Shambala


Decisero di proseguire nel loro cammino per raggiungere il ponte di corde, il sentiero si snodava lungo il fianco di una parete rocciosa e si doveva fare attenzione ai propri passi per non scivolare nel precipizio sottostante, tutti ponevano estrema attenzione dove stavano appoggiando i piedi ma non facevano molto caso a quanto avvenisse sopra le loro teste. Il cielo si stava oscurando e un temporale sembrava dover scoppiare da un momento all'altro, vista la situazione cercarono di affrettare il passo, per quanto possibile, almeno per trovarsi su un cammino più sicuro, ma proprio in quel momento un fulmine colpì la montagna sopra di loro, alcune rocce si staccarono e precipitarono sul sentiero.

- Presto sotto quel costone! - Urlò Harry

Velocemente il gruppetto si riparò sotto una sporgenza della roccia, tranne Hermione che fu bloccata da un masso caduto sul percorso. La frana non accennava a smettere una moltitudine di ghiaia stava cadendo addosso alla ragazza senza che nessuno dei suoi compagni potesse fare qualcosa per aiutarla. Si stava riparando a colpi di incantesimi ma era evidente che la situazione fosse diventata insostenibile. La frana cominciò a diminuire di intensità fino a esaurire il potenziale, seppure un po' ammaccata Hermione era salva doveva solo raggiungere i suoi amici dall'altro lato del masso che ostruiva il sentiero. Salì sulla grossa pietra ma quando fu sulla sua sommità un sasso cadde dalla parete rocciosa, colpendola in testa e facendola precipitare nel burrone. Era spacciata, poteva sopravvivere usando un incantesimo, se fosse stata cosciente, ma non lo era. Harry senza pensarci un attimo agì, si tuffò nel vuoto cercando di essere più veloce della sua amica per raggiungerla. Il fondo del burrone si stava avvicinando, le rocce aguzze li stavano aspettando come zanne affilate, Harry aumentò la velocità e raggiunse Hermione appena in tempo per afferrarla, poi con una brusca virata si diresse verso l'alto tenendo ben stretta la ragazza, volando velocemente, raggiunse il sentiero sotto la sporgenza della roccia. Depose il corpo ancora privo di conoscenza sulla roccia, subito Luna e Demelza cercarono di farle riprendere conoscenza mentre Ron e Neville lo guardarono increduli.

- Ma ... ma ... tu ... tu ... sai volare! - Balbettò Ron.

- Per la barba di Merlino! Harry! - Fece eco Neville.

Harry sorrise ma non rispose, poi una voce disse:

- Ma insomma è ovvio, tutto quello che sapeva fare Voldemort lo sa fare anche Harry. Meno male se no sarei rimasta laggiù per sempre. -

- Bentornata! - Disse Harry. - Per quanto riguarda il volare penso che con un po' di pratica possano riuscirci tutti. In special modo Luna, Demelza e Enceladus visto che la tecnica è simile a quella adottata nel sogno a Machu Picchu, e loro già la conoscono. -

Passato lo spavento ripresero il cammino, e dopo un paio di svolte si trovarono di fronte al ponte di corde, il precipizio era quasi senza fondo e guardare di sotto metteva i brividi. Decisero che avrebbero attraversato uno alla volta in modo da poter affrontare senza troppi problemi eventuali rischi o cadute. Tutto andò liscio e gli otto si ritrovarono a fronteggiare un vento impetuoso sulla piattaforma rocciosa all'altro capo del ponte. Esaminarono attentamente la parete, nulla faceva ipotizzare una apertura ma il vento pareva uscire da quella roccia.

- Questa, probabilmente è la porta di entrata. - Disse Ron

- Ma è chiusa. - Disse provando a spingere Mirina.

- Proviamo tutti insieme. - Propose Neville.

Spinsero più forte che poterono ma la roccia non si mosse, infreddoliti dal forte vento si guardarono in faccia smarriti.

- Oh insomma! - Disse Hermione estraendo la bacchetta. - Alohomora! -

- Alohomora? - La prese in giro Ron visto che la roccia non si era spostata.

