Il Barone Sanguinario


E’ meraviglioso l’amore che hai dentro.
Portalo con te.
Addio.

- dal film “Ghost-fantasma” -



« Dolce l’amore che vibra le vene, esplode l’ardor che più non si contiene… »
« Lode a voi Sir Nicholas, quale vento impetuoso vi porta qui?»
« Un vento ben strano, Sir Cadogan: imprevedibile!»
« Notavo il vostro canto! Ah, tripudio di vita!»
« O come lo si voglia chiamare. Adesso scusatemi, ma una certa cosa mi porta via.»
« Non nasconderete niente a me, Sir: il mio cuore vissuto vede una strana sfumatura persino nel vostro argento torbido!»
« Suvvia…»
« Che mi prenda un colpo! Non vi è mai limite, né fine, all’arguta passione! Orsù ditemi, chi sarà mai la dolce damigella?»
« Oh! La vostra sagacia mi stupisce: ma son io che non amo parlare--»
« Coraggio! L’amor ferisce meglio della spada più affilata, ma niente spazio all’ignobile vergogna! Sir, aspetto con ansia una vostra risposta.»
« Così sia! Caro Cadogan, ho il piacere di esprimervi il mio inconsueto affetto per la bella Dama Helena.»
« Helena! Che mi prenda un altro colpo e mi stramazzi a terra! Starete forse scherzando?»
« Niente affatto, non ne vedo il motivo.»
« Oh! Oh! Oh! Non avevo sentito nulla di più divertente dopo il balbettio confusionario del
giovane Paciock, la sua fuga imbarazzata e il suo successivo capitombolo.»
« Non vedo con me questo cosa c’entri. Devo supporre una presa per i fondelli?»
« Come potrei! Non è da me, sbeffeggiare l’ingenuità altrui!»
« Ammetto di averne abbastanza. Helena sta suscitando in me qualcosa in più di quel che mi aspettassi, e voi ve ne prendete gioco: non avrete visto le occhiate che mi regala.»
« Dopotutto è una donna compassionevole.»
« Questo è troppo! Voi, rinchiuso in quella cornice, cosa ne volete sapere!»
« La mia esistenza è stata più intensa della vostra, Sir, tanto quanto basta per capire che Helena non ha occhi che per me. È duro confessarlo proprio in vostra presenza, ma--»
« Non fatemi ridere! Questo è veramente più spassoso di quando capitai all’improvviso Paciock facendolo soffocare nel porridge! »
« Siete spiacevolmente sarcastico, peccato che alle damigelle piacciano gli uomini valorosi e umili come me.»
« Permettetemi di contraddirvi: l‘unica impresa valorosa che avete compiuto è farvi vedere continuamente davanti a tutti sopra quel pony grasso e zozzo, e inneggiarlo e inneggiarvi come se foste un magnifico re su un candido Pegaso!»
« Affronto! Non accetterò insulti da un barboso e lagnoso che non riesce ad alleviare le sue inutili pene neanche dopo la morte! E si diceva che questa era liberazione!»
« Inglorioso omuncolo, la Dama vi noterà solo per i vostri strilli femminei che raggiungono ogni angolo, in confronto le grida delle Banshee sono amorevoli cinguettii!»
« Urlerò pure la mia prodezza, ma almeno io ho la testa ben piantata sul collo, Sire!»
« E io conservo ancora il mio contegno! A mai più rivederci, Cavaliere, neanche nelle mie prossime vite!»
« Fellone! La vostra codardia è tanto più grande del vostro cosiddetto affetto verso la mia Lady! Per lei, oh, sarei disposto a morire!»
« Voi siete già morto, stupido pazzo! Che mi tocca sentire…»
« Tutte le scuse sono buone! Ciò che mi avete appena fatto notare è un dettaglio irrilevante: sarei disposto a morire di nuovo!»
« Pazzia, follia, idiozia! Le state collezionando tutte! Lei non può rivivere, quindi come farebbe a morire!»
« Il mio amore, a differenza del suo, raggiunge l‘impossibile mutandolo in concreta realtà. Se voglio morire per la mia damigella, morirò per la mia damigella!»
« Lei riderebbe di gusto se vi dovesse vedere! Un uomo già morto che per lei vuole morire!»
« Appunto! Quale prova più inconfutabile della mia venerazione?»
« Questa è la prova inconfutabile della vostra uscita di senno!»
