5. Ciao


-Allora... allora parli...lo... lo sa... pe... vo...- riuscì a sussurrarle, prima di svenire.

Il cuore di Hermione perse un battito, mentre Draco sveniva tra le sue braccia. In quel momento non penso' al fatto che lui era Draco Malfoy, non penso' al fatto che lui l'aveva sentita parlare. Penso' solo che lui era un ragazzo come tanti, che soffriva cercando in ogni modo di non dimostrarsi debole. Il ragazzo che popolava i suoi pensieri, senza che lei volesse pensarlo o riuscisse a cambiare le cose.

Il ragazzo che faceva battere il suo cuore, ancora e ancora.

E in quel momento era svenuto sopra di lei, facendola cadere. Aveva sentito il tonfo, il suo corpo che arrivava a toccare il pavimento gelido e il freddo che oltrepassava il vestito bianco per arrivare alla sua pelle. Sentiva il peso del ragazzo sopra di se'.

I loro corpi aderivano perfettamente.

Il respiro caldo e lento del ragazzo arrivava lieve a sfiorarle il viso, facendole venire i brividi. Ed Hermione era in grado di percepire ogni singola cosa. Era come se lei... lei... era impossibile, ma aveva la sensazione di essere ritornata a vivere. Cerco' di muoversi sotto il corpo di Draco, ma non riusci' a togliersi il ragazzo di dosso. Senti' il suo cuore battere all'impazzata per quel contatto creato per caso, per un gioco del destino.

Senti' il cuore di Draco battere lentamente, troppo lentamente.

La ragazza sussulto': perche' no, proprio no! Lui non poteva morire, non poteva lasciarsi andare in quel modo, non doveva. Lei non poteva permettere una cosa del genere. Era una cosa che non doveva assolutamente succedere.

Perche' lei non voleva che accadesse.

Hermione senti' un odore acre, ferroso, storse il naso, cercando di placare la nausea. Ci mise pochi secondi per capire da dove proveniva quell'odore, ma soprattutto per capire di cosa si trattava. Era sangue, il sangue di Draco. Era quel sangue che lui non aveva scelto di avere, quel sangue che aveva determinato ogni singolo aspetto della sua giovane vita, le sue origini... ogni singola cosa. Quel sangue che era l'unica cosa che lui usava come arma, contro se stesso e contro gli altri: era il modo con il quale sceglieva con chi stare, per non decidere e rischiare di sbagliare, era il modo in cui lui veniva guardato... era il modo in cui lui si sentiva sempre. Era determinato solo dal sangue. Un liquido rosso, con piastrine, globuli rossi e bianchi, come quello di tutti gli altri. Ma era il suo sangue.

Sangue puro, purissimo.

Cosi' determinante, ma non per questo diverso.

Era sangue, solo sangue.

Ma valeva, valeva tutto.

Draco stava sanguinando ed Hermione stava perdendo tutta la sua proverbiale calma. Cerco' ancora di togliersi il corpo di dosso, ma niente. Respiro' a fondo, lentamente, cercando di riflettere. Cosa poteva fare? Chiamare aiuto sarebbe stato difficile, visto che per quie corridoi non passava mai nessuno e lei non poteva muoversi. Rimanere ferma era il modo migliore per facilitare la morte del ragazzo, per anticiparla. Perche' era successo tutto quello? Come? Chi l'aveva ridotto in quel modo? Sicuramente erano ragazzi che non approvavano quello che aveva fatto l'anno precedente, ragazzi che odiavano il suo nome, la sua famiglia e tutto quello che Draco rappresentava. I loro nomi? Probabilmente non l'avrebbe mai saputo, anche se avrebbe tanto voluto il contrario.

Per lanciar loro una fattura, piu' di una, possibilmente.

Perche' si erano fermati a quello che Draco rappresentava e nessuno si era curato di capire realmente lui.

Perche'?

Avevano paura? Credevano di avere ragione? Che lui avesse torto?

Perche' non gli davano la possibilita' di spiegarsi? Di parlare?

Avrebbe tanto voluto tornare indietro... per capire prima che sarebbe bastato un appoggio.

Un saluto. Un ciao pronunciato a denti stretti. Una semplice conversazione, magari anche banale.

Ma non aveva visto.

Perche' a volte vediamo solo quello che vogliamo vedere... fino a quando qualcuno ci costringe ad aprire gli occhi e a tentare di guardare con i suoi occhi.

