Lo specchio delle brame

George Weasley dopo la guerra torna al castello di Hogwarts dove, in solitudine, si ritrova davanti allo specchio delle brame. E' il proprio riflesso ciò che vede, o si tratta invece del suo gemello Fred?


George Weasley non aveva la minima idea del perché aveva accettato di tornare al castello di Hogwarts. Nessuna quantità di bei ricordi del suo tempo trascorso in quell'antico edificio sarebbe mai stato in grado di cancellare il dolore per la morte del suo amato gemello. L'ultimo posto che il fratello, Fred, aveva visto con i suoi occhi prima di morire.
George da mesi, dopo la guerra, stava contribuendo alla ricostruzione del castello, ma prima di quel momento non era ancora riuscito a rimetterci piede. Ma qualcosa gli diceva che doveva ricordare i tempi più felici che erano avvenuti li dentro, nonostante fosse difficile entrarci. Gli dicevano tutti di sradicare il male con il bene, ma per George non c'era bene senza Fred. Il castello era in silenzio mentre quel giorno il ragazzo dai capelli rossi girava dentro l'edificio senza una meta precisa, cercando di mettere più distanza possibile tra sé e il luogo in cui Fred era morto. Si era lasciato gli altri alle spalle, voleva stare da solo per un po' in modo da poter raccogliere tutte le emozioni lasciate li dentro, tutte le idee folli che negli anni avevano caratterizzato lui e suo fratello.

Era questo il problema, tutto riportava a Fred e il dolore, insieme alla rabbia, crescevano nel ragazzo sempre di più. Iniziò a spingere porte aperte senza una destinazione precisa in testa, lasciando che essa si riempisse con i luoghi segreti che lui e il gemello avevano esplorato insieme, chiedendosi brevemente se qualcuno di questi era ancora intatto. Ma il castello era stato così danneggiato che era difficile persino riconoscere quelle stanze. La scuola era solo piena di macerie, vetri e mobili rotti e sparsi ovunque. Nonostante ciò George si avventurò tra i rottami, e dopo una lunga camminata si fermò improvvisamente davanti ad una porta, come se qualcosa lo avesse trascinato li automaticamente.
Accigliato, George si guardò intorno per vedere se si trovava ancora da solo, prima di portare la mano sulla maniglia delicatamente. Enrò così in una grande stanza in disuso che era stata usata come ripostiglio. Delle scrivanie erano accatastate su un lato della stanza, con sedie sparse accanto ad esse. George fece il giro della stanza, i suoi occhi si posarono su ogni cosa prima che il suo sguardo non cadde sul retro di qualcosa di grande e coperto, interamente ricoperto da un lenzuolo enorme. La curiosità lo pervase immediatamente, così si diresse verso di esso e, quando ci si ritrovò di fronte, alzò una mano esitante verso il materiale. Tirò via quel lenzuolo e fu catturato da qualcosa.

Era uno specchio.

George chiuse gli occhi con forza mentre sentiva il gelido terrore riempirgli le vene. Non poteva sopportare di guardarsi ad uno specchio proprio ora, odiava dover vedere il proprio volto e, per un attimo, pensare che fosse Fred in piedi davanti a lui. Fece un passo indietro, pronto a correre fuori dalla stanza, ma le sue gambe si bloccarono, senza ancora tornare con lo sguardo su quello specchio. Fece un respiro profondo per calmare i nervi, cercando di rallentare i battiti del suo cuore che avevano poco prima iniziato ad accelerare nervosamente.
Il ragazzo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto guardarsi nuovamente allo specchio. Prese un alto respiro, cercando di darsi il coraggio di riaprire gli occhi. Ci volle un po' prima di farlo, e quando lo fece si ricompose davanti allo specchio, tenendo gli occhi verso l'alto. Non era ancora pronto a vedere il suo riflesso. La cornice intorno allo specchio era d'oro, ancora brillava; il materiale era protetto dalla povere e dalla sporcizia creatasi nel tempo. Studio l'esterno dello specchio intensamente, gli occhi scorgevano la scrittura cercando di dare un senso alle parole, cercando di capire di che lingua si trattasse. Sentì le viscere contorcersi quando si rese conto che non si trattava di un'altra lingua, ma di una frase scritta al contrario.
Emarb eutel amosi vout linon ortsom, ovvero, Mostro non il tuo viso ma le tue brame.

