Pansy Parkinson e Draco Malfoy


VII° Anno – Battaglia di Hogwarts

“Avada Kedavra!”
“Stupeficium!”
“Stai bene, Astoria?”
“Sì, Draco…”
Fu come un pugno quella scena… lo schiantesimo inflittole da Draco dopo che lei aveva tentato di uccidere la sua compagna di Casa, Astoria Greengrass, era nulla a confronto.
Mentre il suo corpo cadeva, lei, Pansy Parkinson, non poteva che ripensare a lui… a Draco Malfoy, colui, che fin dal primo anno le aveva rubato il cuore.
E ora lì in mezzo a quella battaglia che imperversava da ore ad ore glie l’aveva definitivamente distrutto. Lei, che era fuggita per prima non aveva potuto far a meno di tornarci vedendo quella schifosa cercare Draco… Lei non lo meritava.

I° Anno – Cerimonia di Smistamento

“Pansy Parkinson!”
A sentire il suo nome pronunciato dalla Professoressa McGrannitt, la ragazzina dai tratti duri si sedette sullo sgabello. Fu questione di attimi, poi appena le fu posto in testa il logoro e vecchio Cappello Parlante quello gridò “Serpeverde!”.
Si avviò fiera verso il tavolo dai blasoni verde-argento e sedette accanto alle sue amiche, precedentemente conosciute nella carrozza dell’espresso per Hogwarts. Ancora nulla era sul tavolo, ma già qualcuno mangiava. Pansy si voltò, e il suo sguardo si posò su uno spettacolo disgustoso: Vincent Tiger e Gregory Goyle si stavano cibando degli avanzi dei dolciumi, che avevano acquistato nel treno. Erano voraci ed a ogni boccone che inghiottivano emettevano un grugnito. Fece per voltarsi di nuovo verso le sue amiche con aria nauseata quando i suoi occhi incontrarono lui. Il viso era pallido e dai lineamenti dolci, gli occhi erano celesti come un cielo limpido, le labbra da baciare e i suoi capelli erano di un biondo così puro che parevano innaturali. Quello doveva essere Draco Malfoy, figlio dei Purosangue Lucius e Narcissa Malfoy. Era perfetto, altero e magnifico. Ogni parola rivolta al loro capitano di Quidditch, Marcus Flint, sembravano accentuare quell’aura di perfezione che lo pervadeva.
Non ascoltò una parola del discorso di quel vecchio di Silente, il suo cuore batteva già per il suo Draco, che spiava di nascosto mentre mangiava e chiacchierava assieme alle sue amiche. Non voleva sembrargli insistente o noiosa.
Quando finalmente la cena terminò lei andò assieme agli studenti del primo anno di Serpeverde, questi stavano ascoltando i loro prefetti parlare… anche lei sarebbe stata un Prefetto, ne era certa e magari avrebbe condiviso quella carica proprio con Malfoy, che ora le era accanto e le faceva scoppiare il cuore a mille. Sembrava di aver ingerito un sasso per lei, tanta era l’emozione che provava a stare accanto a Malfoy. Le mani le sudavano... voleva dirgli qualcosa ma non ce la faceva neanche a parlare con le sue amiche con lui accanto.
“Piacere di conoscerti, sono Draco Malfoy. Tu sei Parkinson, giusto?”. Lo guardò con i suoi occhi neri. L’aveva notata e l’aveva riconosciuta. Magari i suoi genitori glie ne avevano parlato e gli avevano suggerito lei come promessa sposa. “Sì. E te sei Malfoy, se non mi sbaglio.” Rispose lei tenendo a freno l’emozione. Una brava moglie non doveva mostrarsi debole o insicura e lei lo sarebbe stata…
La serata continuò in Sala Comune. Lì si allontanò da Draco e si mise a parlare con la sua migliore amica, Daphne Greengrass, mentre lui socializzava con alcuni suoi compagni di corso: Zabini e Nott.

III° Anno – Cerimonia di Smistamento

“Quest’anno entrerà anche mia sorella: la Granger avrà vita dura.” Daphne era ilare e condivideva la sua gioia con Pansy, che come al solito ispezionava la bionda chioma di Draco. Ormai la Granger era diventata il loro bersaglio preferito… era quasi meglio di una Tassorosso. Quella Mezzosangue barava in classe e probabilmente leggeva tutto dal libro, altrimenti non si spiegava come quella studentessa facesse a superarle. “Non vedo l’ora di conoscerla.” Replicò Pansy, mentre le sorrideva.
Dopo la canzone del Cappello Parlante, la cerimonia di smistamento iniziò. “Astoria Greengrass!” La professoressa McGrannit la chiamò. Quella ragazzina si sedette sullo sgabello ed indossò il cappello. Passò ben un minuto in cui la faccia di Daphne si faceva sempre più timorosa, ma poi il logoro oggetto esclamò: “Serpeverde!” Dal tavolo verde-argento un boato scoppiò e tutti l’accolsero applaudendola. Appena giunta la sorella l’abbracciò e Pansy le diede la mano, poi si voltò… un altro era l’oggetto delle sue attenzioni: Draco. Quella lo guardò, i suoi occhi celesti erano rivolti brillanti ad Astoria. Quello sguardo così intenso a lei non l’aveva mai rivolto… Si morse le labbra per l’invidia e i pugni si chiusero per l’invidia che provava. Come poteva quella appena arrivata ottenere quello sguardo, lei che non lo aveva nemmeno cercato, lei che ora aveva la mente sulla Granger e su cosa poterle fare e che probabilmente non aveva nemmeno notato Malfoy?

