1 settembre - La medicina contro i mali

21,40 - Scale


E così avevo appena iniziato a salire le scale, che sentii dei passi dietro di me. Qualcuno era alle mie spalle, ma non ebbi quasi la forza di voltarmi per vedere chi fosse. Continuai a procedere, come se non avessi sentito nulla, col capo chino. Finchè qualcuno non sfiorò la mia mano.
E fù allora che mi voltai e la vidi. Lei aveva messo la sua mano nella mia, e adesso mi guardava. I nostri occhi si persero in un contatto eterno. Non riuscii a capire più niente. Ero confuso. Confuso da quello sguardo, confuso da quelle labbra, confuso da quei capelli, quell'odore.. Confuso da lei.
E mai per una ragazza, neppure per le più prestanti avevo mai provato qualcosa del genere. Mai. Solitamente la mia sicurezza in campo di donne era ciò che mi contraddistingueva dalla maggior parte dei ragazzi della mia stessa età. Eppure lei era diversa, lo sentivo, lo vedevo.. Era così evidente, così consistente che pareva si potesse toccare con mano. Allo stesso modo nel quale io toccavo la sua. Incrociai le mie dita con le sue. Ed ogni insicurezza, ogni dubbio, parvero scomparire. Come una medicina che guarisce ogni ferita, ogni male.
I suoi occhi dicevano tutto. E non potei non credere a quello sguardo, così sincero, così puro, così palesemente travolgente. Come un corso d'acqua in piena, come un uragano che spazza via ogni cosa lasciando solo la traccia di ciò che è stato. Un rospo gracchiava dentro al mio stomaco.
Accarezzai i suoi capelli con la mano libera, il suo viso, i suoi zigomi, quel volto così perfettamente chiaro, come la candida neve. Il mio dito s'arrestò sotto il suo mento, e fù così che accadde. In un attimo, accorciai le distanze tra me e lei. Ero incerto tuttavia, non osai perciò far ciò che avrei voluto. Semplicemente mi limitai a sussurrarle. "E' stato l'attimo più brutto della mia vita, ma adesso che sei qui sento che niente può farmi cedere.." dissi tutto d'un fiato. Era quello che sentivo.
I nostri visi erano ancora vicini, così vicini da sentir il respiro di lei sulla mia pelle. Ed allora udii una voce, e mi voltai.
"Mike! Mike! Ehi!.." era Justine che gridava.
Aveva abbassato il capo mentre correva verso di me, ed evidentemente non si era accorta di quello che era appena successo. Le sorrisi.


Mike Lanon
V anno, Grifondoro