Sigfrido


All'imbrunire, Harry lasciò la sua nicchia e fece ritorno alla capanna. Sentiva il bisogno di mettersi in azione. Non aveva idea di come fare ma la spinta che sentiva dentro di sé era impellente.

Entrò e per la prima volta dopo tutto quel tempo vide contemporaneamente i suoi due nuovi amici e "professori" seduti sul pavimento della capanna. Accolsero calorosamente l'arrivo di Harry e con una sola voce dissero.

- Complimenti giovane Harry! - Scoppiando a ridere entrambi per l'assoluta sincronia delle loro voci.

- Grazie! Ma a che devo i complimenti? - Rispose con un sorriso

- Hai appena terminato, e direi con successo, la prima parte del tuo addestramento. – rispose Doppio Sguardo scrutandolo con l'occhio arancione.

- La prima parte? -

- Certamente! Per la seconda parte avrai un altro Professore. Il Professor Sigfrido, colui che è riuscito a recuperare la sua anima strappandola dal posto in cui era stata imprigionata. - Rispose Tiensing con un tono narrativo.

- Dov'è? Non l'ho mai visto! Cosa mi insegnerà? -

- Abita sulla collina di fronte alla nostra – Rispose Doppio Sguardo indicandogliela attraverso la porta.

- Che cosa ti insegnerà? Beh questa è una faccenda tra te e lui. – Disse Tiensing con tono cantilenante. - Domani andrai da lui e lo scoprirai! - aggiunse con un tono che non ammetteva replica.

- Ora Doppio Sguardo puoi raccontare una fiaba ad Harry per farlo addormentare e accumulare le forze per il compito che lo attende. - disse con tono amorevole Tiensing

Harry aveva imparato a non fare domande e a fronteggiare tutto quello che poteva succedere quando aveva a che fare con quei due, a sue spese, soprattutto durante i combattimenti di kung fu che sosteneva contro Tiensing.

- Quello che ti racconterò ora è una leggenda che mi raccontò il mio insegnate tanto, tanto tempo fa. La leggenda dell'aquila. Il potere che fornisce e toglie la vita ad ogni essere viene chiamato Aquila, non che sia veramente un'Aquila, ma perché al veggente appare come un'Aquila nera. Quattro lampi di luce determinano la sua figura, il primo, bianco, fa intravedere il contorno della testa, il secondo, giallo, rivela un nero turbine che ricorda le ali, il terzo bagliore, rosso, lascia intravedere un occhio freddo e assente assolutamente non umano, l'ultimo, blu notte, rivela ciò che l'Aquila sta facendo. In realtà sta divorando la consapevolezza, vale a dire la registrazione di tutte le esperienze che l'essere un attimo prima ancora vivo ed ora morto ha provato nella sua vita terrena. Questo è il nutrimento dell'Aquila, quel potere che determina i destini degli esseri viventi, che si impossessa di tutte le loro esperienze. Pur essendo intangibile dai desideri e dagli sforzi dell'uomo, l'Aquila concede a ognuno di noi una possibilità, cioè la capacità, se ricercata, di mantenere la propria consapevolezza ed evitare la consunzione della morte... - Doppio Sguardo continuò il racconto con una voce penetrante e ipnotica, provocando ad Harry delle vampate di calore seguite da brividi di freddo. Qualcosa gli diceva che in effetti la leggenda descriveva il perché della vita e della morte, dando un senso alle gesta degli uomini e alla magia. - ... quello che l'Aquila dona è la porta verso la libertà, ma ciò non significa la vita eterna, solo la possibilità di conservare quella consapevolezza che normalmente viene persa al momento della morte. Qui finisce la leggenda dell'Aquila. Ora è il momento di dormire. Riposati domani dovrai essere pronto. Buonanotte Harry! - Ordinò Doppio Sguardo.

Si sdraiò sulla sua stuoia piombando immediatamente in un sonno profondo e ristoratore. Dormì ininterrottamente per tutta la notte ed al mattino venne svegliato dalla voce di Tiensing.

- Su piccolo Harry svegliati o farai tardi a scuola. - disse imitando una voce femminile.

