6. La Pace


La luce fioca di una candela illuminava debolmente la stanza. Hermione fluttuava accanto al letto al centro di quella camera. Fluttuava, andando prima a destra poi a sinistra, nervosamente. Continuava a lanciare occhiate preoccupate al ragazzo che occupava il letto, sotto quelle lenzuola nere, che facevano risaltare il suo pallore. Draco si agitava nel sonno, mormorando qualcosa di incomprensibile. Ad ogni bisbiglio Hermione sussultava, fermandosi di colpo.

Era veramente preoccupata per lui.

Nonostante Madama Chips avesse ripetuto piu' volte che Draco si sarebbe ripreso senza problemi lei era inquieta. Era rimasta in quella stanza, quella che occupava Piton quando insegnava ancora ad Hogwarts, anche se la McGranitt le aveva ripetuto piu' volte di stare alla larga da Malfoy. Lei aveva disobbedito, preferendo rimanere a controllare la situazione. Il ragazzo dormiva, ma sul suo viso non c'era la tipica espressione beata di una persona felicemente immersa nel mondo dei sogni.

Sembrava che un incubo avesse deciso di tormentare la sua anima.

Hermione socchiuse gli occhi, sforzandosi di non preoccuparsi, di riprendere il suo autocontrollo. Si sedette, continuando a fluttuare in aria e comincio' a fissare la fiammella della candela, che bruciava senza sosta.

-Ehi...- questo debole mormorio la riscosse dai suoi pensieri.

-Ehi...- sorrise a Draco, mentre lui si limitava ad osservarla.

-Sei qui...- sembrava parecchio sorpreso.

-Sono ancora qui.- annui', per tranquillizzarlo -Come stai?- gli chiese poi.

-Sono vivo.- si limito' a dire, con una nota di malinconia nella voce.

Quasi avesse preferito morire, per smettere di vivere in quel mondo .

Quel mondo che sembrava non avere spazio per lui.

-Ti... ti avevo detto...- riprese, guardandola negli occhi cioccolato -Di non chiamare aiuto.- la frase suonava come un rimprovero', ma Hermione si sforzo' di non badare al suo tono accusatorio.

-Non sei in infermeria. Nessuno sapra' quello che ti e' successo. Non era quello che volevi?- chiese, girando la testa verso la porta, per distogliere lo sguardo da lui.

Avrebbe voluto scappare.

Scappare da quello che non conosceva.

Scappare da quello che le metteva paura.

Scappare.

Da tutto e da niente.

-Ho la sensazione di affogare...- disse, senza nemmeno preoccuparsi di risponderle.

-Stai male?- scatto' in piedi, preoccupata -Vuoi che chiamo qualcuno?-.

-Non e' un male fisico...- scosse la testa, tirandosi lentamente a sedere -E' qualcosa che sento dentro di me. Ho la sensazione di essere sprofondato nelle sabbie mobili. E vorrei reagire, vorrei tentare di liberarmi. Ma ho la sensazione di non potermi muovere, di non poter fare assolutamente niente. E non riesco a respirare, non posso. E mi sento affondare, lo credo, mi sento andare piu' giu', sempre piu' giu'.-.

-Capisco cosa provi...- si morse il labbro inferiore.

Lo provava anche lei.

-Ma non capisco...- continuo' -Perche' lo dici proprio a me?-.

Perche' con lei, in quell'istante, non badava all'orgoglio?

-Perche'... perche'...- si fermo', scuotendo leggermente la testa -Ci deve essere per forza un perche'?-.

-Be'... normalmente...-.

-Ascoltami...- si fermo' a riflettere -Ascoltami Mascherina... io... non devo per forza spiegarti i miei gesti, quello che dico o... o quello che voglio. Io sono io e... e sto cercando di...-.

Di diventare tuo amico.

Ma queste parole gli morirono in gola.

-Mascherina?- chiese, con gli occhi sgranati.

-Si'. “Dama Bianca” e' troppo lungo...- spiego' con calma.

-Mi...- sorrise -Mi piace.-.

Aveva la sensazione che il suo volto stesse andando in fiamme.

Ma non poteva, era certo.

Era un fantasma. Tutto qui.

-Anche a me...- cerco' di mettersi su un fianco e gemette per il dolore.

-Va tutto bene?- gli si avvicino', arrivando a fluttuare sopra il letto, seduta sull'aria.

-Io...- si giro' di nuovo, tornando a sdraiarsi a pancia in su. -Io...- si fermo' di colpo. Il viso di Hermione era a pochi centimetri dal suo e lui non riusciva a pensare, a niente.

Non sapeva cosa fare.

Per la prima volta in vita sua non sapeva cosa fare. E nemmeno cosa dire.

-S...- Hermione s'interruppe a sua volta, imbarazzata -Stai... bene?-.

