li fuori era pieno di persone che godevano la mia cattura, che credevano che io meritassi questa condanna. Ne ero sicura.
Probabilmente era vero che lo meritavo, ero impazzita dopo la guerra, avevo commesso una serie di omicidi. Non ero particolarmente orgogliosa di quello che avevo fatto, eppure avrei compiuto nuovamente quegli omicidi senza problemi. O forse no, considerando il prezzo che stavo per pagare.
Ripensai alla note in cui tutto era andato storto. Ero a casa con la mia famiglia quando quella megera di mia zia era venuta di sopra insieme alle sue due figlie, entrambe arpie come la madre. Avevo perso così tante cose ormai che, qualsiasi gesto avessi compiuto, non mi sarebbe importato. Perché in fondo, cos'altro avevo da perdere? E non avevo più voglia di sentire i loro insulti nei miei confronti, il loro disprezzo e ogni crudeltà che usciva dalle loro bocche. Ero stanca di loro ed ero già abbastanza incasinata di mio - ed ero la prima ad ammettere che ero diventata folle negli ultimi tempi - che non ci volle molto prima che con uno scatto compiessi quell'atto spietato.
Li uccisi tutti: mia zia, le sue due figlie e, subito dopo, anche il marito.
Il ministero mi aveva trovata dopo due settimane di latitanza, per poi buttarmi ad Azkaban. Credo che le prove contro di me erano state sufficienti per tenermi rinchiusa per tutta la vita. Ma non era tutto. Il Ministero della Magia aveva deciso di prendere me come un esempio di vera crudeltà e di un intollerabile omicidio. Così, mi aveva condannata a subire il bacio.
Un bacio. Tutto ciò che mi era rimasto. E dopo quello, me ne sarei andata. Sarebbe finita. Sarebbe quasi come se non fossi mai esistita. Solo un ultimo bacio, e poi più nulla.

Il pensiero di tutto ciò mi fece rabbrividire tutta. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente. Mi ero quasi abituata a quell'odore, cosa che avevo pensato non sarebbe mai accaduta nel mio primo giorno qua dentro. Presto sarebbero venuti per me, i Dissennatori. Nel giro di un'ora era la mia ipotesi. L'unico problema era che non avevo idea di che ora e quale giorno fosse, non sapevo nemmeno che mese era. Tutto quello di cui ero a conoscenza era che avevo molto poco tempo per pensare. Pensare a tutto ciò che volevo, perché di li a poco non avrei ricordato più niente. Mi avrebbero succhiato via tutto, l'anima se ne sarebbe andata dal mio corpo, ed io sarei diventata come loro - un umanoide scheletrico avvolto da un mantello, con quel volto che non sarebbe stato altro che una maschera di pelle putrefatta tesa su orbite vuote.
Così pensai alla mia vita, e mi resi conto di essere stata una persona davvero orribile. L'unico che si era veramente preso cura di me era Lui. Mi aveva accettata per quella che ero, ed era riuscito a vedere dietro il mio guscio. Era l'unica felicità che avessi mai conosciuto, e sapevo che la memoria di lui sarebbe stata la prima cosa che mi avrebbero portato via. E non avevo nemmeno avuto la possibilità di dirgli addio.
Sarei dovuta essere davvero furiosa per questo, ma il tempo ad Azkaban era passato e non c'era più motivo per essere arrabbiata di nulla. Non sentivo più niente, ormai. Che cos'era il sentirsi? La tristezza? La rabbia? Dispiacere per me stessa? Non c'erano più sentimenti. Non c'era gioia, felicità, amore. L'unica cosa che mi ero permessa di sentire, era la paura. Avevo paura di quello che sarebbe accaduto.
Mi coprii il volto tra le mani non appena le mie lacrime cominciarono a cadere lungo le mie guance sporche. Ogni mossa che facevo le catene che avevo intorno ai miei polsi mi facevano male e mi ricordavano dove mi trovavo. Come se avessi potuto dimenticare. I miei polsi erano coperti dai lividi e dalla terra, e il sangue era ovunque. Lasciai le mie dita scorrere tra i capelli. Ero un disastro ed ero contenta di non avere nessuno specchio; non riuscivo ad immaginare in che stato ero.

