1. Cinque Giorni


La notizia dell’imminente Ballo del Ceppo aveva messo tutti in agitazione, i ragazzi cercavano di invitare le ragazze e le ragazze cercavano di farsi invitare di ragazzi, le più coraggiose prendevano l’iniziativa. L’intera scuola si stava preparando all’evento tanto che le decorazioni natalizie sarebbero state molto più grandi e sontuose del solito per mettere in mostra la magnificenza del castello agli occhi dei ragazzi di Durmstrang e Beauxbatons.
Serena invece pensava che tutto ciò fosse solo una seccatura, non le piacevano gli eventi come i balli della scuola e feste del genere, troppa confusione e schiamazzi, per lei non era niente di così speciale, soprattutto dopo che aveva saputo che il ragazzo di cui era innamorata aveva invitato un’altra. Hermione quella mattina nel dormitorio le aveva detto che Harry aveva invitato Cho Chang di Corvonero, e la sua avversione per i balli era aumentata, anche se poi lei gli aveva detto di no; aveva scelto proprio la persona giusta di cui innamorarsi. Il famoso Harry Potter, che lei amava per quel suo carattere ribelle ma con un forte senso della giustizia, per la sua abilità nel Quidditch che l’aveva tanto impressionata, per quei suoi capelli neri costantemente in disordine che le facevano venire la strana voglia di passarci una mano in mezzo, e per quei suoi occhi verdi, un verde brillante, tanto verdi quanto erano azzurri quelli di lei, quello sguardo che la rapiva ogni volta che lo vedeva, avrebbe tanto voluto essere al posto degli occhiali di Harry per incrociare sempre i suoi occhi. Però Serena sapeva benissimo come stavano le cose, Harry era innamorato di quella Chang, e Ginny, la sorella del suo migliore amico Ron Wesley, era innamorata di Harry e ormai Serena si era rassegnata all’idea che per Harry lei quasi non esisteva, forse lui non si ricordava neanche il suo nome, pur essendo compagni di classe. Poi lei era anche la compagna di stanza di Hermione Granger, altra migliore amica di Harry, Serena le voleva bene, ma le invidiava il modo in cui passava il tempo con lui, lei era simile a Hermione, studiosa e intelligente, molto perspicace ma anche riservata, Serena preferiva rimanere sulle sue senza dare troppo nell’occhio, con questo suo carattere Harry non l’avrebbe mai notata.
Cinque giorni prima di Natale Serena aveva deciso che non sarebbe andata al Ballo, ma che sarebbe rimasta in Sala Comune a portarsi avanti con i compiti. Quel giorno si recò in biblioteca per finire il tema di Trasfigurazione, in Sala Comune aveva intravisto Harry e Ron, quindi aveva distolto lo sguardo, aveva oltrepassato il buco del ritratto della Signora Grassa ed era filata dritta in biblioteca. Aveva preso cinque libri dagli scaffali per fare il tema e si accorse che gliene serviva un altro e si alzò per andare a prenderlo. Mentre lo cercava, sfiorava le testine dei libri con l’indice e lo trovò in uno scaffale in alto, allungò la mano per prenderlo ma lo toccava solo con la punta delle dita, allora si alzò sulla punta dei piedi e si appoggiò allo scaffale ma non riusciva comunque a prenderlo, stava per prendere la bacchetta quando una mano afferrò il libro con molta più facilità e glielo porse. “Ti serviva questo?” le disse il ragazzo che l’aveva appena aiutata, aveva i capelli di un biondo chiarissimo, quasi bianco, e gli occhi neri, era più alto di lei di almeno venti centimetri e indossava la divisa di Serpeverde. Era il cercatore della squadra verde argento, Draco Malfoy. “Si” disse lei prendendo il libro. “Grazie.” Si girò e andò a sedersi ma lui la seguì e si sedette di fronte a lei. “Fai i compiti della McGrannitt?” le chiese. “Si” rispose lei senza alzare lo sguardo, lui non chiese nient’altro ma rimase lì seduto, con una mano sulla guancia e l’altra sul tavolo, continuando a fissarla mentre lei lo ignorava e continuava il tema. Scrisse un intero rotolo di pergamena e posò le sue cose, prese i libri e si alzò, anche Malfoy si alzò e le prese i libri dalle mani. “Questi dove vanno?” lei lo guardò stupita e rispose. “Erano in quello scaffale lì in basso.” Lui posò i libri e rimise a posto anche quello nello scaffale in alto con Serena lì accanto che continuava a fissarlo. È stranamente gentile. Pensò. Di sicuro vorrà qualcosa da me. “Senti, ” incominciò lui appoggiando un gomito sulla libreria. “Vieni al Ballo con me?” e le sorrise, affascinante. “Cosa?” chiese lei interdetta. “Vuoi che venga al Ballo con te?” Forse non aveva capito bene. “Sì, è così. Sai, ” disse lui avvicinandosi. “Ti trovo molto carina.” Si avvicinò ancora e chinò il viso su di lei, che arrossì. “Se non fosse stato così, non ti avrei guardata neanche.” Prese in mano i capelli castani di Serena, che erano legati in una morbida treccia appoggiata sulla spalla sinistra, lei però rimase immobile a guardarlo negli occhi come paralizzata mentre lui li slegava passandoci in mezzo le dita. “Noi Malfoy otteniamo sempre ciò che vogliamo.” Disse portandosi i capelli di Serena vicino alle labbra come se volesse sentirne il profumo, a lei venne la pelle d’oca a quel contatto e arrossì. “Scusami, ” disse facendo un passo indietro e allontanandosi da lui. “Ora devo andare.” Si voltò, prese le sue cose e se ne andò via, quasi correndo.