- Embè ci ho provato. -

Una folata di vento più forte delle altre li investì spingendo violentemente Enceladus contro la roccia che improvvisamente si aprì rivelando uno stretto passaggio all'interno della montagna.

- Uomo di poca fede! - Si prese la rivincita Hermione.

Si inoltrarono in quello stretto passaggio scavato nella roccia, mentre il vento richiuse la porta con un tonfo sordo. Il buio totale li avvolse, misero mano alle bacchette per illuminare la lunga scalinata che sembrava scendere nelle viscere della montagna poi si trovarono ad attraversare uno stretto arco di pietra che oltrepassava un orrido apparentemente senza fondo. Il forte rumore dell'acqua che rimbombava tra le pareti di quella grotta rimarcava quanto fosse pericoloso quel passaggio; facendo estrema attenzione superarono il ponte per ritrovarsi su un sentiero pianeggiante privo di ostacoli. Percorsero un lungo tratto quando ad una svolta cominciarono a vedere un chiarore, affrettarono il passo e sbucarono in prossimità di quello che sembrava un antichissimo monastero. La costruzione in perfetto stile tibetano continuava anche all'interno della montagna celando la sua reale estensione. Il luogo pareva deserto tuttavia una nenia sembrava giungere da qualche parte dall'interno. Si avvicinarono all'entrata, indugiarono esaminando un lungo porticato del quale non si poteva scorgere la fine. Poi sentirono una voce in una strana lingua senza vedere la persona dalla quale proveniva.

- Ci sta dicendo di non temere e di entrare. - Tradusse Enceladus.

- Tu che ci sei già stato non riconosci il posto? - Chiese Neville.

Al monastero non sono mai entrato, abitavo nella valle ma adesso sembra tutto diverso. -

- Bene entriamo! - disse Harry

Percorsero parte di quel lungo porticato senza incontrare anima viva, poi ad un tratto da una porta situata sulla destra fece capolino in monaco dai capelli rasati e dalle lunghe vesti arancioni che fece cenno loro di entrare. La stanza in cui entrarono era piccola con dei tappeti sul pavimento, un piccolo tavolo su un lato dove delle lampade fornivano una fioca luce che lasciava la maggior parte del locale nella semi oscurità. Il monaco che aveva fatto cenno loro di entrare era sparito ed apparentemente erano stati lasciati soli nella stanza.

- Benvenuti, che cosa vi porta a Shambala? -

La voce sembrava uscire dal nulla tuttavia era calda e rassicurante, tutti si voltarono nella direzione dalla quale proveniva e dopo aver abituato i loro occhi alla semi oscurità videro un anziano monaco seduto a gambe incrociate sul pavimento. Rispettosamente si avvicinarono a lui e si sedettero, avendo notato che il religioso si era espresso in perfetto inglese Harry prese la parola per spiegare il motivo della loro visita. Il monaco lo ascoltò attentamente in silenzio, poi attese alcuni minuti prima di rispondere:

- Temo ragazzi miei che non ci sia più nulla da fare. Shambala è perduta l'ingenuità del suo ultimo governatore l'ha condotta alla rovina. -

- Come è possibile? Circa sette anni fa vivevo in questa valle e non ne ho più viste altre cosi fertili, lussureggianti ed estremamente generose di raccolti. - Chiese Enceladus.

