Solo uno stupido scherzo?

Faceva veramente freddo quella sera, la notte di Ognissanti, e il vento dava vita a rumori sinistri, come unghie che graffiavano stridenti una parete, urla acute forse provenienti dall’immaginazione stessa. Ma un giovane ragazzo, seduto in riva al lago, sembrava non badarci. La sua bellezza era devastante e di sera, con la sua pelle chiara che splendeva alla luce della luna, era davvero divino...


*Faceva veramente freddo quella sera, la notte di Ognissanti, e il vento dava vita a rumori sinistri, come unghie che graffiavano stridenti una parete, urla acute forse provenienti dall’immaginazione stessa. Ma un giovane ragazzo, seduto in riva al lago, sembrava non badarci. La sua bellezza era devastante e di sera, con la sua pelle chiara che splendeva alla luce della luna, era davvero divino. I suoi occhi di ghiaccio avevano ammaliato molte ragazze prima d’ora e il suo sorriso era semplicemente irresistibile ma il suo sguardo, in quel momento, era rapito da un foglio di carta che teneva tra le mani, probabilmente un’antica pergamena. Si era recato lì per cercare delle radici utili a rendere più realistico il suo costume da zombie, quando si imbatté in quello strano documento. Man mano che avanzava nella lettura, il suo sguardo sembrava incupirsi e una strana luce illuminava i suoi occhi, ormai neri come la pece. La calligrafia così minuta e perfetta riportava queste parole:*

‘Fuggo. Sento la vita scivolarmi via e fuggo nella vana speranza di trovare la salvezza. Un tempo ero una ragazza bella ed amata, ora sono solo un corpo vuoto. Scrivo questo pezzo di carta e affido questi miei ultimi ricordi alla foresta per dare un senso alla mia vita. Ma anche e soprattutto, alla mia morte. Era un pomeriggio soleggiato quando il mio piccolo animale, un cane a cui ero molto legata, scomparve tra gli alberi di un bosco. Lo seguii, avventurandomi in quel luogo tanto tenebroso, ma non riuscivo a trovarlo: sentivo i suoi latrati e i suoi movimenti, percepivo la sua presenza, eppure non lo vedevo. Finchè, all’improvviso, non sentii un grido. Disumano. Mi bloccai. Fu allora che la vidi chiaramente: era una bambina, con lunghi capelli dorati e una veste bianca che svolazzava. L’apparizione durò qualche istante, neanche il tempo di sbattere le palpebre che lei non c’era più. Ero pietrificata dalla paura. Stavo ferma lì, incapace di muovermi, e avrei voluto urlare a squarciagola. Ma a cosa sarebbe servito? Chi mi avrebbe sentito in quel luogo tanto sperduto? Lentamente mi ripresi e guardai l’ora, pensando che magari qualcuno si era accorto della mia scomparsa e quindi di lì a breve sarebbe venuto a cercarmi. Ma anche l’orologio mi aveva abbandonato, restando immobile a segnare la mezzanotte. Respirai. Razionalizzai: era uno scherzo della mia mente, quella ragazza non esisteva. Appena lo pensai, comparve di nuovo. Era nel punto opposto di dove l’avevo vista la prima volta, ma era anche molto più vicina a me. Ancora qualche attimo e scomparve. Non dimenticherò mai quel volto. Non dimenticherò mai quegli occhi. Non dimenticherò mai quella sua aura terrificante. Stavolta mi misi a correre. Senza sapere dove andare, l’unica cosa che pensavo di dover fare era correre. Poi giunse l’alba e con la luce ogni paura svanì. Vagai ancora in cerca di una meta, finchè non mi resi conto che stavo girando in tondo. Nonostante io andassi verso occidente, senza mai cambiare direzione, passavo sempre per gli stessi luoghi. Come se fossi intrappolata. Forse questa è la condanna che devo scontare: ogni notte scappo per non essere presa da questa bambina, perché l’unica certezza che ho è proprio quella di dover fuggire da lei. Ormai non so più nemmeno dire da quanto tempo sono costretta a questa vita e sento che le forze mi stanno abbandonando. Non mangio, non bevo e non dormo da giorni. Forse la morte è meglio di tutto ciò.’

*La paura aveva invaso anche il ragazzo, che guardò l’orologio: era mezzanotte. D’istinto si voltò verso la foresta in parte a lui, ma non c’era nulla. Tirò un sospiro di sollievo. Era solo uno stupido scherzo, un biglietto lasciato da qualche buffone per spaventare chi l’avesse trovato. Si alzò, dirigendosi verso il suo dormitorio poiché di lì a poco ci sarebbe stata la festa per Halloween. Ma una luce attirò la sua attenzione. Si volse, per capirne la fonte, e la vide: una tunica bianca e biondi capelli al vento. Il lago rifletteva l’immagine di una bambina. Di quella bambina. Un terrore straziante lo invase, lo fece cadere nell’oblio: forse sarebbe stato meglio non aver conosciuto il proprio destino…*