-Credo... no... non lo so...- scosse la testa.

Erano a pochi centimetri l'uno dall'altra.

I loro cuori battevano all'impazzata.

Cosa gli stava succedendo?

-Io...- dissero, contemporaneamente. Ammutolirono. Draco alzo' lentamente un braccio verso il volto di Hermione. Le sfioro' piano il viso, con le sue dita calde. Non tocco' niente, senti' solo dell'aria fredda intorno alla mano.

Ma non si fermo'.

Continuo' ad accarezzare la sua guancia, anche se non riusciva a sentire niente, a toccare niente. Hermione chiuse gli occhi, percependo un formicolio indistinto che le percorreva tutto il corpo partendo dalla guancia.

Si sentiva bene.

In pace con se stessa e con il mondo.

Il corpo di Hermione comincio' ad abbassarsi sempre di piu'. Centimetro dopo centimetro fluttuava sempre meno. La mano di Draco riusci' a sfiorarle la guancia. Prima di fermarsi di botto. La lascio' in quella posizione, immobile. Mentre si guardavano negli occhi.

Le stava sfiorando la guancia.

Entrambi avevano lo stomaco pieno di farfalle.

Si sentivano bene, veramente bene.

Dopo troppo tempo.

O per la prima volta.

§ §

-Non so cosa fare, Albus.- Minerva stava fissando il quadro di Silente, seduta alla sua scrivania.

-Sai benissimo che farai la cosa giusta.- le rispose lui.

-La signorina Granger... Hermione... be'... temo che non segua le mie regole, i miei consigli...-.

-Sai bene che in quella situazione le cose non sono per niente semplici...-.

-Ma lei non puo' rischiare!-.

-Tu l'avevi fatto, ricordi?-.

§ §

-Sei caldo...- sussurro', tenendo ancora gli occhi chiusi.

Voleva sentirlo.

Ancora e ancora.

Ma sapeva che non sarebbe durata per sempre.

-Le tue dita...- mormoro' ancora, senza riuscire a muovere un muscolo -Sono...- non riusci' a finire la frase, ma non le importava piu' di tanto.

-Shhh...- le bisbiglio' lui, senza smettere di accarezzarle il guancia.

-Ma...- cerco' di dire qualcosa.

-Shhh...- la interruppe -Shhh...-.

Avrebbero tanto voluto fermare il tempo.

Avrebbero tanto voluto essere in grado di congelare quell'istante.

Avrebbero tanto voluto rendere eterno quel dolce momento.

Insieme.

-Voglio sentire il tuo calore...- mormoro' Hermione, aprendo lentamente gli occhi.

-E' impossibile.- rispose, senza nascondere la sua tristezza.

-Ma ora lo sento...-.

-E io sento te...-.

Per sempre.

Ma niente e' per l'eternita'.

Niente puo' esserlo.

§ §

-Perche' ci ha lasciati qui?- chiese Ron, sdraiato sul suo letto, mentre abbracciava il cuscino.

-Non e' dipeso da lei...- disse Harry, sforzandosi di non perdere la calma.

Perche' tutte le persone alle quali voleva bene se ne andavano?

Perche' doveva sempre essere cosi'?

-Ma...-.

-Possiamo dire che ci ha lasciati soli ed e' stata egoista, che ci ha fatto stare maledettamente male! Che e' colpa sua se soffriamo!- si fermo', mentre le lacrime iniziavano a pizzicargli gli occhi -E ti confesso che a volte lo penso, lo credo realmente! Ma...-.

-Ma pensare che e' stata egoista... non ci fara' stare meglio, giusto?-.

-Giusto.- annui', sospirando.

-Era sempre pronta ad aiutarci. Era... sempre li', per ogni cosa di cui avevamo bisogno...-.

-Sei arrabbiato con me, vero?- gli chiese Harry.

-No, amico. Non e' stata colpa tua.-.

-Se lei non mi avesse seguito ora... ora sarebbe ancora viva...-.

-E' successo a lei, ma poteva succedere a noi. Io non l'ho protetta...-.

-Era destino?-.

-Ma ora Hermione non c'e' piu'...-.

-Mi manca...-.

-Anche a me... tanto...-.

Avrebbero voluto rivederla.

Anche solo per un secondo.

§ §

-Non mi sono dimenticata cosa si prova...- sussurro' Minerva.

-Vuoi solo che soffra di meno, vero?- la voce di Silente le colpi' il cuore.

E le fece riaffiorare tutti i ricordi.

-Non voglio che le succeda quello che e' successo a me...- la professoressa abbasso' la testa -Non mi sono dimenticata il dolore che si prova ad essere dei fantasmi che devono risolvere le loro faccende in sospeso per tornare in vita. Non ho dimenticato il dolore nel vedere le persone che amavo piangere per me e stare male. Non mi posso dimenticare niente, niente di niente!- i suoi occhi erano pieni di lacrime -Non voglio dimenticare il tuo aiuto nell'uscire da quella situazione! Ma non voglio che lei soffra come ho sofferto io!-.