- La persona che reggeva la valle, a quel tempo, era un giovane assai onesto e gentile. L'addestramento ricevuto dal mio predecessore, Phagpa, aveva evidenziato in lui una grande abilità, ovvero la capacità di vedere cosa ci fosse di sbagliato e di intervenire di persona per porvi rimedio. Qualsiasi lite era sedata dal suo intervento, qualsiasi problema insorgesse veniva da lui prontamente risolto. Il raccolto sembrava non essere sufficiente, ecco che trovava la soluzione, l'irrigazione dei campi era leggermente scarsa, metteva subito in esecuzione un progetto per migliorarla. Le sue giornate erano veramente indaffarate stava lavorando più di 12 ore al giorno al servizio della popolazione. Ma non si accorse che questo era un grosso errore, in effetti non si era reso conto che essere così gentile con tutti e facendo il lavoro al posto degli altri si interrompeva la loro iniziativa in modo da farli sentire dipendenti dalla sua volontà. Ora gli abitanti della valle non si sentivano più in possesso di se stessi ma dipendenti da qualcun altro. Il sentirsi "schiavi" ha dato il via alla protesta ben presto trasformatasi in rivolta. Le peggiori accuse, infondate, vennero rivolte al governatore finché non fu costretto all'esilio a vivere sulle più alte montagne. Da allora non si ebbero più sue notizie. Il suo maestro rimase profondamente deluso dall'ingratitudine della popolazione. -

Fece una lunga pausa poi si alzò e condusse i visitatori fuori dalla stanza verso il parapetto del portico.

- Da qui si può ammirare la valle che pochi anni fa era sorprendentemente fertile e lussureggiante, come vedete è circondata da montagne ripide e rocciose, con cime sempre coperte di neve dalle quali numerosi torrenti si snodano in piccole cascate. Stranamente nessuno di questi corsi d'acqua attraversa la valle. Tutti scendono dall'altro versante delle montagne e scorrono in ampie pianure vicino a città popolose. Tuttavia uno di questi sgorgava da quella montagna posta a oriente e molto alta; quando il sole era già tramontato su ogni altra cosa e più in basso era tutto buio, i suoi raggi ancora splendevano su questo corso d'acqua tanto da farlo sembrare dorato. Era l'unico corso d'acqua che attraversasse la valle fornendo raccolti di tutti i tipi e molto abbondanti. -

Fece un'altra pausa poi riprese:

- Phagpa non riconobbe l'errore del suo allievo, ma solo la mancanza di riconoscenza verso colui che si "adoperava per il bene comune" e ne rimase profondamente deluso, lo shock gli spezzò il cuore, ma prima di morire lanciò la maledizione che tutt'ora impedisce al torrente di scorrere nella valle. -

- Cosa si dovrebbe fare per rompere la maledizione? - Chiese Luna.

- Pochi giorni fa ebbi, in sogno, una visione: una civetta portò l'occhio di Shiva che ci avrebbe indicato la sorgente lassù sulla montagna, una luce fortissima avrebbe fatto scorrere di nuovo l'acqua e il vento dell'Est avrebbe riportato la temperatura mite ormai perduta. -

Il silenzio cadde sul gruppo, nessuno osava parlare, sentendo una storia così triste e così misteriosa, quando ad Harry venne in mente una cosa.

- C'è una statua di Shiva in questo luogo? - Chiese.

- Certo appena dopo la svolta del portico. -

- Mi ci può condurre? -

- Seguitemi. -

Percorsero il portico lentamente seguendo l'andatura del monaco arrivarono alla fine degli edifici e con grande meraviglia videro un'enorme statua di Shiva seduto nella posizione del loto che sembrava scrutare la valle. La statua sembrava ricoperta d'oro con due turchesi ai posto degli occhi, ma c'era un vuoto proprio in mezzo alla fronte dove, secondo la tradizione, averebbe dovuto esserci il terzo occhio.

- Luna, per favore, dammi la gemma del diadema di Corvonero. - Chiese Harry

- Eccola! - Rispose porgendola.

Harry prese la gemma, la rigirò nelle dita e poi cominciò a scalare la statua, arrivo alla testa, guardò meglio il vuoto in mezzo alla fronte e vi posizionò la pietra. Si adattava perfettamente, sembrava dare una certa vitalità alla statua, quasi avesse uno aspetto nuovo, anche i due turchesi risplendettero emanando bagliori azzurri. La pietra della tiara perse la sua opacità venendo percorsa da delle piccole scintille, tuttavia niente indicava la posizione della sorgente lassù nella montagna.

- Quello è l'occhio di Shiva, il mio sogno si sta avverando. -

- Si lo è, ma non sta indicando la sorgente. - Rispose Harry appena sceso dalla statua.

