Minerva e Tom Riddle


Tirando su col naso Minerva si sedette davanti alla finestra delle scale che portavano al primo piano.
Da quando era arrivata ad Hogwarts non era riuscita a sentirsi a proprio agio con nessuna compagna. Si sentiva troppo alta, troppo magra rispetto alle altre bambine, e in più odiava i suoi capelli. Erano scuri (tendenti a un nero opaco) e lunghi; avrebbe preferito tagliarli, ma i lineamenti spigolosi e duri del viso andavano in qualche modo ammorbiditi, e così li teneva sempre raccolti in una treccia o in una morbida crocchia.
Come se tutto ciò non bastasse, l’anno prima era dovuta ricorrere all’aiuto di due lenti rettangolari graduate per riuscire a leggere sulla lavagna anche a distanza.
SI SENTIVA ORRIBILE.
In realtà Minerva era piacevole come tutte le altre sue compagne.

Lasciati volare via i suoi pensieri, la ragazzina si avviò verso il dormitorio. Era sicura che dormissero già tutti a quell’ora.
"Hey Grifondoro, cosa fai in giro a quest’ora?"
Era il ragazzino Serpeverde arrivato dall’orfanotrofio.
Era indubbiamente un bambino fuori dalla norma, straordinariamente intelligente ed abile con le magie più di qualunque altro studente della scuola: Lumacorno lo lodava sempre ad ogni lezione, provava una vera stima nei suoi confronti.
Era un tipo taciturno che preferiva restare nell’ombra, a fare cosa nessuno lo sapeva; anche se era stato accusato spesso di aver rubato giocattoli o piccoli tesori agli altri bambini.
Minerva pensò fosse in giro per Hogwarts a cercare qualche altro tesoro da rubare, cosa se ne facesse poi, era un mistero.
Non le diede neanche il tempo di rispondere che tagliò corto.
"Non sei di molte parole neppure tu a quanto vedo. Tieni questo, te lo regalo, io vado a letto. Ciao."
E così dicendo Tom Orvoloson Riddle scomparve dissolto nel buio del corridoio, come una di quelle leggere nebbie che avvolgono Londra la sera tardi, come il vapore che copre lo specchio dopo una doccia calda, come il fumo nero che riempie i polmoni e soffoca la gola dopo un incendio.
Minerva si sentiva esattamente come il legno, quel legno bruciato dal fuoco, cui Tom era abile padrone.
Le aveva regalato un ciondolo, un bellissimo ciondolo, e non le sembrava vero.
"...tieni questo" : bastò questa frase per far crollare tutte le sue insicurezze, una ad una, come mattoni di sabbia, si sgretolarono senza lasciare traccia.

---

Era l’ultimo anno ad Hogwarts. Erano passati così tanti anni da quella notte che Minerva faceva fatica a pensare a Tom come a qualcosa al di fuori di sé. Era parte di lei. O forse era lei ad essere diventata parte di lui: Tom l’aveva totalmente assorbita.
Nonostante l’amore incondizionato che provava per Riddle, erano stati anni difficili, anni amari e soffocanti: non riusciva a capirlo, non riusciva a leggere i suoi pensieri, le sue emozioni. Quando era solo con lei era una persona piena di premure, mai banale, sempre alla ricerca di un modo per stupirla; ma quando era circondato dai suoi amici-“seguaci”, diventava qualcun altro, un qualcuno che a Minerva proprio non piaceva. I suoi piccoli vizi (come quello di ficcanasare tra le cose altrui) erano diventati vere e proprie ossessioni, lo studio e la dedizione delle arti oscure erano diventate tormenti e manie. La ricerca della perfezione, del potere assoluto.
Minerva non capiva e non accettava tutto questo, ma cercava di giustificare tutti questi atteggiamenti con l’amore per la magia e per lo studio.
Era stata così fragile per tanto tempo che non riusciva a non amare quell’aria di tenacia e sicurezza che Tom emanava, in ogni occasione sembrava la persona più forte e affidabile del mondo.

---

"Quanto?" chiese Tom Riddle a Magie Sinister tenendo in mano un anello.
Lo smeraldo circondato da piccoli diamanti brillò sotto la luce dei suoi occhi.
"Diecimila galeoni. E’ un pezzo unico, si dice appartenesse ai tesori di Salazar Serpeverde"
"Diecimila galeoni" Ripeté sibilando "E’ troppo."

---

"Stai attenta, Tom prima o poi ti spezzerà il cuore. Lui non ti ama, ti sta solo usando perché gli fa comodo averti dalla sua parte, sa che anche tu sei una delle studentesse migliori."
Sentenziò decisa la sua immagine riflessa nello specchio, con un lampo negli occhi che era un misto di rabbia e delusione.