-Non credi che abbia il diritto di trovare qualcuno che l'aiuti a superare il momento?-.

-Qualcuno che morendo la lascera' sola?- guardo' il quadro, cominciando a singhiozzare.

-Qualcuno che le insegnera' che deve lottare comunque, che non puo' arrendersi.- Silente non smetteva per un secondo di fissarla -E.... Minerva?-.

-Dimmi...-.

-Non devi dimenticarti quello che ti ho insegnato. Non devi dimenticare come ci siamo innamorati...- le sorrise -Non devi dimenticare il tuo passato.-.

Il passato fa parte di una persona.

Il passato rende una persona cio' che e'.

Il passato non puo' essere cancellato, mai.

-Cosa dovrei fare?- chiese, senza riuscire a frenare le lacrime.

-Parlale. Raccontale che tu hai vissuto la sua stessa situazione, raccontale che sei stata tu a scrivere quel libro. Falle sapere che non e' sola e che la capisci.-.

-Non posso.-.

-Non serve a niente fuggire dal passato, non serve a niente cercare di dimenticare ogni cosa. Lei merita di saperlo. E dovresti toglierle quelle regole, quegli obblighi. La fanno solo stare male.-.

-Cerco solo di proteggerla.-.

-Ti ammiro, molto. Non devi dimenticarlo.-.

-Non voglio farlo.-.

§ §

Draco avvicino' lentamente il pollice alle labbra di Hermione. Percorse piano il labbro superiore e il labbro inferiore. Uno per volta, uno dopo l'altro. Con lentezza, con dolcezza e con un leggero tremore della mano.

Che cosa temeva?

Che cosa lo faceva tremare in quel modo?

Hermione rabbrividi', aprendo lentamente gli occhi. I loro sguardi si incontrarono, ed entrambi si bloccarono in quella posizione. Non sapevano cosa provare, non avevano idea di quello che stava succedendo loro.

Perche' le cose dovevano essere cosi' difficili?

-Che sapore ha la pace?- le chiese, senza smettere di sfiorarle le labbra.

-Non lo so...- rispose sinceramente.

-Vorrei sapere che sapore ha la pace...- disse, guardandola negli occhi.

-La pace ha un sapore?- domando', confusa.

Perche' avevano iniziato quel discorso assurdo?

Perche' stavano parlando di cose che non erano mai importate loro?

Era cosi' assurdo voler pensare a cose semplici e smettere di preoccuparsi per ogni cosa?

O era legittimo voler provare a sorridere ancora?

-Non lo so.- rispose Draco, ricominciando ad accarezzarle la guancia.

Trovare la pace era cosi' difficile?

Voler essere felici era sbagliato?

-Vorrei sentire il sapore della dolcezza...- continuo' ancora il biondo -Ma temo di non essere in grado di farlo...-.

-Puoi sempre tentare di farlo...-.

-Le tue labbra... che sapore hai?-.

-Io...- si abbasso' leggermente.

Gli interessava veramente?

Cosa stava succedendo a lui? Cosa stava succedendo a lei?

Perche' parlavano cosi'?

Volevano solo dimenticare il passato?

Volevano smettere di soffrire?

-Vorrei sentire il tuo sapore...- comincio'.

-Sono un fantasma...- disse, calma.

-Non ha importanza.-.

Era sincero.

Con lei lo era sempre stato.

Draco si sollevo' leggermente. Entrambi chiusero gli occhi. Le labbra di Draco raggiunsero dell'aria fredda, Hermione senti' solo un pizzicorio indistinto al viso.

Perche' non potevano assaggiare la pace?

Perche' non ci riuscivano?

Hermione si allontano' da Draco e si mise a fluttuare al lato del letto. Lui la guardo', confuso: perche' se n'era andata?

Cosa volevano fare?

Cosa stavano per fare?

Un bacio.

Loro... erano loro!

Aveva cosi' tanta importanza?

Il biondo si alzo' a sedere. Si mise sul bordo del letto e rimase a guardarla: -Scusa...- le sussurro', con dolcezza.

-Ma che cosa stavamo facendo?- chiese, confusa.

-Non lo so... io...-.

Si stavano per baciare.

E volevano farlo veramente.

Draco si chino', le prese il viso tra le mani e la guardo' negli occhi. Hermione tremava. Le labbra di Draco si posarono piano sulle sue.

E si baciarono.

Le loro labbra unite, le bocche incollate.

Le lingue che danzavano sensualmente.

Si sentivano bene, finalmente bene.

Quello era il sapore della pace