Severus Piton e Lily Potter


“Dopo tutto questo tempo?”
“Sempre” rispose Piton.


E così, era giunto il suo momento. Il serpente dell’Oscuro Signore gli perforò il collo con le sue zanne acuminate e letali e l’equilibrio lo abbandonò facendolo stramazzare al suolo. Non c’era più nemmeno un briciolo di forza in lui, niente avrebbe potuto salvarlo dalla terribile morte che Nagini gli stava portando, e così il suo grido straziante piano piano si affievolì. Voldemort, soddisfatto del risultato, richiamando a sé la gabbia luminosa del rettile, uscì dalla stanza e lo abbandonò disteso sul pavimento con il sangue che gli sgorgava ininterrottamente dal collo.
Lui, il principe Mezzosangue, certo non avrebbe mai creduto di poter morire così. Voldemort avrebbe potuto ucciderlo innumerevoli volte in quegli anni, se solo si fosse accorto a chi veramente andava la sua lealtà, eppure stava morendo per una bacchetta, per LA bacchetta. Che senso aveva tutto ciò? Una vita spesa a proteggere il figlio di Lily, a rischiare ogni giorno la pelle per far sì che gli occhi del ragazzo, tanto simili a quelli della madre, non si spegnessero prima del tempo, e ora tutto finiva così. Senza nemmeno l’opportunità di spiegare, di essere capito e perdonato, di fornire quell’unico pezzo mancante che serviva a Potter per sapere come uccidere colui che aveva tolto la vita a lei, al suo più grande amore.
Poi, proprio come se le sue ultime preghiere venissero esaudite da un Dio che in quel mondo sembrava non esistere, ecco comparire il ragazzo Prescelto di fronte a lui. Doveva parlargli, dirgli tutto, nel poco tempo che gli rimaneva. Non poteva permettersi di perdere nemmeno un secondo perché tutto dipendeva da quello. La voce ormai non poteva più aiutarlo e così decise di condensare tutti i suoi ricordi e di donarli all’unica persona che avrebbe potuto redimerlo da tutto. Con grande sforzo sussurrò ad Harry di prendere quella sostanza argentea che ora sgorgava al posto del suo sangue ed il ragazzo eseguì. Aveva compiuto la sua ultima azione, forse la più pura e la più coraggiosa di tutte quelle mai fatte nella sua vita, ma ancora desiderava una cosa.
"Guar..da..mi" disse con immensa fatica.
Gli occhi neri del professore fissarono per un istante infinito quelli verdi di Harry prima di spegnersi, prima di svanire nel gelo della morte. Ma fu proprio in quel momento, fu proprio nel rivedere per un’ultima volta l’immagine della sua Lily, che nella sua mente affiorò un ricordo. Era diverso da quelli che aveva deciso di condividere con il ragazzo prima della fine, forse era il più intimo ed il più importante ricordo che il suo cuore aveva custodito per tanti anni, e il ripercorrerlo in quell’attimo dove tutto finiva gli diede la pace.