« Certamente è inutile parlare con un ottuso materialista, cupo essere senza sogni come siete voi; è naturale che non capiate! La donna è una creatura dolce e tenera che va carezzata, protetta, stupita: prima ancora del grande amore vi deve essere la fiducia, perché se ella capisce che l’altro è sincero, coraggioso, pronto a salvarla e a darle tutto ciò che possiede pur di ricevere il suo amore, allora ella lo amerà, è inevitabile!»
« Ma il vostro “darle tutto“ deve essere per forza limitato a darle ciò che l‘amante ha, non certo ciò che non ha!»
« Allora vedete che non ci arrivate? La donna, secondo voi, apprezzerà più lo sforzo di darle ciò che l‘amante ha, o soprattutto ciò che l‘amante non ha?»
« Ma se l‘amante non ha quella certa cosa, come fa a donargliela!»
« Col cuore, ragazzo mio!»
« Continuo a non capirvi. Mettiamo caso che codesto amante non abbia un libro--»
« Quale libro, quale libro! Finitela di fare le cose in piccolo! Mettiamo anzi caso che l‘amante non abbia la luna!»
« Per il boia che m‘ha ammazzato…»
« Sir Nicholas, o ragionate bene, o non ragionate!»
« Qua si tratta di ragionare da pazzo, ossia sragionare! Ma facciamo pure a modo vostro: mettiamo che l‘amante non abbia la luna e voglia offrirla alla sua amata. Quindi?…»
« Quindi grazie al suo amore, enorme e incondizionato, eleverà la propria anima e la propria mente fin a congiungersi con l‘universo infinito, assorbirà tutte le energie naturali del cosmo e della natura, e si troverà con le dita graziose tese a reggere verso di lei il proprio cuore e la luna!»
« …Mi state cianciando dell‘invisibile! Del falso e dell‘inesistente!»
« Ma no, insomma! Il vostro amore - chiamiamolo pur così - è falso e inesistente?»
« No!»
« E perché lo dite? In fondo, non lo vedete! È invisibile!»
« Che vuol dire? Lo penso, lo sento, quindi c‘è!»
« Ah, cervello defunto in funzione! È proprio quello che intendevo! La luna che ha portato l‘amante non si vede, ma egli la pensa e la sente, e l‘amore la farà esistere proprio nella sua mano!»
« Eppure l’amata non la vedrà!»
« Certo che sì: se l‘amore non è univoco, costringe a guardare con gli stessi occhi; ossia, l‘amata che ama vedrà la stessa cosa con gli stessi occhi dell‘amato che ama lo stesso sentimento, ossia vedrà la luna nelle sue mani!»
« Comincio a capire…»
« Ne son felice! E’ quasi scontento del fatto che proprio noi due dobbiamo contenderci la bella Dama: ma la vita è vita!»
« Potrebbe non nominarla, Sire?»
« Devo! Se dobbiam morire adesso, lasciami scivolare ancora un po‘ questa parola dolceamara sulle labbra…»
« Ma allora, il nostro non sarà un vero e proprio morire, ma pensare di morire!»
« Non si può avere tutto dalla i]vita[/i], dico bene?»
« Per la testa mozza dei Cavalieri senza Testa!»
« Ribadisco comunque, che l‘importante è donare ciò che non si ha, come simbolo d‘amore.»
« Nonostante il vostro ragionamento, logico senza dubbio, lo stesso percepisco qualcosa che stona: è come se voi convinceste Paciock di mostrare la pergamena intonsa dicendo che i compiti di Pozioni li ha fatti in mente con tanto amore! Come credete che reagirebbe Severus? Con un sorriso grato e languido, o con una bastonata da spaccare il cranio a una Chimera?»
« Voi vi confondete da solo: la mia ottima argomentazione--»
« O elucubrazione…»
« …consiste solo nel sentimento fra due amanti, non è adottabile nell’intera vita!»
« Che quel pony vi dia una zoccolata!»
« Basta discutere, anche il più ingenuo e incolto maghetto può constatare chi ha ragione fra noi due. Buona morte, Sir Nicholas!»
« Sir, aspett--… …Cielo, è stramazzato sul serio. Sir? Sir Cadogan? Per tutti i ruzzoloni di Paciock, e adesso che faccio? Debbo morire veramente? Pare facile. Forza Nicholas, dopotutto sei già morto, non ti costa mica farlo di nuovo! L’hai già fatto, insomma… Volta più, volta meno… Oh! Se vedo bene, si sta avvicinando qualcuno! Il Frate… Sir Cadogan! Mi sente?
Adesso, in questo preciso momento, davanti a un quadro di un Cavaliere franato al suolo sì bruscamente, e davanti al suo fedelissimo, imponente stallone, dopo circa cinquecento anni, Sir Nicholas de Mismy-Porpington muore per la seconda volta!»