Harry si alzò e si diresse fuori nel patio seguito da Tiensing. Stette in silenzio aspettando le istruzioni che, presumeva, gli avrebbe impartito. Infatti gli disse con tono cospiratore:

- Vedi Harry quel sentiero che conduce nella valle qui sotto? Bene lo dovrai seguire, ora guarda bene, laggiù incomincia a salire sul versante di quella collina. Quando sarai a circa metà strada per la cima troverai una capanna, li abita Sigfrido. Ma attento, stai molto attento, strane cose succedono in quella valle. -

- Che tipo di cose? -

- Strane ed imprevedibili, di più non so. - Rispose elusivamente Tiensing – Lo scoprirai presto. - Affermò.

Harry salutò Tiensing con un cenno della mano e si incamminò giù per la discesa. Man mano che scendeva la nebbia gialla si infittiva rendendogli difficile distinguere i particolari in lontananza. Ormai era quasi giunto sul fondo della valle, riusciva a stento a mettere a fuoco la piccola pianura che divideva le due colline. Ancora una serie di tornanti e avrebbe camminato agevolmente sul piano. Superati i primi due la nebbia si infittì ma Harry continuò facendo maggiore attenzione a dove metteva i piedi.

Gradatamente la nebbia diventò così fitta da rendere buio tutto il paesaggio circostante. Non riusciva a vedere al di la del suo naso allora si fermò e si sedette su un masso ad aspettare che la nebbia si diradasse almeno parzialmente. Il buio persisteva, Harry sentì una fitta al petto vide due macchie fosforescenti nella notte, erano occhi e lo stavano fissando. Quello sguardo provocava una forte pressione su di lui e stava combattendo contro se stesso per non scappare.

La cosa si fece insopportabile si concentrò intenzionato a usare la tecnica di percepire con il corpo insegnatagli da Tiensing durante i combattimenti, e si lanciò in una corsa veloce per sfuggire a quegli occhi misteriosi. Stava correndo e ai suoi fianchi intravedeva delle luci verdastre simili a quelle della maledizione che uccide. Non si fermò ma continuò nella sua folle corsa, ora davanti a lui si intravedevano nel buio delle figure ancora più scure che si avvicinavano minacciosamente per catturarlo. Si fermò di colpo per ripartire ancora più veloce svoltando di novanta gradi. Questa manovra gli fece perdere la concentrazione urtò un grosso sasso e cadde. Si mise presto in piedi e riprese a correre.

Le ombre scure non si vedevano più Harry rallentò e si voltò per controllare: niente, rallentò ulteriormente e guardò davanti a sé. Poteva vedere in modo indistinto quattro esseri con le fattezze di colui che lo aveva catturato alla sorgente, esseri dagli occhi bianchi l'unico particolare veramente nitido che poteva distinguere. Si rimise a correre svoltando di nuovo a destra, stavolta cercò di mantenere la concentrazione ed evitare gli ostacoli e le pietre. Sentiva che lo stavano seguendo velocizzò la sua corsa fino ad essere in debito di ossigeno. Si fermò si sdraiò sul terreno cercando di rilassarsi e di riprendere fiato.

Stava ancora ansimando quando scorse nel cielo sopra di lui dei bagliori che facevano intravedere delle ombre volanti scure. "I dissennatori!" pensò Harry "stavolta sono fregato." Si sentì perduto, ma proprio in quel momento una strana calma lo assalì. Tastò il terreno con la mano e urtò un grosso masso, si issò e si sedette tranquillamente su quel masso nella posizione che aveva sostenuto innumerevoli volte, quando cercava di "essere lì".

Proprio in quel momento fece quell'esercizio, rimase li a percepire quello che inevitabilmente gli sarebbe accaduto, niente rimpianti per il passato e niente preoccupazioni per il futuro, solo la percezione del momento presente. A poco a poco il buio svanì e si accorse che tutti quei bagliori e quegli occhi fosforescenti erano soltanto degli insetti simili alle lucciole. Si rese conto che non era mai veramente diventato buio, erano solo le sue più intime paure che lo avevano fronteggiato, le aveva sconfitte ed esse lo avevano abbandonato. Una strana calma scese su Harry, facendolo sentire molto lucido e sicuro di sé sensazione che gli avrebbe permesso di affrontare con successo qualsiasi nemico o pericolo gli si parasse davanti.