Sospiro', cercando di non cedere, di non lasciarsi andare. Teneva i muscoli tesi, per provare, ancora una volta, a spostare il corpo di Draco. Riusci' a muoverlo lentamente, spostandolo di lato. E si stanco' terribilmente. Solo per quel movimento le era costato uno sforzo notevole. Ma aveva sentito i muscoli contrarsi, il sangue passare attraverso le vene e il cuore battere dentro di se'. E si trovo' a realizzare che lei sentiva, e la cosa non era per niente normale per un fantasma. Sarebbe dovuta passare attraverso il corpo del ragazzo, in quel momento avrebbe dovuto cominciare a fluttuare leggermente. Ma niente, rimaneva attaccata al pavimento da quel corpo caldo e ferito. Che sembrava non volerla lasciare andare, che sembrava deciso a tenerla cosi', attaccata al suolo, attaccata a ogni singola cellula della sua pelle.

Attaccata alla vita.

Scosto' ancora il corpo del ragazzo, a malincuore. Non voleva abbandonare la speranza di poter ancora vivere, non voleva smettere di usare i suoi sensi, non voleva lasciare ancora la sua vita. Si alzo' a fatica, abbandonando la pietra fredda e gelida, abbandonando il corpo caldo, bollente... che le aveva riscaldato il corpo e l'anima. Non voleva smettere di percepire quel contatto, smettere di sentire il calore, di sentire il sangue nelle proprie vene, di sentirsi viva.

Ma non poteva lasciare che lui perdesse la vita.

Non per la sua.

E lei non poteva tornare a vivere.

Non a quel prezzo.

Hermione lo guardo', senza perdere nemmeno un'istante a fissare le sue mani o il suo corpo in generale, che era tornato. Era preoccupata, e non sapeva dirsi nemmeno il perche'. Lo vedeva sdraitao, inerme. La sua guancia sinistra era appoggiata sul pavimento, era steso a pancia in giu'. La ragazza si chino' e gli accarezzo' la pelle del viso. Fece il contorno delle labbra, la guancia, gli zigomi, poi passo' alla palpebra. Era caldo, bollente.

Quando le serpi dovrebbero essere fredde.

Ma lui era diverso.

Lei lo sentiva, lo sapeva.

Draco gemette. Hermione, colta di sorpresa, si alzo' di scatto e fece un veloce passo indietro. Il ragazzo gemette ancora, aprendo piano gli occhi. Si alzo' lentamente, tenendosi un fianco per il dolore, quando giro' la tensta verso di lei, Hermione trattenne il fiato e si porto' una mano alla bocca. L'occhio destro era nero, la camicia era macchiata di sangue e strappata in un punto che permetteva di vedere la ferita. Lui storse il naso, sentendo l'odore del sangue, ma non si scompose piu' di tanto, era pur sempre un Malfoy.

Doveva mantenere le apparenze, la sua dignita' veniva sempre prima di ogni altra cosa.

Si alzo' in piedi, appoggiandosi ad un banco. Teneva le gambe leggermente piegate per il dolore, ma si sforzava di ripristinare la sua maschera di indifferenza. Poi la vide. E rimase leggermente a fissarla.

Mentre una nuvola bianca l'avvolgeva.

La luce accecante cesso' e gli permise di riaprire gli occhi, Hermione era ancora immobile di fronte a lui... per un momento gli era sembrato di vedere una ragazza, in carne ed ossa. Cos'era successo? Si sforzo' di mantenere la calma, di non far trapelare il suo dolore e la sua inquietudine e ghigno. Fece un passo avanti e quel ghigno si trasformava in una smorfia di dolore. Hermione era immobile, come congelata. Non sapeva cosa fare, ma avvertiva la leggerezza, sentiva il nulla. La stanchezza era passata, lasciando lo spazio ad una totale beatitudine. Era un fantasma, di nuovo. Cosa le stava succedendo? Pochi attimi prima era viva, era ancora viva. In quell'istante niente.

Si era lasciata sfuggire l'unica opportunita' di tornare in vita?

O tentare di farlo sarebbe stato come afferrare il fumo a mani nude?

In quel momento non lo sapeva, ma non le importava.

Ne era valsa la pena.

Lui era ancora vivo, ma non sapeva per quanto le cose sarebbero rimaste cosi'.