Si trattava dello specchio delle brame.

Le iridi di George finirono verso lo specchio senza rendersene conto e il suo cuore affondò nel dolore quando vide il suo riflesso. Nonostante ciò, era solamente lui. Pensò che probabilmente lo specchio aveva perso la sua magia o non era semplicemente stato in grado di capire ciò che il ragazzo desiderava. Dopotutto come poteva capire cosa si celava dentro quell'anima danneggiata? George alzò una mano per asciugarsi gli occhi, sentendo il bruciore pungente delle lacrime causate dalla rabbia, alla vergogna che bruciava in lui per la sua stupidità nell'avere, in fondo, la speranza di vedere suo fratello in un semplice specchio. Ma come sempre era solo il suo dannato riflesso.
George mosse la mano verso i capelli e si grattò il cuoio capelluto mentre si voltava di nuovo a guardare lo specchio, quando prima di fermare il suo movimento si rese conto che il suo riflesso non lo stava copiando.Le braccia del riflesso stavano ferme lungo i fianchi, con la testa inclinata leggermente di lato mentre fissava George come se fosse la cosa più interessante del mondo. Il suo cuore batteva in modo irregolare mentre guardava nel punto in cui il suo orecchio mancante doveva essere, dove invece erano entrambe intatte. Il ragazzo soffocò un singhiozzo mentre con timidi passi si avvicinava ancora di più allo specchio, cercando in quel riflesso ogni cosa che lo distingueva dal gemello, e le trovò tutte. Differenze che solo loro due riuscivano a vedere.
Era interamente Fred. Tutto quello che George poteva fare in quel momento era fissarlo e Fred alzò gli occhi che ballavano con umorismo, accompagnato da un sorriso divertito che svanì non appena George prese parola. «Perché non mi hai portato con te?» chiese allungando la mano per cercare di toccare la guancia di Fred, mentre quest'ultimo appoggiò la fronte contro il vetro dove la mano di George si trovava. George poteva quasi sentire suo fratello.

Tuttavia, non era reale.

«Smettila» mormorò il ragazzo con gli occhi punti dalle lacrime mentre la sua mano afferrava il nulla. La realizzazione che era tutta una finzione lo stava lentamente iniziando a schiacciare e il dolore familiare di annegamento cominciava a tornare. «Smettila di prenderti gioco di me» disse poi, rivolgendosi allo specchio in sé e per sé. Sentì le ginocchia vacillare e premette le mani contro il vetro per tenersi in equilibrio, il vetro era solido ed era una barriera tra l'unica cosa che voleva di più al mondo. Voleva suo fratello, il suo gemello, il suo migliore amico. Il suo tutto.
Guardò il pavimento, la sua visione offuscata dalle lacrime che cadevano sul pavimento polveroso. I suoi polmoni bruciavano nel momento in cui prese un grosso respiro. «Riportatelo a me.»
Il suo corpo era ormai completamente scosso dai singhiozzi e cadde in ginocchio, appoggiando la testa in avanti in modo che si posasse sul vetro, mentre il riflesso di Fred si abbassava per fare lo stesso. Era una cosa così piccola fra lui e il gemello, niente più di un paio di pollici di spessore, ma pur sempre impenetrabile. Il ragazzo tremava, uno straziante lamento suonava dalle sue labbra. George sentiva di aver perso tutto e di non aver guadagnato nulla. Era distrutto, angosciato.
Aveva perso il George che era anni prima, quando Fred era vivo. Il suo cuore, la sua anima ed ogni sua gioia non c'erano più, tutto quello che poteva sentire era il dolore travolgente.

Ogni giorno che passava, continuava sempre di più ad annegare.