Con questo spirito rinnovato si apprestò a salire sulla collina di Sigfrido, senza mancare di notare che aveva sempre corso in cerchio, in effetti non si era spostato di un metro da quando era calato il buio. Risalì la collina e dopo poco tempo si trovò di fronte a una capanna simile a quella che era stata la sua casa sin dal momento in cui arrivò in quel luogo. Si diresse verso la porta di ingresso e ...

- Permesso? - chiese rispettosamente Harry

- Entra signor Harry Potter. Benvenuto nella mia umile dimora. - Rispose una voce amichevole dall'interno.

Harry entrò e vide Sigfrido, un pezzo d'uomo alto, biondo con i capelli sciolti lunghi fin oltre le spalle. Indossava solo un paio di pantaloni scuri. Esibiva un sorriso rassicurante come lo era il suo volto che incorniciava un paio di occhi azzurri come il cielo d'inverno.

- Siediti. Voglio complimentarmi con te per aver attraversato la pianura li sotto. Hai scelto il percorso più difficile. Avresti potuto semplicemente andare sulla destra della capanna di Doppio Sguardo proseguire lungo il fianco della collina e camminare sulla cresta che porta a questa collina. -

- Non lo sapevo, Tiensing mi ha detto di percorrere questa strada. Pensavo fosse l'unica o la più sicura. -

- Ah! Quel mattacchione. Quella pianura è invero strana. Solo chi ha sconfitto il primo nemico dell'uomo la può attraversare. Quindi complimenti Harry! - Disse con un largo sorriso Sigfrido.

- Hai ragione. Ho provato una paura indicibile laggiù ma alla fine mi ha abbandonato. Questo era il primo nemico vero? .

- Si! -

- Quali sono gli altri? -

- Il secondo è la lucidità, penso che tu sappia cosa intendo. -

- Si! - Rispose ricordandosi di come si sentiva dal momento in cui la paura lo aveva abbandonato. - Perché è un nemico? -

- Ti lascia credere che tu possa controllare o prevedere tutto quello che ti accade, provocando solo una grossa presunzione e una buona dose di cialtroneria. Vedi, le cose non sono mai come appaiono, lo hai sperimentato nella valle. Quindi è impossibile controllare o prevedere tutto. La lucidità è una bella conquista ma è anche un pericoloso nemico. -

- Capisco. Come si fa a sconfiggerla? -

- Allo stesso modo in cui si sconfigge la paura sfidandola ed affrontandola .

- Bene e gli altri nemici? -

Il terzo è il potere. - Nella mente di Harry scorrevano le malefatte e gli assassinii di Tom Riddle compiuti nella sua ricerca del potere. - Non bisogna abusarne ma sfidarlo e il potere si arrenderà a te, affinché si arrenda dovrà essere usato solo per il maggior bene di tutti. - Fece una pausa.

- Il quarto è la stanchezza, quando il potere è al tuo servizio e quando hai compreso come usarlo, le tue azioni sembreranno tutte uguali, sciatte, prevedibili, prive di quel senso di avventura che viene data dalla novità del cimento. E' un nemico che paralizza ogni essere umano, arrivato a questo punto, se non lo si sconfigge trovando nuove cose da fare e nuovi stimoli, semplicemente non si agirà più e si andrà velocemente incontro alla morte. - Fece un'altra pausa e poi continuò.

- Il quinto è la morte. Impossibile sconfiggerla ma si può ritardare per concludere i propri progetti e raggiungere lo scopo della propria vita. -

Harry comprendeva perfettamente quanto Sigfrido gli stava dicendo. Poteva vedere nella sua mente varie persone bloccate nelle trappole causate dai cinque nemici. Riguardo l'ultimo si ricordò di Nicolas Flamel e della pietra filosofale.

Il pomeriggio era ormai avanzato e nei pensieri di Harry scorrevano le ultime vicissitudini quando si ricordò della "seconda parte" del suo addestramento.

