1 settembre - In carrozza

18,30 - terza carrozza



Corsi verso la terza carrozza, trascinandomi dietro Anacleto e il baule.
Mi ero affezionata a quel veicolo. Prendevo sempre quella carrozza, ogni anno.
Riconobbi il Thestral, che aspettava tranquillo fra le due stanghe di legno.
“Ciao Samir…” lo salutai, dandogli un buffetto sul muso. Riuscivo a vederlo. Da quando avevo assistito alla morte di Mister Twinkie, quella notte nel cimitero.
Rabbrividii.
Poi vidi Vea e Mike che correvano nella mia direzione, allora sistemai i bagagli e saltai su.
Quando fummo tutti e tre lì al caldo, e gli unici rumori udibili erano il cigolio delle ruote sul selciato, e la pioggia che ticchettava fuori, Vea mi porse mortificata delle scuse, per non essere intervenuta.
“Ma no, dai…” la consolai “Per me hai già fatto molto! Sei stata la prima che ha mostrato un cenno di amicizia verso di me… Non hai riso e non sei scappata urlando quando hai saputo del mio segreto. Sei una vera amica.”
Ci fu una pausa. Mi voltai verso Mike, che era lì in attesa di sapere.
Poveretto, chissà com’era confuso!
Un po’ titubante, cominciai a raccontare.
“Quando avevo sei anni, e stavo a casa di mia zia Calendula, che mi ospitava perché i miei genitori erano via per lavoro… Decisi di fare una passeggiata. Era una sera d’estate, e c’erano le lucciole. Io estasiata le seguii nel bosco, assieme al mio cane, Mister Twinkie. Mi persi quando fu buio. Non so come, crebbe una fitta nebbia, e mi ritrovai nel cimitero dietro la casa… Fu lì che…” mi interruppi. *Parla cretina, parlaaa!*
Deglutii.
“Fu lì che un Gramo ci attaccò. Mister Twinkie morì per aver cercato di difendermi… E io fui morsa da quel lupo fantasma. Mia zia, non vedendomi tornare, organizzò una spedizione di soccorso, e quando mi trovarono mi portarono subito al San Mungo. Non capirono che cosa avessi, perché sembrava tutto a posto. Il morso mi aveva lasciato solo una cicatrice.”
Strinsi le mani convulsamente attorno al bordo del mantello.
“Tutto procedette normalmente, fino alla notte di Halloween. Mentre dormivo, la cicatrice prese a bruciare e la ferita si riaprì. Chiamai zia Calendula, perché mi aiutasse o perlomeno chiamasse un dottore… Ma quando lei aprì la porta… Invece di soccorrermi si mise a lanciarmi contro degli incantesimi, a maledirmi, a gridarmi che ero un mostro assassino… Io non capii. Per sfuggire a quella strana reazione corsi via, fuori. Nel bosco. Ero assetata per la corsa, così arrivai ad un ruscelletto, ma quando guardai nell’acqua… Non ero io quella riflessa. Era un Gramo. Mi ero trasformata in un Gramo.”
Ripresi un po’ di fiato.
“Quando mia zia comprese, cercò di convincere i miei genitori a rinchiudermi al San Mungo. I miei non vollero affatto. Detestavano l’idea che io venissi trattata come una malata mentale, o come un ibrido, o come un… Errore. Quindi accettarono la mia natura. Da allora, tutte le notti di Halloween mi trasformo in un lupo fantasma. Da quel morso, oltre al fatto che io sia costretta a diventare quello che tutti considerano un mostro, ho preso anche una strana caratteristica. Quando mi arrabbio, sono addolorata… O quando i sentimenti prevalgono su di me… Le mie iridi diventano rosse. Come quelle del Gramo. Finora però non era mai successo che io… Sì, insomma, piangessi sangue. Quel che è peggio è che i miei occhi non riescono a tornare castani, non capisco perché!”
Deglutii un’altra volta. Era terrorizzata. Cosa avrebbero detto tutti, dopo aver visto i miei occhi???


Justine O'Connell
III anno, Tassorosso