- Non disperare, adesso è quasi buio, la luce del nuovo giorno illuminerà le nostre menti. -

Il mattino seguente, Luna e Demelza, le più mattiniere del gruppo, si alzarono per fare una passeggiata lungo i dintorni del monastero. Il sole non era ancora sorto ma la luce dell'alba apportava il chiarore necessario per non inciampare. Oltrepassarono due monaci intenti a creare un intricatissimo mandala, perfettamente eseguito nonostante la fioca luce degli albori del giorno, proseguendo si fermarono a rimirare la valle sottostante, i prati rinsecchiti rispecchiavano ancora gli splendori di un tempo e nonostante tutto fosse sofferente compresi gli abitanti, il ricordo dei tempi passati aleggiava ancora come una densa nebbia. Queste erano gli stati d'animo che il paesaggio provocava nel cuore delle due ragazze. Ormai il sole era prossimo a mostrarsi, il loro cammino si era di nuovo interrotto davanti alla grande statua di Shiva, un raggio di sole si stava insinuando tra le due alte montagne situate ad oriente, sembrava una lama che trafiggeva la roccia sopra il monastero, precisamente sopra la statua di Shiva. Man mano che si faceva giorno il raggio si avvicinava alla testa della statua, rapite da quella insolita visione le due ragazze non riuscivano a distogliere lo sguardo, ora il raggio aveva raggiunto l'occhio sulla fronte che emanava dei fasci di luce in tutte le direzioni, ma fu quando raggiunse i due turchesi che la magia avvenne. Tre fasci di luce intensa scaturirono dalla fronte di Shiva per poi congiungersi e dirigersi verso la montagna al di la della valle. Il monaco che li aveva ricevuti era giunto li, di fianco a loro, a rimirare il prodigio, il fascio brillantissimo, tanto che gli occhi non riuscivano a sopportarne la vista, stava sciogliendo una grande quantità di neve sulla montagna a dirimpetto. Piano piano il raggio portò nuovamente alla luce la sorgente del corso d'acqua perduto. Il ghiaccio aveva semplicemente deviato il corso del torrente facendolo scendere dall'altro versante della montagna causando la siccità e il decadimento della valle. Ora il torrente stava riguadagnando il suo corso, si stava facendo strada nel suo antico letto fra i sassi e le rocce, stava formando di nuovo la bellissima cascata che era anche il simbolo della valle con la promessa di renderla di nuovo fertile e splendida. Nel frattempo anche gli altri erano arrivati a contemplare la magia, la piazza davanti alla statua era gremita da tutti i monaci più gli otto ragazzi che guardavano increduli, ma felici, il prodigio che stava avvenendo. Giù nella valle risuonavano gli echi di gioia e di festa per il ritorno dell'acqua che avrebbe fruttato raccolti abbondanti, fieno alto, mele rosse, chicchi d'uva dolcissimi, vino corposo e miele nettarino come di norma succedeva pochi anni fa. L'aver rimosso quella grossa quantità di neve permise anche al vento proveniente da Est di scorrere fin giù nella valle riportando la giusta temperatura e il giusto grado di umidità per far nascere e produrre cotante ricchezze. I monaci lasciarono la piazzetta davanti alla statua per scendere nella valle, mentre il monaco anziano fermò Harry e lo invitò a seguirlo, lo condusse nella sua stanza, dove ad attenderli c'era un giovane. Probabilmente il suo allievo pensò Harry.

- Bene. Sedetevi! -

- Grazie! - Disse Harry sedendosi, mentre il giovane rimaneva in piedi.

- Cosa ci fa lui qui? - Chiese in modo scortese.