- Tiensing mi ha detto che hai delle istruzioni per me, prima di mandarmi in quella dannata valle! - Esclamò

- Vero! - Rise Sigfrido. - Niente di speciale dovrai fare ciò che hai fatto fin'ora con Doppio Sguardo. -

- Ma ho già rivissuto tutte le malefatte e tutti gli episodi concernenti le persone incontrate nella mia vita. -

- Certamente ed hai fatto un ottimo lavoro direi! Quello che sto per proporti è una rifinitura, una ripulitura della ragnatela energetica chiamata Wyrd. La nostra anima è una copia esatta in piccolo dell'energia che compone l'universo. L'energia dell'universo è una composizione quasi infinita di campi energetici che determinano la vita, il fato e la morte di tutte le creature. Doppio Sguardo la chiama l'Aquila, Tiensing il Drago, io preferisco Wyrd è impersonale ed è cosi che mi è stato insegnato. L'uso della magia coinvolge questi campi energetici modificando, distruggendo o facendo apparire determinate cose. Tutto questo lascia traccia nel Wyrd. Quello che ora ti viene richiesto è eliminare le tracce lasciate dalla tua bacchetta. - La voce di Sigfrido era sempre calma, amichevole e incoraggiante.

- Ho capito! Correggimi se sbaglio. Devo compilare una lista di tutte le volte che ho usato la bacchetta per poi rivivere ogni episodio come ho fatto con le persone. -

- Bravissimo! Centro perfetto! -

- Un solo problema, qui non c'è la grotta con la nicchia. -

- Non ne hai bisogno userai la tua bacchetta. -

- Non capisco. Non c'è più è stata ... - Harry esitò

- ... scissa nei suoi componenti da Doppio Sguardo. - concluse Sigfrido – Uno dei suoi componenti è quello che ti serve. L'albero di Agrifoglio. -

- L'albero è rimasto sull'altra collina. -

- In questo mondo gli alberi possono spostarsi. Sono solo pigri e tendono a rimanere nello stesso posto. Penso che se gli chiedi di stabilirsi qui lo possa fare volentieri. -

- Come faccio? -

- Vai fuori e chiamalo. Verrà, in fin dei conti ti è stato fedele per tanto tempo. -

Harry uscì nella spianata davanti la casa e come se lanciasse un incantesimo disse:

- Agrifoglio vieni qui! -

Un istante dopo una enorme, magnifica pianta di Agrifoglio si stagliava davanti alla casa.

- Ben fatto Harry. Ora prima di andare a dormire ti racconto la mia storia. Entra. -

Harry entrò e si sedette per ascoltare la storia di Sigfrido. In realtà aveva letto di lui nella biblioteca di Hogwarts ma ora poteva sentire la storia di prima mano.

- Abbiamo avuto un'infanzia simile Harry. Nacqui quando mio padre era già morto. Perì in battaglia contro il più potente mago dell'epoca Odino. In effetti i babbani lo chiamano padre degli dei ma noi sappiamo come vanno le cose. - Disse strizzando l'occhio a Harry. - Odino frantumò la spada di mio padre e un frammento di essa lo colpì. Morendo, mio padre preannunciò a mia madre che avrebbero avuto un figlio, al quale lasciò i frammenti della sua spada. Mia madre dopo avermi partorito, si innamorò di un re e non potendomi tenere con se mi affidò a mio zio. Era un uomo rude, ingordo e violento e cercò di inculcarmi queste "qualità" ma quello che in realtà bramava era il controllo sul tesoro di mio padre. Quando ingenuamente cedetti alle loro promesse di fornirmi qualsiasi cosa avessi desiderato rivelai a lui e alla sua famiglia il luogo in cui erano riposte le ricchezze lasciatemi da mio padre e rivelatomi da mia madre. In questo modo persi tutte le mie ricchezze. Vennero scialacquate in poco tempo da mio zio e dai suoi due fratelli. Oh ma si è fatto tardi continuerò la storia domani sera. Ora mettiti a dormire ti aspetta una sacco di lavoro domani. Buonanotte. -

- 'Notte. -

Harry si svegliò presto e incominciò a compilare la lista.

- Non serve compilare la lista di tutte le volte che hai usato una bacchetta. Dovrai compilare solo la lista di quando non hai usato la tua. Agrifoglio ti farà ricordare tutte le volte che l'hai usato. Ovvio no? -

- Certo! Geniale! - Esclamò Harry

Impiegò l'intera mattinata a compilare la lista in effetti non era molto lunga.