Era ancora un ragazzino, il secondo o il terzo anno che era ad Hogwarts, e finalmente era arrivato il Natale. Fin da piccolo aveva odiato con tutto se stesso quel periodo dell’anno perché i suoi genitori, incuranti di lui, avevano sempre distrutto la magia delle festività, ma quell’anno era diverso. Doveva esserlo. Per la prima volta, infatti, aveva deciso di fermarsi nel castello consapevole che la sua famiglia non desiderava riaverlo a casa almeno quanto lui non voleva tornarvi, e per la prima volta anche la giovane Evans sarebbe rimasta. Quant’era bella Lily.. Piton pensava spesso a lei, sapeva di provare sentimenti troppo forti per poter essere rivelati e così continuava a fare la parte del miglior amico, di quello che vorrebbe fare un passo ulteriore, ma sa che il rischio di perdere tutto sarebbe tanto enorme da impedirgli di vivere oltre. In fondo, questo è il problema di sempre, un dilemma che prima o poi ogni uomo si trova ad affrontare: amore o amicizia, dichiararsi o nascondersi, vivere i propri sentimenti o rinchiuderli dietro una maschera. Il Serpeverde, almeno per il momento, aveva fatto la propria scelta e voleva portarla fino in fondo, nonostante la difficoltà che comportava.
Era proprio in quel freddo mese di dicembre, quando molti studenti facevano ritorno alle loro case, che la bellezza di Lily risaltava maggiormente. Ogni ragazzo rimasto, di qualsiasi casata fosse, non poteva fare a meno di voltarsi al passaggio di una creatura tanto splendida. I capelli rosso scuro scintillavano ad ogni luce, naturale o artificiale che fosse, ed i suoi occhi verdi sembravano entrare nell’anima di chi li osservava. Tutti la desideravano e tutti, in quei momenti, invidiavano il pallido e giallastro ragazzo che le faceva compagnia. Piton, dal canto suo, ne era talmente ammaliato che nemmeno se ne accorgeva e quando stava con lei non vedeva altro. Passavano interi pomeriggi in biblioteca insieme, parlavano, uscivano a fare passeggiate e giochi con la neve, e si salutavano alle lezioni. Che importanza aveva se era una Mezzosangue? Lei era una delle streghe più promettenti del loro anno, lei era la sua migliore amica, lei era la ragione della sua vita: lo faceva sentire apprezzato, meno solo e capito. Tutto il resto non contava. I suoi compagni di casata ed amici, Avery e Mulciber, potevano anche dichiararsi impazienti di diventare Mangiamorte per il puro piacere di eliminare tutti i Nati Babbani, ma lui voleva unirsi al Signore Oscuro solo per avere quella luce necessaria per spiccare su tutti gli altri. Quel Potter riusciva sempre a umiliarlo davanti a Lily, ma una volta acquisito il potere necessario per uscire dall’ombra, l’avrebbe finalmente messo a tacere. Ma lei non sembrava apprezzare quelle sue amicizie, lei non poteva comprendere la vera ragione di tutto questo e perciò, forse anche per farsi perdonare di quel suo atteggiamento di superiorità che il suo animo verde argento possedeva, decise di farle un regalo per Natale. Doveva farle capire quanto ci teneva a lei, doveva farle comprendere che non avrebbe mai permesso a nessuno di ferirla perché lui ci sarebbe sempre stato.
Aveva programmato tutto: in due settimane doveva preparare e confezionare il dono e poi, al banchetto della Vigilia, l’avrebbe chiamata in disparte e le avrebbe consegnato quel suo regalo.