"Come puoi dire questo? Tu non ci sei quando siamo soli, non ci sei quando mi stringe tra le braccia, non puoi vedere come mi guarda con i suoi occhi grandi, non puoi sentire la tenerezza nelle sue carezze e non immagini i regali che mi porta ogni notte. Ieri mi ha regalato un anello bellissimo. Lui mi ama."
Minerva non riusciva a non difenderlo, anche quando la verità le era più che palese, anche a costo di mentire a sé stessa.

---

I pianeti del suo orologio segnavano le 23,15.
Minerva sgattaiolò silenziosamente fuori dal dormitorio, e, sempre facendo attenzione a non essere né vista né sentita, uscì dal castello. Dieci minuti dopo si trovava nel bel mezzo della Foresta Proibita col cuore che le batteva disordinato nel petto. Si guardò nervosamente intorno: odiava essere in ritardo, aveva paura che Tom potesse pensare che il loro incontro non le interessasse abbastanza da arrivare in tempo. Lui era molto preciso e anche facilmente irritabile, e l’unico desiderio che Minerva provava in quel momento, era quello di non farlo arrabbiare.
Non era il tipo di ragazzo che si lasciava andare ad effusioni davanti agli altri, anzi, la evitava di proposito quando erano in mezzo agli altri ragazzi, e non le risparmiava certo battute o commenti aspri, se gli altri lo istigavano.
Minerva non gli aveva mai detto niente a proposito, ma viveva quelle sue reazioni come un continuo rifiuto.
QUANDO SCENDEVA LA NOTTE, PERÒ, TOM ERA TUTTO SUO.

Il destino aveva voluto che fosse fortunata, quella sera. Vide Tom camminarle incontro con tutta calma, e per l’ennesima volta si innamorò di quel passo sicuro, di quelle spalle larghe e forti.
Soltanto vederlo avvicinarsi le faceva accelerare la corsa del cuore, le scatenava emozioni che non avrebbe mai potuto spiegare a nessuno, nemmeno a sé stessa: ogni volta che si lasciavano, Tom le toglieva ogni briciola di felicità, ed ogni volta che lui tornava, sembrava ridarle la vita.

SI RESE CONTO IN QUEL MOMENTO DI QUANTO FOSSE SCHIAVA DI QUELL’AMORE.

Tom era a qualche metro appena da lei, non aveva detto nemmeno una parola, ma le sorrise.
Lui non sorrideva spesso, anzi, il più delle volte il suo viso era serio e indifferente, e se le sue labbra si curvavano, era di certo per un sogghigno di soddisfazione, mai per un sorriso cordiale.

"Per fortuna questa volta sei in orario, temevo che ancora non ci fossi." Commentò Tom, ad appena pochi centimetri dalla sua bocca.
"Sì, avevo paura di arrivare in ritardo così sono uscita un po’ prima, ma le altre dormivano già tutte, stai tranquillo."
"Devi stare attenta Minerva, ti ho detto mille volte che non voglio che qualcuno ci scopra, se si viene a sapere che usciamo di nascosto rischio di essere espulso. Non posso permettermi di rischiare, quindi cerca di uscire all’ora che ti dico."
"Non ti va mai bene niente Tom…"
"Ti sbagli, va tutto bene invece."

Tom le accarezzò la guancia e la baciò. La baciò con passione, premendo le sue labbra calde e carnose su quelle infreddolite e timide di Minerva.
Le guance di lei presero fuoco mentre un brivido le scivolava giù per la schiena e la testa le iniziò a girare forte piena di confusione.
Aveva gli occhi chiusi, ma riusciva a sentire lo sguardo di Tom su di sé mentre le accarezzava i capelli e il collo, il solo tocco delle sue dita sulla pelle la riempiva di brividi.
I suoi baci dolci e crudeli la torturavano, Tom era capace di portarla al limite della follia quando erano insieme, ogni notte le sembrava di impazzire quando il suo corpo forte e sicuro la stringeva a sé e lei riusciva a sentire il suo profumo e tutto il suo calore.

Rimasero lì non più di un’ora ma, forse per un incantesimo di Tom, o forse per la tanta passione che rendeva l’aria densa, a Minerva sembrò passata un’eternità.
Quella volta Tom non si fermò neanche un attimo a parlare con lei, e Minerva si lasciò scappare un sospiro di sconforto. Tom stava dirigendosi verso il castello quando si fermò di colpo.

"Cos’hai da sospirare questa volta?"
Chiese Tom con tono infastidito mentre la guardava con uno sguardo che non lasciava cogliere altro che disapprovazione.
"Niente Tom, non ho niente." Mentì Minerva per paura di innervosirlo ancora di più.