4 settembre - Nostalgia

11,23 - Aula di Babbanologia
PG:Cassandra Raymond


Seguivo da quasi mezz'ora la lezione di babbanologia. Eravamo in pochi a studiare quella materia, del mio stesso anno. E stranamente eravamo quasi tutti mezzosangue.
Il professore stava spiegando come funzionavano quei marchingegni che i babbani chiamavano 'automobili'. Lo seguivo affascinato, come se stessi ascoltando una vecchia leggenda.
"I giovani ragazzi babbani, possono guidare queste automobili una volta raggiunta la maggiore età, e cioè ai diciotto anni"
Io e alcuni altri ragazzi restammo stupiti. *Diciotto anni?* Nel mondo magico a diciasette anni eri già maggiorenne e responsabile delle tue azioni.
Non ne avevo mai saputo niente di questa 'cosa'. Seppure mia madre fosse babbana. Non avevamo mai avuto modo di parlarne e poi ricordavo ben poco dei tempi in cui vivevo con i miei genitori, nel mondo babbano.
Avevo volontariamente cancellato tutto dalla mente, dopo la lite con mio padre. E i miei nonni non parlavano quasi mai dei babbani e del loro mondo, soprattutto perchè non lo conoscevano quasi per niente.
Improvvisamente una sensazione di nostalgia mi avvolse. Inizia a pensare a mia madre, non la sentivo da mesi ormai. Ci scrivevamo ogni mese da quando ero andato a vivere con i nonni. Alla fine della lettera scriveva sempre che avrebbe tanto voluto rivedermi e riabbracciarmi e per non darle un dolore le rispondevo che sarei tornato prima o poi...anche se nel profondo non ne avevo nessuna intenzione, per via del suo vecchio e stupido marito. Avevo persino pensato di andare a prenderla una mattina, quando lui non c'era, e portarla in giro. Ma non potevo ancora volare con la scopa per i cieli babbani.
Tornai a concentrarmi sulla lezione. Almeno mi ero calmato, rispetto a come mi ero svegliato quella mattina...ripensandoci Cassy doveva avermi preso per pazzo. *Spero non si sia offesa...più tardi mi farò perdonare* Ripensai a come mi aveva dato il buongiorno, mi lasciava sempre un pò spiazzato la sua grinta, ma mi piaceva!
E poi c'erano delle cose, piccoli particolari che agli occhi di altre persone potevano sembrare futili: il modo in cui si prendeva cura di me. Ad esempio quella mattina mi aveva sistemato la cravatta e i capelli. Erano stati due gesti molto importanti per me, e soprattutto dolci...un segno in più di quanto ci tenesse a me.
Chissà se un giorno sarei riuscito a dirle quello che pensavo...

Matthew Dale,
V anno, Tassorosso