Halloween

Si diceva che anche il Diavolo smettesse di essere temuto per Halloween: era l’unico giorno in cui il baluardo del male puro diventava solo una maschera come un’altra.


Era il 31 ottobre. Per molti bambini, ragazzi, adulti e anziani nel mondo era il giorno di Halloween. Un giorno, l’unico dell’anno in cui ci si poteva prendere gioco di tutte le paure e i fantasmi che durante gli altri giorni dell’anno non si osava nemmeno nominare. Ci si travestiva da mostri, da mannari e da ogni altra creatura del terrore: per un unico giorno dell’anno la paura era tanto esasperata da essere ridotta a un mero blasone. Si diceva che anche il Diavolo smettesse di essere temuto per Halloween: era l’unico giorno in cui il baluardo del male puro diventava solo una maschera come un’altra. Era il 31 ottobre. Per Bobby Parks era un giorno come un altro. Da cinque anni a quella parte, per lui ogni giorno era uguale al precedente ed identico al successivo. Da quando sua moglie era morta, per Bobby Parks non esistevano più festività o motivi di festeggiare, viveva per abitudine. Il caso di Amanda Parks era stato quello che la gente definiva ‘un caso strano’: trovata morta nella propria casa, apparentemente suicida. L’arma del delitto, se mai un delitto fosse stato compiuto, era un coltello da cucina con una lama lunga quindici centimetri con cui i signori Parks erano soliti tagliare il tacchino il giorno del Ringraziamento. La polizia aveva chiuso il caso dopo poche settimane di indagini. Ma Bobby Parks sapeva perfettamente chi aveva ucciso sua moglie: era stato Gavin Scott, l’uomo che quindici anni prima aveva avuto una relazione con sua moglie e che non le aveva mai perdonato di averlo lasciato per sposare Bobby. Gavin Scott, però, non era mai stato incriminato e il caso era andato a sommarsi agli altri casi di suicidio. Ma Amanda Parks non avrebbe avuto nessun motivo per suicidarsi e da quel giorno di cinque anni prima Bobby Parks aveva smesso di festeggiare, di gioire, di vivere, ormai privato della sua adorata moglie. Quella mattina si era recato al lavoro passando in mezzo alla gente in maschera che comprava dolciumi e cercava gli ultimi accessori per rendere perfetti i propri costumi. Bobby Parks lavorava in un obitorio. Da quando la moglie era morta, si era allontanato sempre più dai vivi e aveva preferito la compagnia dei morti, gli unici che gli permettevano di restare in silenzio per tutto il giorno. Quel giorno all’obitorio era stato portato un solo cadavere: la famiglia abitava nel Vecchio Continente e sarebbero passati un paio di giorni prima che andassero a prenderlo. Aveva tutto il tempo per fare le analisi di routine, quindi passò la mattinata a leggere il giornale, senza nemmeno consultare la scheda di quell’uomo che per morire aveva scelto l’unico giorno dell’anno in cui nessuno si curava dei morti. Dopo pranzo decise di prendere in mano la scheda che veniva compilata quando un cadavere veniva portato all’obitorio. L’uomo era morto in un incidente stradale: non aveva rispettato uno stop e un tir l’aveva travolto. Ma fu quando Bobby Parks lesse il nome del morto che rimase così sconvolto che per poco la cartella non gli cadde dalle mani: quell’uomo era Gavin Scott, quello che lui sapeva con certezza essere stato l’assassino di sua moglie, l’uomo che, tuttavia, la polizia non aveva mai sospettato. Non volle nemmeno vedere il cadavere, che faccia avesse dopo che era passato tanto tempo, in che stato fosse dopo la morte. L’uomo che gli aveva portato via la sua amata Amanda, solo perché non aveva potuto averla per sé, ora giaceva in un sacco di nylon in un cassetto frigorifero a mezzo metro da lui. L’unica cosa che lo manteneva in vita, il proposito di vendetta, ora non aveva più ragione di esistere. Non continuò a leggere la scheda, gli occhi annebbiati dalla rabbia e dalla frustrazione: se qualcuno doveva uccidere Gavin Scott, quell’uomo era lui, non un maledetto tir. Gavin Scott gli aveva portato via sua moglie e lui aveva giurato sulla tomba di Amanda che gli avrebbe presentato il conto che la giustizia era stata troppo superficiale per stilare. Ma ora Gavin Scott era morto, ucciso in uno di quegli stupidi incidenti d’auto che capitano ogni giorno. Uscì dalla stanza, pensando che avrebbe chiesto al suo collega di occuparsi del corpo il giorno dopo. Tuttavia, per ogni minuto delle ore seguenti, camminò su e giù per la stanzetta del personale senza riuscire a calmarsi: l’uomo a cui aveva giurato vendetta era morto e si trovava nella stanza accanto, a un muro di compensato di distanza da lui. L’unica cosa simile ad una ragione di vita era sparita, travolta da un tir perché non aveva rispettato il codice della strada. Gli rimanevano ancora alcune ore prima che il suo turno finisse, ma non riusciva a calmarsi. Gettò il giornale che gli aveva tenuto compagnia per tutto il giorno sul tavolo e bevve un bicchiere d’acqua. Avrebbe aspettato che si fossero fatte le nove e sarebbe andato a casa; il giorno dopo avrebbe preso un periodo di permesso finché il cadavere non fosse stato ritirato dai familiari: non avrebbe più voluto passare un solo minuto vicino a Gavin Scott, anche se ormai era solo un cadavere come quelli che capitavano all’obitorio ogni giorno. Si sedette sul vecchio divano e chiuse gli occhi. Era il 31 ottobre e dalla strada provenivano le risa di bambini che giravano per le case facendo dolcetto o scherzetto. Era il 31 ottobre e si dice che in questo giorno, nel giorno di Halloween, i morti che hanno lasciato conti in sospeso con i vivi, partite aperte o a cui sia rimasto qualcosa da fare prima di riposare in pace ritornino per finire di compiere ciò che non sono riusciti a portare a termine in vita. Hanno una notte all’anno per saldare i propri conti, una sola notte e poi dovranno aspettare un altro anno. Ma Bobby Parks non aveva mai creduto a queste storie di fantasmi. Bobby Parks era un uomo con i piedi per terra, un uomo onesto che da quando aveva perso la moglie si era chiuso sempre più in se stesso, fino ad isolarsi completamente. Questo avrebbero scritto nel suo necrologio, il giorno dopo sul New York Times. Probabilmente si era suicidato a causa della forte depressione che lo aveva afflitto dopo la morte dell’amata moglie. Si era ucciso con un coltello dalla lama di quindici centimetri, nell’obitorio in cui lavorava. Poche persone avrebbero letto il necrologio di Bobby Parks. Ancora meno avrebbero letto il trafiletto che parlava dello strano caso di un cadavere scomparso dall’obitorio in cui lavorava Parks e che non sarebbe mai stato ritrovato. Ma si sa, i giornali di oggi saranno usati per avvolgere il pesce di domani. Era il primo di novembre e qualche appassionato di storie del terrore aveva detto che un uomo aveva compiuto la propria vendetta ed ora riposava in pace.