- Vi devo parlare di una cosa importante. -

- Non penso che meriti le vostre lezioni, ha avuto la fortuna di possedere quella pietra, ma nessun altro merito particolare. Vediamo se merita di ascoltare quanto avete da dire. -

Si mise in posizione da combattimento, Harry lo squadrò poi guardò il monaco. Quest'ultimo stava per intervenire, ma Harry si alzò e si pose davanti al giovane. Questi partì all'attacco sferrando un pugno che fu evitato con un semplice ma efficace movimento del torso. Visto l'insuccesso sferrò un calcio rotante all'altezza della faccia ma anche questo andò a vuoto per l'improvviso chinarsi di Harry. La rabbia generata dai colpi mancati cominciava aumentare impedendo al giovane di mantenere la guardia. Partì con un salto usando il calcagno come un martello per colpire la testa del suo avversario che schivò il colpo rotolandosi per terra, il giovane sferrò un pugno al suo avversario a terra ma prontamente Harry si alzò evitandolo mentre la forza del colpo colpiva il pavimento provocando un rumore di ossa spezzate. Schiumante di rabbia il giovane cercò di colpire il suo avversario con un calcio ma il colpo fu deviato dal braccio di Harry che sfruttandone il movimento lo fece cadere a terra. Velocissimo afferrò il collo con una mano stringendo i punti dove passano le carotidi che irrorano di sangue il cervello causando lo svenimento del suo focoso avversario.

- Combatti molto bene! Mi ricordi la tecnica usata da un vecchio guerriero che si fermò in questo monastero molti anni fa. -

- In effetti sono stato addestrato da un "vecchio" guerriero, in un altro modo. -

- Capisco, il mondo di sotto, dove trattengono le persone catturate da questo. -

- Si! -

- Strano che tu sia qui. Dicono che sia impossibile tornare da quel posto. -

- Quasi impossibile. - Rispose sorridendo.

Lo sconfitto si era ripreso, sopportando stoicamente il dolore della mano fratturata, si mise a sedere senza proferire parola.

- Dopo questo intermezzo vi dirò l'argomento di cui parleremo. Il Potere. - Disse scandendo l'ultima parola. - Il Potere è qualcosa che l'uomo non ha mai capito, di solito o ne abusa o si ritira da esso. Quando ne abusa cerca di accentrarlo su di se sottraendolo agli altri, sia con la forza che con la gentilezza, il che lo rende un odiato tiranno senza amici, se si ritira altri lo reclameranno. Quindi ognuno deve reclamare il proprio; se siete in una posizione di comando dovete accumularlo il più in fretta possibile e darlo agli amici fidati utilizzandoli al meglio delle loro capacità così, forse, potete sopravvivere. Se non siete in una posizione di comando usatelo dietro le quinte, sempre delegandolo agli amici in modo che il vostro potere sembri provenire da qualcun altro così, forse, potete sopravvivere. -

- Queste sono due lezioni. - Disse Harry.

- Si, una per il mio giovane focoso allievo che un giorno dovrà governare questa bellissima valle, l'altra per te visto che hai già iniziato a confrontarti con il potere. -

Harry sorrise sapeva che il vecchio monaco aveva ragione la sua battaglia era appena iniziata. Proprio in quel momento la sua missione tornò a presentarsi davanti ai suoi occhi e si rese conto che avrebbe dovuto riprendere la pietra inserita nel terzo occhio della statua. Il vecchio monaco lo guardò in silenzio poi disse:

- Capisco, dovrai riprendere l'occhio di Shiva. -

- Si mi serve per la mia causa. -

- No maestro non permetteteglielo! - Esclamò il giovane tenendosi la mano dolorante.

- Non è più nostra, la devo restituire, dopotutto il suo compito si è esaurito. -

Harry uscì dalla stanza si recò davanti alla statua di Shiva e si arrampicò sulla parete fino a raggiungere la testa. Aveva afferrato la pietra che era stata custodita da Corvonero per diversi anni e la tolse dalla sua collocazione, quando l'ebbe in mano sentì un click e una pietra identica alla sua occupò lo spazio del terzo occhio della statua.

- Molto bene! Quando fu tolta, venne rubata, ma ora viene soltanto reclamata quindi un'altra uguale può prenderne il posto. - Disse il vecchio monaco.

- Tu lo sapevi? - Chiese Harry.

- Io no ... ma il potere ... - Rispose scoppiando a ridere.