« …E vi dicevo, Barone, a cosa mi giova osservare la vita con animo così pessimista, se posso trovarmi bene con me stesso e con gli altri? Vivi e lascia vivere, si vive meglio, non credete?»
« Non è mica così tanto semplice Frate, sapete, voi avrete magari passato una vita più gaia della mia…»
« Ma son cose passate! La vita regala anche tanti piaceri, perché nasconderli o ignorarli? Persino dal male provato, penso io, si può trovare qualcosa di buono!»
« E‘ nobile il vostro pensiero, io dico però che--»
« Per i sudori freddi di Paciock! Mi si è annebbiata la vista o vedo Sir Cadogan a lingua in fuori nel suo quadro, e Sir Nicholas col capo chino affianco a questo?»
« Non capisco. È forse un gioco?»
« E non mi hanno invitato! Di solito sono io che do inizio alle feste!»
« Non ne avranno avuto il tempo: frequenti sono i dissidi soffocati fra di loro, questa sarà una specie di armonia ritrovata.»
« …Neanche se li stuzzico rispondono, eh no. Che carini!»
« Beh, che ne dite adesso se andiamo da un‘altra parte?»
« Per Tosca, non vorrete mica ignorare questa melodia amica!»
« Scusate?»
« Non vedete? Sprizzano una tumultuosa tranquillità e quieta grandezza da tutti i pori! È l’amicizia che dà vita e la vita che genera amicizia! E se non rispondono, vorrà dire che è proprio così! Stanno vivendo i loro primi momenti di--»
« In sintesi, cosa volete che faccia?»
« Uniamoci a loro, manifesteremo il nostro accordo e la nostra disponibilità!»
« Quest’azione ha della follia…»
« Oh finitela di fare il sanguinario per una volta, e provate ad apprezzare anche altre cose! Si tratta solo di star immobili, se proprio così la volete mettere: su avviciniamoci! Ecco arrivare Helena, apprezzerà il bel gioco anche lei!»
« Riderà di voi invece! Figuratevi se acconsento a questa pagliacciata, per tutta la dinastia dei Serpeverde!»
« Cielo, che burbero, che noioso! Ecco! Arriva: io partecipo con gioia, voi non svelate alcun segreto!»


« Ditemi, Barone: un fantasma può svenire?»
« Preferirei che non mi faceste alcuna domanda, Helena. Almeno nessuna che riguardi qualunque cosa stiano facendo questi pazzi.»
« Come volete. Mi accompagnereste da una parte? Avrei voglia di parlare a qualcuno di una cosa che mi è capitata poco prima.»
« Vi porgo il braccio: di cosa si tratta?»
« Una bambina del primo anno mi ha teso un bel libro che stava leggendo, per far leggere anche me… Mi sono sentita quasi rabbrividire, se avessi potuto farlo: ella voleva che lo prendessi, e ricordarmi che per me molte cose ormai sono impossibili… Non so, mi ha fatto sentire un po’ strana.»
« E’ normale. Ma è anche inutile forzare ciò che non ci appartiene.»
« Vero. Eppure, avrei una tal voglia…»
« Abbandonate i funesti pensieri, mia cara. Poiché vedo che più di uno vi annebbia ancora la mente.»
« Oh Barone, io sospiro! E’ il ricordo di mia madre. So che la dolce Rowena nacque in un glen, e ho il continuo rimembrare di quella valle: come se volessi farla ricongiungere con la sua origine, un ritorno al principio, raccolto, affettuoso, per riscaldarla da quel freddo presente
che le aveva stretto il cuore.
E ho le sue parole non dette, i suoi gemiti nel mio cuore…»


In quel mentre ero circondata dal divino.

Le montagne concave odoravano di muschio e strofinato pino, l'aria umida intrecciava parole fra le mie ciocche di chioma corvina.
Piccole gocce cristalline ricoprono il glen intero, cadevano dalla tasca della figlia invernale che afferrava stridente la rosea veste della dama Primavera, incoronata d'argento.
Una macchia grigia si espande dal lembo perlaceo, le iridi dolci si restringono, vispe: Helena mi fredda.

In quella gelida mattina, sono stesa supina vicino agli anemoni rugiadosi del cipride pianto, mentre la Primavera grigia si allontana e io spiro nella brina.

L'azzurro è troppo alto.



« Lei mi amava, Barone. Io non ho saputo fare altrettanto. Resterò infelice per sempre.»
« Cercate di vivere nel vostro mondo, Helena. Potrete… potrete apprezzare altre cose cui non avete mai fatto caso.»
« Inutile discutere con voi, Barone, avete perfettamente ragione. Per una volta, mi fate sorridere!»
« Così è: non cerco di dare quel che voglio, quanto quel che posso.»