-Parli.- disse lui, mantenendo immobili tutti i muscoli -Ne ero certo.- le non disse niente, iniziando a pensare a tutti i modi per portarlo in infermeria, invano: non le veniva in mente proprio niente. Draco si piego' leggermente sulle ginocchia, per la stanchezza, perche' le sue gambe minacciavano di cedere per il dolore -Ah... non... pensavo...- fece una pausa, respirando affannosamente -Facesse cosi'... male...- ghigno' ancora, guardandola, senza la forza di fare un altro passo e senza la voglia di smettere di guardare quel fantasma che sembrava ipnotizzarlo -Non parli? Sei... timida?- chiese, sforzandosi di mantenere la calma e le apparenze. Hermione inizio' a fluttuare verso la porta, per uscire da quella stanza, per non parlare, per non pronunciare una singola parola.

Per scappare da lui, e da se stessa.

Aveva paura dell'effetto che lui le faceva.

Aveva paura di non riuscire a non seguire il suo cuore, le sue sensazioni.

Ma voleva farlo, voleva lasciar perdere l'odio, per una volta.

Forse poteva tornare indietro e dire quel ciao che non aveva mai detto.

-Dove vai?- le chiese Draco, senza staccarle gli occhi di dosso

-Devo chiamare aiuto.- disse lei.

-Non serve.- si sforzo' di ghignare, ma fece solo una smorfia e gemette.

-Cos'hai?- chiese lei preoccupata, fluttuando verso di lui.

-Niente.- la guardo' negli occhi -Non andare.-.

-Devo...- lo guardo'.

-Non ora che parli. Stai con me... parla con me...-.

Lei sgrano' gli occhi, sentendo uno strano calore pervaderle il corpo.

-Non posso io... tu stai male.-.

-Lo so.- rispose lui, malinconico -Non parlo con nessuno perche' nessuno vuole parlare con me. E' per il nome che porto, per il marchio che mi e' stato fatto... e' sempre per quello.-.

-Non e' per quello.- lo guardo' con dolcezza -Stai male, devi essere portato in infermeria. Non puoi restare qiu in queste condizioni.- spiego'.

-Non m'importa niente... proprio... niente.-.

Era un ragazzo come tutti gli altri, aveva solo bisogno di qualcuno che volesse conoscerlo veramente.

Ciao... bastava solo quello.

E sarebbe bastato.

-Ricominciamo da capo?- gli chiese, sorridendo amaramente.

-Ri... ricominciamo da... da capo...- fece una smorfia di dolore -Ciao...- la saluto', senza capire perche' il suo cuore batteva all'impazzata e il suo stomaco veniva popolato da miliardi di farfalle.

-Ciao...- lo guardo' preoccupata, allungando la mano per sfiorargli il volto -Sicuro di stare bene?- gli chiese.

-Non lo so...-.

-Ti devo portare in infermeria.- gli disse.

Non poteva permettere che lui morisse, non voleva.

-No. Non voglio.- protesto' lui, come un bambino che non voleva fare qualcosa.

-Devi. Non puoi comportarti come un bambino...- lo guardo', sorridendogli con dolcezza -Stai male. Devi andare da Madama Chips.-.

-Non voglio.- ripete' calmo. -Non posso permettere che si sappia che sono stato ridotto in questo modo.-.

Orgoglio maledetto!

-Non dovresti badare all'orgoglio quando stai veramente male. Non ti dovrebbe importare il giudizio degli altri, soprattutto per queste cose.- lo guardo', seria e non pote' fare a meno di ammirare la forza con la quale seguiva degli ideali non suoi, delle idee che non condivideva e condizioni che avrebbe dovuto cambiare.

Sarebbe stato piu' coraggioso se si fosse ribellato.

Ma non aveva abbastanza forza.

Non aveva nessuno pronto a credere in lui.

-Non sto male.- ripete', ostinato.

-Ok, ammesso che io possa crederti, viste le tue condizioni... cosa vorresti fare ora? Rimanere qui e morire dissanguato? Farti guarire da un fantasma come me? Come potrei farlo? Dimmi... come vorresti passare il tempo prima di quella che sembra la tua morte certa. Non dovresti sottoalutare la vita, non devi: e' la cosa piu' preziosa che potrai mai avere.-.

-Non... non ho intenzione di chiederti di curarmi, di... guarirmi.- le disse, senza smettere di sorreggersi il fianco dolorante -No... non posso darti questo... questo peso... questa... responsabilita'...-.

-Non la voglio. Ma non perche' ho paura di non riuscire a guarirti, anche se e' vero... la mia paura e' privarti della tua vita.- confesso', amaramente.

