Le Amazzoni


Lo strano corteo si stava dirigendo verso quella che sembrava una fenditura nella roccia, sebbene fosse notte si potevano distinguere altre Amazzoni di guardia all'entrata, appostate su dei gradini della scarpata. Colei che guidava il gruppetto entrò senza esitare nella fenditura che si rivelò un ampio e comodo passaggio, mentre la retroguardia pungolava i prigionieri con la punta delle frecce per incitarli a muoversi. Il passaggio era piuttosto lungo e sbucava in una radura nella quale era situata una vera città, illuminata dai fuochi di mille torce. Le case erano di canne con il tetto fatto di foglie enormi probabilmente raccolte da qualche albero di quella lussureggiante foresta. I prigionieri furono condotti nell'unica costruzione di pietra esistente in quel luogo. Era addossata alla parete rocciosa dalla quale sbucava il passaggio e dava l'idea di una costruzione che sommava le caratteristiche di un castello e di una fortezza. Salirono lungo una ripida scalinata di pietra, i gradini erano così consumati da presentare una conca verso il centro, poi furono condotti lungo un buio corridoio e spinti giù da una altrettanto buia scalinata fino ad arrivare a una enorme cancellata che fungeva da porta a una grotta. Furono spinti nella grotta umida, ammuffita, buia ancora più tetra delle segrete di casa Malfoy, e la cancellata si chiuse alle loro spalle con un cigolio sinistro. Dopo una lunga attesa nel corso della quale avevano perso la cognizione del tempo si resero conto che la situazione non era poi così male, erano vivi, stavano tutti bene e per qualche inspiegabile motivo avevano conservato le loro bacchette, alla luce di tutto questo le loro possibilità di fuga erano notevoli. Hermione per allentare la tensione e par dare fiducia al gruppo raccontò di come erano fuggiti dai sotterranei della Gringott a cavallo di un drago. In quel mentre dal profondo buio della grotta si sentì una voce:

- Hermione sei proprio tu? -

Era la voce di Mirina che proveniva da un angolo buio e fuori dalla vista degli altri. Hermione non rispose ma si avvicinò al punto dal quale proveniva la voce. La bacchetta illuminò Mirina, aveva grossi lividi, era legata ma non pareva troppo sofferente. Con un colpo della sua bacchetta la liberò dalle corde che la stavano imprigionando.

- Grazie! - disse Mirina sfregandosi i polsi e la caviglie. - Così hanno catturato anche voi! -

- Oh si per merito suo. - Disse risentito Ron indicando Harry – Lui ha deciso di non combattere. -

- Come mai sei prigioniera in questo posto? - Chiese Harry ignorando la polemica sulla loro cattura.

- Mi tengono qui, ma questo sarà la mia ultima notte domani pomeriggio sarò sacrificata sull'altare situato nel cortile al centro della fortezza. -

- Sacrificata? - Chiesero in coro Demelza e Luna

- Si! Un tempo quando ero ancora una ragazzina fui istruita per essere la comandante delle Amazzoni. Ero la migliore combattente e riuscivo a tenere testa anche alle più esperte fra le insegnanti. La mia vita sembrava desiderabile ma non ero d'accordo sulle cose che vi ho già spiegato. Un giorno ebbi una violenta discussione con la Madre e fui scacciata con la promessa che se fossi ritornata sarei stata sacrificata per la madre terra. -

- Capisco. - Disse Hermione – chi è la Madre. -

- E' una donna che pare immortale in effetti è da migliaia anni che governa la nostra comunità formata da sole donne. Ma esistono delle leggende le quali riferiscono che un tempo non fosse così e che il nostro popolo viveva in armonia con l'altro sesso. Si narra che a un certo punto la madre prese il potere, in quanto non moriva e nemmeno invecchiava come facevano tutti gli altri, e da quel momento in poi le cose cambiarono. I maschi furono rinchiusi nelle grotte della montagna, e le ragazze furono istruite nell'arte della guerra e del combattimento. I maschi trattati come schiavi provvedevano a tutto il necessario per la sussistenza del gruppo. -

- Ora che succederà? - Chiese Ron

- Domani dopo mezzogiorno sarò condotta davanti alla madre e poi alle quattro del pomeriggio verrò sacrificata sull'altare. -

- Ti è concesso un ultimo desiderio? - chiese Harry

- Si certo ed anche un ultimo lauto pranzo . -

- Bene chiedi alla madre che vuoi la mia presenza alla tua udienza di mezzogiorno. -

Le persone nella grotta si guardarono in faccia stupite e incredule.