Non sapeva perché stava scappando, Malfoy l’aveva messa in agitazione, non conosceva neanche lei il motivo per cui ogni volta che le toccavano i capelli aveva quella reazione, per questo li teneva sempre legati. Si fermò a metà delle scale, pensierosa. Calmati Serena. Si disse. Non è successo niente, ora vai al dormitorio, ti leghi i capelli e ti riposi fino all’ora di cena. Salì di corsa le scale fino al settimo piano e attraversò svelta la scorciatoia che portava al dormitorio quando si scontrò con qualcuno e inciampò, quella persona cercò di sorreggerla ma perse l’equilibrio e Serena si ritrovò distesa a terra addosso a “Harry!” Era andata a scontrarsi proprio con Harry Potter, che in quel momento stava andando nella direzione opposta, e ora era per terra sdraiata sopra di lui, che ancora la reggeva per le spalle. “Ti sei fatta male?” le chiese. Lei non gli rispose ma continuava a fissarlo negli occhi, quegli occhi che lei aveva tanto desiderato che si posassero su di lei adesso la stavano fissando incuriositi, tanto che lei arrossì. “Hey, tutto a posto?” chiese ancora lui mettendosi a sedere con lei sulle ginocchia sorridendole. “S-sì…”
“Bene, allora potresti alzarti se non ti dispiace?”
“Cosa?” allora Serena tornò alla realtà e si rese conto di dov’era seduta. “Ah! Scusa, non so dove ho la testa oggi.” Disse alzandosi di scatto e raccogliendo la borsa, dalla fretta la prese al contrario e rovesciò tutto il contenuto. “Oh no!” si chinò e raccolse i libri sentendosi una grande stupida, però Harry era a terra e la stava aiutando a mettere a posto le sue cose. “Certo che sei proprio impacciata.” Le disse scherzoso. “Di solito non è così, oggi mi sento un po’ strana.” Chiuse la borsa e si alzò. “Stavo giusto andando al dormitorio a riposare prima di cena.”
“Sei una Grifondoro? Di che anno sei?”
“Faccio il quarto anno… proprio come te…”
“Davvero? Come mai non ti ho mai notata in classe?”
“Di solito sto sempre seduta al primo banco e non parlo molto con gli altri in classe, al massimo scambio qualche opinione con Hermione.”
“Siete amiche?”
“Siamo compagne di stanza.” Calò un breve silenzio imbarazzato tra di loro e Serena si accorse che ora poteva dirgli quella cosa. “Senti Harry, io…” lei lo guardò di nuovo negli occhi, imbarazzata. “Io volevo… volevo dirti che sei stato davvero stupefacente nella prima prova del Torneo Tremaghi.” Gli disse tutto di un fiato e stavolta fu lui ad arrossire leggermente. “Gra-grazie… Davvero!”
“Allora ci vediamo, Harry!” lo salutò oltrepassandolo per uscire dal corridoio. “Sì, ci vediamo… Hey!” la chiamò lui facendola girare di scatto. “Non mi hai detto come ti chiami!” lei gli sorrise dolcemente. “Serena, Serena Bradley.” Si voltò e se ne andò verso il dormitorio con i morbidi capelli che le danzavano intorno. Harry stava per andarsene quando vide un leggero luccichio, per terra in un angolo c’era un orecchino d’oro a forma di piccola lacrima. “Serena…” doveva esserle caduto quando si erano scontrati. Se lo mise in tasca e si disse che glielo avrebbe ridato a cena, quella ragazza lo incuriosiva, voleva rivederla.