Non avevo avuto un pasto adeguato da quando ero arrivata ad Azkaban, ero diventata più sottile di quanto fossi mai stata. Non c'era la doccia; mi sentivo sporca, disgustosa. Spazzai via una lacrima e guardai verso la finestra. Potei vedere loro al di fuori. Sembravano essere in attesa, come me. Sentii improvvisamente una disperazione diversa da quella sentita nei giorni precedenti. Stavo per essere baciata e non c'era niente che potessi fare. Ogni speranza era scomparsa, nessuno sarebbe venuto in mio soccorso.
A nessuno sarebbe importato se avessi gridato, o urlato. Non avevo detto una parola da settimane, non ricordavo neanche più come ci si sentisse a parlare. Deglutii e continuai a guardare fuori dalla piccola finestra con le sbarre. Come avrei voluto sentire il sole sulla mia pelle. Avrei voluto correre a piedi nudi nell'erba toccata dai raggi solari e con l'aria fresca tra i miei capelli scuri. Mi guardai intorno, osservando la stanza grigia opaca dove mi trovavo, sapevo che sarebbe stata l'ultima volta. I miei occhi bruciavano non appena altre lacrime mi rigarono le guance.
Al diavolo, pensai, mentre mi sforzai di ricordare tutto. Come mi sentii la prima volta che misi piede all'interno di Hogwarts, la prima volta che tenni la mia bacchetta in mano, la prima volta che assaggiai una Burrobirra. La prima volta che dissi "Ti amo" veramente, veramente sul serio. Me lo ricordavo, sapendo che dopo il bacio avrei dimenticato.
Mi ricordai di come i suoi capelli biondi apparivano sempre al meglio. A tutte quelle piccole cose che aveva fatto per me, illuminandomi la giornata; come aprirmi la porta o farmi i complimenti per i miei capelli. Come rideva alle mie battute e come mi difendeva se qualcuno osava insultarmi. E nonostante quel Ti Amo non fu ricambiato, il suo abbraccio mi fece sentire così felice, che in quel momento neanche mi importava che non avrei potuto averlo. O quasi.
Un singhiozzo sfuggì dalle mie labbra, sorprendendomi. Sarebbe stato più difficile di quanto pensassi lasciare andare via tutto, non che avessi avuto altra scelta - ma era difficile accettare che sarebbe finito presto. Volevo dare calci, urlare, combattere. Ma non lo feci. Mi sedetti contro il muro freddo e aspettai. Una nuova ondata di freddo mi gelò il corpo ormai debole. Riuscii a tirarmi su dal pavimento con fatica, e mi avvicinai alla finestra, guardando fuori. Sembravano così eccitati. Mi chiedevo chi sarebbe stato, chi mi avrebbe baciata. Ho provato ad avvicinarmi ancora di più alla finestra, sperando che forse sarei riuscita ad arrivare a sentire il vento tra i capelli ancora una volta. Purtroppo le catene intorno alla caviglie ai polsi me lo impedirono.

Mi era rimasto pochissimo tempo.

Mi voltai, non volevo vedere i Dissennatori. Feci un respiro profondo, nella speranza che mi sarei calmata. Ma non fu così. Troppi pensieri mi stavano passando per la testa in quel momento. La mia mente era caotica. Pensavo ai miei genitori, mi chiedevano come si sentivano. Sapevano? Stavano bene? Si vergognavano? Avrebbero pianto? Sarebbero andati avanti con la loro vita come se tutto ciò non fosse accaduto? Avrei voluto parlare con loro, dirgli tante cose mai dette prima. Come "Mi dispiace" o "Vi voglio bene". E che dire di Lui? A lui importava ancora di me? Sapeva che ero li? Cosa stava facendo? Era andato avanti con la sua vita? Pensava a me di tanto in tanto? Si era innamorato di qualcuna? Quel pensiero fu un colpo al cuore. Sapere che un giorno si sarebbe sposato con chissà quale donna, e non con me. Forse con Astoria Greengrass, sembrava piacerle quella li.
Se solo avessi potuto parlargli, ma forse non avrei saputo cosa dire.
Mi chiedevo come tutti gli altri stavano, cosa stava succedendo la fuori. Pensai a Potter - era riuscito a fare del mondo un posto migliore? Non lo avrei mai saputo. Pensai alla mia casa d'infanzia, e al mio primo giocattolo, cose che in realtà non mi sembravano importanti. Tuttavia, con soli pochi minuti alla fine, erano diventati in qualche modo importanti.
Volevo solo ricordare tutto, finchè avrei potuto.
Scivolai lungo il muro e mi sedetti nuovamente sul pavimento. Le mie lacrime si erano asciugate, ma i miei occhi bruciavano. Sapevo che erano rossi anche senza vederli. Li sentivo, erano gonfi. Ma no, non piangevo più, ma il respiro era diventato più pesante. Mi sentivo come se l'aria non arrivasse più ai miei polmoni. E fu allora che sentii la porta della mia cella aprirsi.
La paura consumò ogni parte del mio corpo. Mi spinsi contro il muro pregando che tutto questo non accadesse, ma era impossibile evitarlo.
No! Pensai in preda al panico. Solo qualche minuto, per favore.. Ho disperatamente cercato di allontanarmi da loro, ma ormai erano vicini. Le catene intorno ai miei polsi non mi permettevano di andare oltre. Mi dimenai, peggiorando le ferite sulla mia pelle. Aprii la bocca per gridare, ma nulla ne uscì.
Presi a calci l'aria intorno a me e mi agitai, ma era tutto inutile. Un Dissennatore si chinò e iniziai a sentire come se qualcosa stava strisciando sotto la mia pelle, cercando di uscire fuori. Era la mia anima. Mi sentivo svanire.
Solo tre parole uscirono fuori come un sussurro dalla mia bocca, tre parole che furono il mio ultimo respiro. «Ti amo, Draco» E poi, tutto divenne scuro.