IV° Anno – Ballo del Ceppo.

“Draco, mi faresti da cavaliere per il ballo?” I suoi occhi freddi la guardarono, mentre le sue mani stavano trafficando con le spille contro Harry Potter. Gli fece un gesto di assenso e se ne andò. Lei l’avrebbe accompagnato! Nulla poteva renderla più felice. Il suo abito da Cerimonia era già pronto per essere indossato.
La sera arrivò e l’abito, confezionato per lei, era già sul suo corpo, Draco era lì ad attenderla in Sala Comune, anche lui era in abito da cerimonia ed era magnifico. Le prese la mano facendola arrossire e poi lo seguì al suo fianco verso la Sala Grande.
Ballarono. Il suo abito verde menta veniva completamente messo in evidenza dai movimenti che Draco le faceva compiere sulla pista da ballo. Su di sé gli occhi delle compagne, che la guardavano con invidia ed ammirazione, e quelli dei compagni, su cui Pansy per la prima volta riconosceva desiderio nei suoi confronti. Tutto era magico, come se l’era immaginato. Si fermò allora un secondo bloccando i movimenti del ragazzo, si morse il labbro inferiore per l’indecisione e le sue guance arrossirono guardandolo.
“Pansy vado a prendere qualcosa da bere.” Lei accomodante fece cenno di assenso. E quando lui si fu voltato lei schioccò le labbra come a dargli quel bacio che poco prima era disposta a donargli.
Passarono i minuti, ma lui non tornava… S’incuriosì ed andò verso il tavolo delle bibite. C’era Draco con due bicchieri in mano ed Astoria, che sfoggiava un bellissimo abito nero, a parlarsi. Non sapeva cosa si stessero dicendo lui e quella bambina del secondo anno, ma non gli piaceva affatto. Ribolliva di rabbia ed invidia. Poi lui le mostrò un anello. Non volendo affrontare la verità decise allora di recarsi al suo Dormitorio.

“Astoria, vedi Pansy per caso?”
“No… Siete davvero una bellissima coppia.”
“Grazie. Volevo darle questo, me l’ha consigliato mia madre. Te che ne pensi?”
“E’ bellissimo, Draco. Sono sicura che le piacerà.”

V° Anno

“Astoria, incontriamoci alla torre di Astronomia domani sera alle dieci.
Il tuo Draco.”
La giovane Greengrass leggeva e rileggeva quel bigliettino mentre saliva le scale della Torre di Astronomia, incuriosita dal messaggio del suo Prefetto, che non aveva mai considerato da quell’ottica. Giunta alla Torre all’ora stabilita cominciò a toccare ogni telescopio per l’agitazione. Più il tempo passava più il suo respiro si faceva intenso fino a quando quel Magonò di Gazza non aprì la porta dell’aula con gran soddisfazione.
I minuti che seguirono furono terribili, lei era nell’ufficio del suo Direttore di Casa, Severus Piton, a discutere su quale pena fosse più ragionevole per la sua violazione del coprifuoco. Clemente, quello le assegnò solo 5 giorni di punizione e la rispedì in Dormitorio.
I Serpeverde erano tutti riuniti: Pansy assieme agli altri membri della squadra d’inquisizione discutevano su come far inalberare i Grifondoro per la partita di Quidditch.
Un rumore sordo interruppe il discorso della Serpeverde: Draco era stato appena schiaffeggiato da Astoria sotto lo sguardo incredulo della sorella. Sulla faccia di Pansy un ghigno malefico si formò: ora quella ragazzina aveva tutto il dormitorio e soprattutto Draco contro: il suo piano era riuscito.

VII° Anno – Battaglia di Hogwarts

Mentre chiudeva gli occhi la Caposcuola di Serpeverde, Pansy Parkinson, non poteva che pensare a quanti fossero gli sforzi fatti per poter conquistare quel ragazzo, a quante volte aveva pianto per lui in Sala Comune, a quante volte per lui aveva abbassato il capo e le era stata fedele.
Lei dai capelli neri come la notte più buia stava svenendo a causa dello schiantesimo di quello a cui aveva donato il suo cuore, fra le braccia di colei che non aveva fatto mai nulla per meritarselo…