- Bene ora accomodati su un ramo dell'albero e incomincia a contattare il primo episodio della lista. -

Harry uscì dalla stanza e sali sull'albero, facendo attenzione a non graffiarlo o a rompere qualche ramo. Si sedette su un ramo, lo trovò estremamente comodo ne fu contento, e l'Agrifoglio lo circondò affettuosamente con le sue fronde. Harry si sentiva protetto e fuori dalla vista di qualsiasi altra creatura, spinto da questa sicurezza passò ad esaminare gli episodi della lista. All'imbrunire aveva già completato la riesamina di quegli episodi. Quindi scese dall'albero ed entrò in casa. Sigfrido lo accolse con un sorriso e facendogli cenno di sedere continuò la sua storia.

- La famiglia di mio zio, chiamo zio solo la persona a cui sono stato affidato, era composta dal padre, e dagli altri due fratelli. Mio zio era un bravo fabbro, il più vecchio dei suoi fratelli era un bravo pescatore. Di solito andava a pesca alle cascate dove viveva un nano. Questo, era solito trasformarsi in un luccio e nuotava tranquillo; un giorno Odino, con altri due maghi suoi compari erano nei pressi della cascata e uno di loro vide il fratello di mio zio, che si era trasformato in lontra per pescare, con un pesce sulla riva e, credendo che fosse veramente una lontra, lo uccise. Al ritorno passarono dalla casa di mio zio e mostrarono il loro trofeo a suo padre. Quando scoprì che la lontra era in realtà uno dei suoi figli imprigionò i tre maghi. Per potere riscattarsi venne chiesto ai tre maghi di procurare tutte le ricchezze del nano della cascata. Utilizzando una rete magica catturarono il nano che fu obbligato a consegnare tutte le sue ricchezze, ma voleva tenere per se un magico anello capace di produrre oro a volontà. I maghi lo obbligarono a consegnare anche quell'anello ma il nano prima di consegnarlo lo maledì. Pagarono il padre di mio zio con il tesoro del nano compreso l'anello ed ottennero la libertà. La maledizione scagliata dal nano non tardò a manifestarsi, infatti il terzo figlio uccise il padre e cacciò di casa mio zio e me, tenendo per sé tutto l'oro. Ma la maledizione non era conclusa il terzo figlio si trasformò in un drago fuori controllo. Domani ti racconto il seguito della storia -

Harry dormì tutta la notte, stare con Sigfrido lo faceva sentire bene e il sonno era estremamente riposante. Al mattino seguente salì sull'albero si sedette chiuse gli occhi e improvvisamente si trovo nel negozio di Olivander intento a comperare la sua bacchetta. Era come vedere i ricordi nel pensatoio solo che erano ancora più vividi. Percorso questo apparve Hermione che gli stava strappando la bacchetta per aprire la porta che rinchiudeva Fuffi il cane a tre teste. Poi apparve la lezione di levitazione quando cercava di alzare la piuma dicendo: Wingardium Leviosa agitando maldestramente la bacchetta. Esaminò in questo modo diversi episodi in cui la sua bacchetta era stata usata, ma a un certo punto a metà pomeriggio smisero di apparire. Harry scese dall'albero e si sgranchì facendo gli esercizi di kung fu appresi da Tiensing. Stava ancora menando calci quando si accorse che ormai la notte stava scendendo, entrò in casa per ascoltare un nuovo episodio della vita di Sigfrido. Era pronto seduto in attesa quando anche Harry fu seduto sorrise e cominciò a narrare:

- Essendo diventato un drago fuori controllo e molto pericoloso accettai il consiglio di mio zio ed accettai di ucciderlo. Chiesi a mio zio di forgiarmi una spada ma non appena l'ebbi in mano la provai contro l'incudine, ma l'arma si frantumò in mille pezzi. Mio zio me ne fece un'altra, ma anche questa si ruppe all'urto con l'incudine. Infine chiesi allo zio di fabbricarmi una spada partendo dai frammenti di quella di mio padre, e così la spada che venne forgiata fu sottoposta alla prova dell'incudine, tagliandola a metà. Per uccidere il drago, mio zio mi consigliò di scavare una fossa, posizionarcisi dentro, e aspettare che il mostro si posizionasse sopra, per poi trafiggerlo. Un passante molto vecchio, sotto le cui spoglie si celava Odino, mi consigliò di scavare molte buche per far defluire il sangue e farci il bagno dopo aver ucciso il drago; infatti immergersi nel suo sangue mi avrebbe il dono dell'invulnerabilità e la sicurezza che nessuno mi potesse rubare l'anima. Seguii scrupolosamente il piano congegnato e uccisi il drago immergendomi completamente nel suo sangue, sfortunatamente una foglia si posò sulla mia spalla impedendole di bagnarsi del sangue del drago. Guarda! -

Si girò e mostrò la spalla destra ad Harry. Vide una macchia chiara a forma di foglia sulla scapola destra di Sigfrido.