- Stai rischiando Harry, tu sei un uomo e i maschi non vengono tenuti in considerazione nella nostra società. -

- Non importa. Sei tu quella che deve rompere le regole. - Disse sorridendo.

La notte trascorse senza altri problemi alcuni riuscirono addormentarsi subito altri non ci riuscirono. Harry fu uno di quelli che si addormentò, non passò nemmeno un minuto da quando si era sdraiato sulla fredda roccia che fungeva da pavimento che stava già leggermente russando.

... Harry si trovava nel mondo degli orchi mentre cercava di scoprire come raggiungere la sua anima, stava osservando quelli che guidavano i carri, e subito dopo stava osservando quello che lo aveva fermato prima che venisse salvato dalla fenice. Una voce gli stava spiegando che quel mondo era composto in prevalenza da energia femminile, ed era per quel motivo che le persone rapite e condotte in quel mondo erano tutti maschi. Poi di colpo si trovò in una stanza di pietra con al centro un grosso trono, sul quale sedeva una donna e un'altra era alla sua destra. Stava osservando quella donna e notava che c'era qualcosa di indefinito che la faceva sembrare irreale, strana e in qualche modo aliena...

Stava ancora osservando la scena quando furono svegliati da una guardia. L'Amazzone ignorò i prigionieri, intimò a Mirina di seguirla dicendole che la Madre voleva vederla. Mirina uscì dalla grotta e la pesante cancellata si richiuse di nuovo con un grosso cigolio. Dopo una decina di minuti la stessa ragazza che era venuta a prendere Mirina fece ritorno e disse ad Harry senza degnarlo di uno sguardo di seguirla in silenzio. Uscirono dalla grotta, il cancello si richiuse, salirono le scale svoltarono in uno stretto corridoio per entrare in una stanza anch'essa scavata nella roccia dove nel trono al centro della sala sedeva una donna di mezza età dai lunghi capelli biondi e da un espressione severa. La scena che si parava davanti ad Harry era pressoché uguale a quella del sogno della notte appena passata, combaciava anche la presenza di una giovane donna alla destra della Madre. La sua guardia lo costrinse a sedersi davanti ma un po' alla sinistra del trono mentre la Madre parlava con Mirina in una lingua a lui sconosciuta. Dal tono sembrava una lunga ed inflessibile ramanzina che non lasciava alcuno scampo alla fine predestinata. Harry, non faceva alcun caso alle parole ma stava osservando attentamente quella donna che parlava, aveva qualcosa di strano, ogni volta che faceva un movimento lo faceva in due tempi. Se alzava un braccio allora lo sollevava poi si fermava poi riprendeva il movimento. Era come se qualcosa cercasse di impedire all'arto di muoversi, anche le parole che uscivano dalla bocca di quella creatura erano esitanti all'inizio e poi fluivano. Senza pensieri stava li ad osservare la regina delle Amazzoni quando si rese conto che il corpo di quella donna era guidato da qualcun altro, si adesso ne era certo, la vera padrona del corpo cercava di resistere ma veniva continuamente sopraffatta da quell'intruso. Poi l'immagine divenne chiara l'intruso era un abitante di quel mondo, per intenderci una compagna di coloro che lo avevano rapito. Si ricordò anche che Doppio Sguardo gli aveva detto che quegli esseri erano creature d'acqua, perciò il passaggio tra il nostro e il loro mondo avveniva tramite l'acqua, dunque un'idea percorse come un fulmine la sua mente. Scattò in piedi come un razzo afferrò la torcia tenuta dalla ragazza che lo aveva condotto in quella stanza con la mano prese un po' del fuoco della torcia lo alimentò con un soffio e lo scagliò intorno al trono della madre. Un enorme cerchio di fuoco circondò la donna che tentò di scappare ma qualcosa la stava trattenendo. Il terrore poteva essere facilmente letto negli occhi della donna ma era intrappolata senza possibilità di scampo. Sia la guerriera alla destra della madre che colei che aveva condotto i prigionieri non potevano fare nulla per contrastare o aiutare la loro regina. Il corpo della Madre si contorceva in preda agli spasimi e al terrore finché una figura mezza donna e mezza capra lasciò quel corpo. Harry velocemente immobilizzò quell'essere mentre Mirina soccorreva la regina. Spento il fuoco soccorsa la regina e aspettato che le due guerriere si riprendessero dallo shock venne il tempo delle spiegazioni, fu la Madre a fornirle:

- Un giorno quando ero ragazza mi recai al fiume per lavare i panni, all'improvviso salì una densa nebbia, cosa assolutamente insolita, non riuscivo più a distinguere il paesaggio da tanto fitta che era. Poi qualcosa mi colpì e svenni quando mi ripresi scoprii con orrore che non potevo più condurre o usare il mio corpo, qualcun altro se ne era impossessato e lo faceva al posto mio. Da quel momento fui prigioniera senza alcuna possibilità di scampo. L'essere che si era impadronito del mio corpo, era in qualche modo anche lei una vittima, era uscito dal suo mondo e non sapeva come farne ritorno quindi si era adattato a vivere in questo modo. Poteva sopravvivere indefinitivamente solo se riusciva a fornirsi di energia maschile, per questo motivo ha creato questa società. Il lavoro e l'energia veniva fornita dai maschi prigionieri mentre le donne erano deputate solo alla difesa del luogo e del gruppo stesso. Trascorsero migliaia di anni e continuavo a vivere reclusa in un corpo che non potevo controllare, fino a quando siete arrivati voi e quel ragazzo ha avuto quella brillante idea. Ora so che non potrò continuare a vivere, la mia morte è già stata ritardata da troppo tempo ma come ultima cosa dobbiamo far ritornare quell'essere nel suo mondo. Qualcuno ha qualche idea? -

- Conduciamola ad un corso d'acqua, serve qualcosa di riflettente. - Disse Harry

Le donne lo guardarono interrogativamente, rimasero pensierose come se stessero decidendo sul da farsi poi accondiscesero. Uscirono da un'uscita laterale del castello senza essere viste costeggiarono la montagna fino a raggiungere una piccola cascata. Nel punto in cui si trovavano la cascata si divideva in due salti formando un brillante specchio d'acqua nella roccia. Harry fece si che Mirina e il capo delle guardie tenessero lo scudo, lucido come uno specchio, appena sotto il filo dell'acqua. Poi aspettarono, lentamente lo scudo fu pervaso da una nebbia giallastra, dense volute di fumo giallo ruotavano nell'area delimitata dal metallo. Le due ragazze facevano sempre più fatica a tenere lo scudo sotto il pelo dell'acqua, una forza invisibile lo stava spingendo al di fuori, lo sforzo si vedeva dai loro muscoli gonfi. All'improvviso tra la nebbia giallastra apparve la testa di un orco ed Harry ordinò:

- Gettate la creatura in quella nebbia sulfurea. -

La Madre aiutata dalla guardia afferrarono quell'essere e lo gettarono nella nebbia. L'essere e la faccia che si stava affacciando scomparvero.

- Bene ora fate scivolare fuori dall'acqua lo scudo sollevandolo da una parte. -

Mirina lasciò la presa mentre il capo delle guardie fece scivolare lo scudo come se rovesciasse quella nebbia giallastra nel ruscello, un attimo dopo tutto era scomparso e l'acqua era tornata cristallina come lo era sempre stata.

- Dove hai imparato queste cose? - Chiese la Madre

- Laggiù nel loro mondo. -

- Nessuno torna dal loro mondo, lo so e lo sapeva anche quella creatura. -

- Quasi nessuno. - Rispose sorridendo Harry

La Madre ricambiò stancamente il suo sorriso, le forze la stavano velocemente abbandonando, l'ora della sua fine si stava avvicinando. I segni della vecchiaia cominciavano a diventare evidenti sul suo viso. Raccogliendo le forze fece quello che poteva essere un testamento o un passaggio di consegne.

