2 settembre - Tutto è bene quel che finisce bene

17, 30 – Infermeria


Per fortuna Justine stava bene. Mi aveva fatto spaventare un bel po’, tanto è vero che non spiaccicai parola. E poi Vea aveva riassunto il mio stato d’animo con quel suo sfogo, la pensavo allo stesso modo. Ma non potevo di certo farle una scenata del genere…magari quella buffa ragazzina non aspettava altro, una mia scenata. Non mi ero dimenticato il bisticcio successo in mattinata…era stato troppo divertente, ma anche abbastanza umiliante per me.
Sorrisi un attimo al sol pensiero.
Valenty mi aspettava fuori dalla stanza: voleva parlarmi?Non ero uscito prima, per rispetto a Justine e comunque volevo accertarmi che stesse davvero bene.
“O-ora devo andare ragazze” dissi sottovoce. L’infermeria sembrava un posto quasi sacro, l’abbassamento della voce era una cosa automatica. “Ciao Vea, ciao Justine…cerca di stare più attenta la prossima volta ragazzina…” le ammiccai, e uscendo dalla stanza aggiunsi “…e questa è la seconda camicia che mi devi…” sorrisi ancora al pensiero di come l’avrebbe fatta arrabbiare quella frase.
Chiusi piano la porta e mi voltai. Valenty se ne stava lì, appoggiata al muro, chiaramente aspettava me.
Mi aggiustai i capelli, la cravatta e mi avvicinai a lei. Eravamo uno difronte all’altro.
Attesi in silenzio, con le braccia dietro la schiena, che Valenty iniziasse a parlare.

Andrew Parker,
IV anno, Grifondoro