- Mi era stato consigliato sempre dal vecchio di assaggiare il sangue del drago, acquisendo così la capacità di comprendere il linguaggio degli uccelli e di arrostire il cuore e mangiarne una parte, acquisendo la capacità della profezia. Queste doti mi permisero di scoprire che mio zio stava tramando alle mie spalle per uccidermi. Lo precedetti e lo decapitai. In futuro non ci fu più bisogno di queste azioni truculente per procurarsi i poteri perché furono inventate le bacchette magiche. E il bagnarsi o bere il sangue del drago o mangiarne il cuore non fu più necessario furono inclusi nel nucleo della bacchetta stessa. Continueremo domani la storia. -

Harry passò la maggior parte del giorno dopo a ripercorrere le azioni fatte dalla sua bacchetta, e nel tardo pomeriggio ad allenarsi quando non gli si presentavano più i ricordi. Era come se l'albero sapesse quando Harry avrebbe dovuto smettere. I giorni stavano passando in fretta Harry si stava accorgendo che la fine del suo compito era prossima, aveva già rivissuto lo scontro con Voldemort, e anche il racconto di Sigfrido stava volgendo al termine. Durante questo tempo aveva raccontato le sue vicissitudini con il gentil sesso senza tralasciare particolari scabrosi, ora si apprestava salire sull'albero per l'ultima volta almeno stimava che lo fosse. Infatti il suo ultimo ricordo fu il combattimento fatto con i tre loschi figuri nell'ufficio ad Hogwarts in compagnia di Percy. Scese dall'albero sentì la necessità di sgranchirsi lo fece come al solito usando il kung fu. Poi entrò ad ascoltare la storia di Sigfrido.

- Ora come già sai la mia condotta con il gentil sesso non fu proprio irreprensibile. Mia moglie mi scoprì e volle vendicarsi. Un giorno si fece accompagnare in un viaggio per andare a trovare sua sorella. Non sospettavo di niente quindi non usai il dono della veggenza. Ad un certo punto passando vicino a una pozza d'acqua mi chiese di fermarmi perché voleva bere. Ne approfittai per abbeverare i cavalli e per dissetarmi. Quando feci per bere vidi una di quelle creature che abitano questo mondo ma io era invincibile e non ci feci caso. Ma il tipo aspettò che mi voltassi e lestamente mi rubò l'anima. Senza la mia anima fu un gioco da ragazzi per lui attirarmi qui. Fortunatamente incontrai Merlino che mi salvò dall'essere catturato e mi affidò a quei due mattacchioni che ti hanno addestrato. Con il loro aiuto conquistai abbastanza energia per riconquistare la mia anima. Adesso penso sia giunto per me il momento di seguire Merlino e lasciare questo mondo. -

- Come farai? .

- Ho notato che appena prima di catturare qualcuno si sente una leggera vibrazione nell'aria. Questa mi permette di raggiungere lo spiazzo con la caverna che è il punto di entrata in questo mondo. In aggiunta la mia anima ha appreso che il solo modo per uscire è fare uno scambio. Uno entra ed uno esce. Quindi se sarò la al momento giusto, avrò l'opportunità dello scambio. -

- Come fa a saperlo la tua anima? - Chiese Harry

- Vedi Harry, - spiegò Sigfrido con calma - quando sei arrivato qui sei stato diviso in due: il tuo corpo e la tua energia vitale ti sono rimasti ma la tua anima è stata catturata ed è entrata a far parte di questo mondo come fonte di energia. In linea di massima non è un male perché, affinché possa continuare a fornire energia, dovrà imparare le vie del Wyrd. Quindi se riuscirai a recuperarla avrai la conoscenza acquisita dalla tua anima, altrimenti sarai relegato in questo mondo come prigioniero, nella migliore delle ipotesi, o schiavo, nella peggiore. -

- Come potrò recuperare la mia anima? - Chiese speranzoso Harry?