- Mi piacerebbe che tu Mirina prendessi il mio posto, mi ricordo di te e delle tue capacità. Penso che potrai essere una buona regina. -

- Con tutto il rispetto Madre, non posso per due validi motivi, uno non sono ben vista dal popolo in quanto mi considerano ancora una traditrice, e due ormai ho degli amici e una causa da sostenere e vorrei lottare con loro piuttosto che fare la regina non amata in questo luogo. Penso che quella ragazza sia molto abile e capace e in grado di essere la nuova regina. - rispose indicando il capo delle guardie.

- Così sia. - Disse la Madre – Conducetemi alla sala del trono e radunate tutte le guerriere. -

- Vai a liberare i miei amici dalle segrete, per favore. - Chiese Mirina alla guardia.

La ragazza se ne andò mentre il capo delle guardie e Mirina sostenevano l'anziana donna e la conducevano alla sala del trono, Harry le stava seguendo tranquillamente, arrivati nella stanza fu fatto scorrere un veloce passaparola e in men che non si dica le Amazzoni erano radunate nella grande sala.

- Carissime compagne, mi sono appena liberata da una creatura parassita che mi ha costretto ad essere prigioniera nel mio proprio corpo. Da millenni conducevo una vita da prigioniera, non potevo morire ma non potevo nemmeno essere me stessa. Ora questo orribile sortilegio è stato spezzato e sono di nuovo padrona del mio corpo, ma ... c'è un piccolo inconveniente, la mia vita che è stata incommensurabilmente lunga sta volgendo al termine. Prima di lasciare questo vecchio corpo intendo nominare colei che mi dovrà succedere alla vostra guida. Vieni Ippolita avvicinati. -

La ragazza che stava alla destra della Madre le si inginocchiò davanti e la vecchia madre le impose le mani sul capo.

- Io regina del popolo delle Amazzoni nomino Ippolita mio successore e le conferisco l'anello del potere. Che possa vegliare su di voi e governarvi saggiamente. -

Si sfilò l'anello dal dito e lo infilò in quello di Ippolita poi sospirò ed esalò l'ultimo respiro. Ippolita rimase stupita dalla cosa e non riuscì a trattenere un irrefrenabile pianto appoggiando le mani sulle ginocchia della sua amata Madre. Le altre donne addolorate per la perdita della loro regina rimasero afflitte finché una di loro incominciò a incolpare Mirina dell'accaduto.

- Ecco la traditrice si è ripresentata e la nostra madre ci ha lasciate. A morte la traditrice. -

- A morte, a morte ... -

- Presto andiamocene. - disse Harry trascinando per un braccio Mirina ancora sotto shock per la piega che gli eventi avevano preso.

Si lanciarono verso l'uscita correndo, proprio nel momento in cui i loro amici stavano venendo condotti nella sala grande.

- Presto correte andiamocene da questo posto. - Disse Harry che stava ancora trascinando Mirina.

Spinsero da parte la guardia e si misero a correre lungo il corridoio verso l'uscita. La prontezza di Harry aveva permesso di acquistare un piccolo ma significativo vantaggio sull'orda delle ragazze infuriate che lo stavano inseguendo. Attraversarono il cortile della fortezza e guadagnarono velocemente l'imbocco della fenditura che li avrebbe condotti fuori da quella trappola. Le inseguitrici non si fermarono e continuarono a correre gridando come delle ossesse, prontamente i fuggitivi estrassero le bacchette pronti ad usarle contro quella moltitudine quando Demelza si accorse che la punta di cristallo della sua bacchetta emetteva un lieve bagliore.

- Presto seguitemi. - Ordinò senza smettere di correre.

Ormai erano tornati nella foresta, la punta della bacchetta diventava sempre più luminosa e la luce sembrava indicare uno stretto passaggio tra due giganteschi alberi. Continuò a correre in quella direzione esortando gli altri a non fermarsi, poi si diresse verso quel passaggio e una volta superatolo scomparve. Alla vista di questo i fuggitivi esitarono ma Harry li esortò:

- Per la miseria, correte verso quel passaggio svelti. -