-Non vale niente, a... assolutamente... niente.- sospiro', trattenendo leggermente il fiato, perche' respirare gli provocava un forte dolore al fianco.

-La tua vita vale tantissimo. Solo... forse non hai mai iniziato a vivere... non come vuoi tu, almeno...- gli sorrise, facendo un altro passo verso di lui.

-Non vale niente, non... non varra' mai...-.

-Co'hai intenzione di fare? Smettere di lottare?-.

-Non ho mai lottato...-.

-Perche' non vuoi cominciare, farlo ora, da adesso?-.

-Non ne vale la pena.- scosse la testa.

-Allora cos'hai intenzione di fare?-.

-Parlare. Con te.- le sorrise.

Non il solito ghigno alla “Malfoy”, era un vero sorriso.

Che la fece tremare.

Che la colpi' come niente era mai stato in grado di fare.

-Perche'?- gli chiese solo, in un sussurro.

-Non lo so...- rispose sinceramente, cercando di nascondere una smorfia di dolore -Perche' voglio farlo. E per una volta ho deciso di seguire i miei desideri.-.

-Non me lo merito.- disse, sincera -Non sai chi sono, non sai niente di me.. e credi che una chiacchierata con me valga molto piu' della tua stessa vita? Della tua salvezza?- chiese, sinceramente sorpresa.

-Si'.- annui', sicuro.

-Perche'?-.

-Non so chi sei, ma lo sento. Cosi' come ho capito che tu sai parlare, ma non volevi farlo perche' te lo impedivano... lo sentivo...-.

-Perche'?- ripete' ancora, come se avesse perso tutto il vocabolario che possedeva solitamente.

-Vorrei saperlo.-.

Non si erano ancora accorti che le risposte erano racchiuse nei loro cuori.

Ma li avevano chiusi, tempo prima.

La chiave?

Non sapevano dove cercarla.

-Non puoi lasciarti andare in questo modo. Dove sono le tue ambizioni?- domando'.

-Le ho perse con gli anni, i giorni... forse non le ho mai avute. Mi piaceva la mia vita, da... Malfoy... a primeggiare su tutto... fino all'istante in cui la Mezzosangue per eccellenza, la Granger...- Hermione sussulto' impercettibilmente -Mi ha costretto a rifletere. Le devo molto... e allo stesso tempo niente. Ha distrutto le mie illusioni, il mio mondo perfetto. Per cosa? Per farmi capire che lei era esattamente come me.- la guardo' -Buffo vero? La mia maschera tolta da una di quelle persone che ho sempre odiato...-.

-Forse vedi la cosa da una prospettiva sbagliata... hai mai pensato che voleva solo farti capire come si sentiva?-.

-Scusa?-.

-Sono una Mezzosangue... be'... ero...- lo fisso', prima di tornare con lo sguardo sul pavimento -E' una cosa cosi' rilevante?- si sorprese a chiedere, rialzando la testa.

Lo era?

A Draco importava veramente il sangue?

-Al momento... al momento... credo che il sangue sia... solo sangue...- rispose.

-Un liquido rosso...- gli sorrise, facendo un altro passo verso di lui.

-Solo un liquido... rosso...- rispose.

-Non ti credevo cosi'...- confesso' lei.

-Nessuno guarda mai oltre il cognome, sai? Ormai ho fatto l'abitudine agli sguardi pieni d'odio... odio per le cose che ha fatto mio padre. Io... non ho mai voluto avere niente a che fare con lui.-.

Una marionetta.

Lui era solo una marionetta.

Senza la forza per tagliare i fili ed andare avanti da solo.

-E... hai avuto la forza di chiedere aiuto all'Odine...- disse lei.

-Non mi credono nemmeno loro...- ghigno -Comprensibile... sono Draco Malfoy, il bastardo Serpeverde. Cosa ci si puo' aspettare da uno con queste caratteristiche? Da uno come me?- la guardo', mentre sentiva le palpebre pensati e socchiudeva gli occhi.

-Non dire a nessuno di me.- disse solo.

-Non mi crederebbero... io... sono... io...- chiuse gli occhi e si lascio' andare cadendo per terra, svenuto.

Il dolore che provava non era solo fisico.

Era molto peggio.

Era dentro di lui.

Nel suo cuore, nella sua anima.

-Tu sei umano... ora lo so...- mormoro', prima di uscire dalla stanza per andare a chiedere aiuto.