La sera del grande cenone era arrivata e Severus era elegante come non mai. Era un momento speciale che si sarebbe ricordato per il resto della vita. Non appena la vide, bellissima nella sua tunica nera, le corse incontro fermandosi a pochi passi da lei. Improvvisamente, ogni pensiero svanì dalla sua mente e lui rimase senza parole, imbambolato a guardarla.
"Sev, come sei bello stasera! Allora mi prendevi in giro quando dicevi di non voler festeggiare il Natale!" Disse lei con un gran sorriso, poi lo abbracciò. "Sono contenta che sia rimasto ad Hogwarts anche tu, almeno possiamo cenare assieme.." Aggiunse poi con sincera felicità.
Lui, muto, arrossì ed evitò lo sguardo della giovane ragazza. La prese per mano ed insieme si diressero nella Sala Grande che per quell’occasione aveva un unico grande tavolo dove gli studenti ed i professori rimasti avrebbero potuto farsi gli auguri e festeggiare insieme. Tutto attorno vi erano alberi natalizi, fatine, decorazioni, ghirlande e candele, mentre il soffitto mostrava un meraviglioso cielo stellato da cui partivano magici fiocchi di neve che scomparivano prima di raggiungere il tavolo. Dopo il rituale discorso del preside, il banchetto iniziò e dinanzi ai commensali apparve ogni tipo di leccornia. Solo protetto dal rumore delle posate e dal chiacchiericcio degli altri, Piton parlò.
"Sai Lily, dopo.. Avrei.. Avrei un dono da darti.." disse tutto d’un fiato.
"Per me? Oh, dici davvero Sev? " chiese la ragazza, entusiasta come non mai.
Al cenno di assenso imbarazzato del serpeverde si rabbuiò un po’:
"Io però non credevo che ci scambiassimo dei regali.. Non.. Non ti ho preso niente.."
"Non importa! Basta che tu sia felice" si accinse a replicare lui.
Poi, per cercare di distrarre la ragazza, versò nei loro calici del succo di zucca ed alzò il proprio bicchiere pronto per un brindisi:
"Alla nostra amicizia!"
"A noi!" Convenne Lily con un sorriso.
E, detto ciò, smisero di parlare ed iniziarono ad abbuffarsi come tutti gli altri. Antipasti, primi, secondi, contorni..il cibo sembrava non finire più! Gli elfi domestici del castello avevano dato il meglio di loro stessi per dar vita ad un banchetto del genere ed ancora mancavano tutti i dolci.
Il ragazzo decise di approfittare di quel momento di pausa, prima di gettarsi su qualche succulenta torta, per dare finalmente il tanto atteso dono alla ragazza. Tirò fuori un piccolo pacchettino dalla tasca e glielo porse tenendo gli occhi bassi e con una terribile paura di aver sbagliato qualcosa: il bigliettino, il regalo o ciò a cui tutta quella situazione rimandava.
"C’è un bigliettino che dovresti leggere prima di scartarlo.." Aggiunse prima che Lily avesse tra le proprie mani il pacchetto.
Appena lo prese, cercò il foglietto citato e con delicatezza lo estrasse dalla busta. Ne emerse anche un delicato bocciolo che, appena venne a contatto con la pelle della ragazza, iniziò ad aprire e chiudere i propri petali. Sorridendo per quello che il fiore le ricordava, lesse il biglietto:
Te lo ricordi, Lily, il nostro primo incontro?
Non l’ho dimenticato. Non ho scordato il tuo stupore nell’apprendere di essere come me, diversa da tutti coloro che ci circondavano.
Questo dono è per ricordarti chi sei e di quale mondo fai parte.

Un attimo di silenzio. Il ragazzo ebbe paura di aver scritto qualcosa di sbagliato, di inappropriato, di avventato. Un attimo solo in cui trattenne il fiato.
"Sev.. come sei potuto finire in Serpeverde?" Proruppe la ragazza guardandolo dritto negli occhi. Sembrava credere davvero a quelle parole emerse dal nulla.
Poi scartò il regalo e dal pacchettino ne emerse una piccola cornice d’argento con dentro una foto della ragazza al parco: la copia cartacea di Lily si dondolava sull’altalena e poi, dal punto più alto, si lasciava andare. Invece di precipitare sull’asfalto però, atterrava con leggerezza ad opera della magia. Quella stessa magia a cui Piton aveva assistito quando aveva poco più di dieci anni e la spiava in gran segreto. La riproduzione era meravigliosa e riusciva con grande maestria a riportare i meravigliosi lineamenti della grifondoro, il suo sorriso e la sua spensieratezza.
"Non avevo mai avuto una foto magica prima d’ora.. è bellissima! Oh grazie, grazie mille!" disse la ragazza con gli occhi che le brillavano.
Poi, ancora una volta, non riuscì a trattenersi dall’abbracciare l’amico e, mentre lo stringeva, aggiunse con tono ironico:"in questa foto però manchi tu.."

Eccolo, il ricordo più bello della sua vita. Niente più gli serviva per essere felice: sentire il corpo flebile di Lily tra le sue braccia, assaporare il delizioso profumo che emanava, percepire il suo respiro regolare a ritmo con il proprio. Era tutto perfetto..
Se solo avesse saputo il rimpianto per il litigio che un anno dopo li avrebbe separati, la delusione nel vederla con quel Potter, la disperazione che avrebbe provato il giorno della morte di quella donna meravigliosa, la stranezza provata a quella frase lanciata da Silente:
“Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?”..
Se solo avesse saputo, forse l’avrebbe stretta ancora un po’, forse non l’avrebbe mai lasciata andare.