- Nessuno può dirlo, l'unica cosa che si può fare è presentarsi davanti a lei. Poi dipende da te. E' una cosa assolutamente personale da rendere qualsiasi suggerimento fuorviante. Perciò farò quanto è nelle mie possibilità per preparati a questo incontro. Quello che avverrà dopo sarà un affare tuo e solo tuo. Domani mattina ti mostrerò come raggiungere la tua anima. -

L'indomani ai primi chiarori dell'alba Sigfrido condusse Harry giù per la collina fino ad una serie di massi che si stagliavano sul suo fianco. Fece cenno di stare in silenzio e si nascosero dietro ai massi. Con un sussurro disse ad Harry di prestare la massima attenzione a ciò che avrebbe visto senza fare il minimo rumore. Poco dopo si sentì un rumore sordo proveniente dalla strada sottostante e trascorsi alcuni minuti in cui il rumore diventava via via sempre più forte e più cupo apparvero quattro carri trainati da strane bestie. Il primo carro era guidato da un orco mentre gli altri tre parevano gli schiavi descritti da Sigfrido la sera scorsa. Poco dopo i carri sparirono in lontananza e Sigfrido ruppe il silenzio:

- Guarda laggiù quella pianura, indicando una zona pianeggiante che si intravedeva ai piedi delle colline che caratterizzavano il paesaggio conosciuto da Harry. Vedi quella collinetta al centro? -

Harry tentava di mettere a fuoco in lontananza e nella foschia giallastra riuscì a scorgere una collinetta a forma di cono. Fece cenno di si con il capo.

- Bene è la che tengono prigioniera la tua anima. Ed è da quelle parti che i carri si recano ogni giorno. Passano vicino alla collinetta ma non troppo, non riescono a sopportare a lungo l'energia che ne deriva. Il piano potrebbe essere semplice ma estremamente pericoloso. Salire su un carro sostituendosi al postiglione e tentare di arrivare vicino alla collina traforata senza farsi notare. Di meglio non saprei. Ora sta a te! -

- Grazie devo escogitare qualcosa allora. -

Appena proferite queste parole scese dalla collina fino a raggiungere la strada dove erano appena passati i carri. Perlustrò la zona e vide un sporgenza rocciosa che sovrastava la strada appena prima di una curva. Immediatamente ebbe l'idea di far trasferire l'Agrifoglio su quella sporgenza in modo da poter osservare il passaggio dei carri senza essere visto.

Harry, seduto comodamente su un ramo dell'agrifoglio, stava osservando da alcuni giorni, quelle carovane di quattro carri. I carri erano sempre tirati da una pariglia di capronti. Questo era il nome affibbiato da Harry agli strani animali che tiravano i carri. Avevano un corpo possente molto simile a quello dei rinoceronti, ma il collo e la testa erano più simili a quello di una capra con barbetta, occhi gialli a pupilla orizzontale e un bel paio di corna ricurve all'indietro. Il tutto ben proporzionato al resto del corpo. Il carro aveva quattro ruote, un pianale e due stanghe legate rispettivamente al lato destro e al lato sinistro dei due animali. Il postiglione conduceva il carro sedendosi su una specie di scranno al quale pervenivano quattro paia di corde. Le quattro superiori erano legate alle corna dei capronti ed erano unite due alle corna destre e due alle sinistre. Servivano a determinare la direzione tirando la destra si svoltava a destra e a sinistra tirando l'altro capo. Erano legate a un corto bastone in modo che un deciso movimento del polso sinistro poteva impartire la direzione voluta. Lo stesso valeva per le altre quattro corde legate a una specie di morso imbrigliato sul muso dei capronti. Tirando il morso verso destra gli animali frenavano mentre tirando verso sinistra si mettevano a correre.

Memorizzò il tutto in modo indelebile ripassò mentalmente tutte le operazioni che dovevano essere fatte per condurre quei carri ed elaborò il suo piano. In effetti era molto semplice ma richiedeva una velocità di esecuzione impeccabile. Si sarebbe lasciato cadere dall'albero stordendo il postiglione del secondo carro, ne avrebbe preso il posto e avrebbe mantenuto la posizione fino alla pianura descritta da Sigfrido. A quel punto sarebbe sceso dal carro e avrebbe proseguito a piedi fino alla collina traforata. L'indomani sarebbe stato il gran giorno.