Demelza


Le maestose vette delle Alpi si stagliavano sotto al suo destriero, l'aria fredda e pungente della notte tormentava le gote di Luna mentre stava sorvolando la Svizzera. Intorpidita ma sorpresa dalla bellezza del paesaggio apprezzava il viaggio che ormai stava giungendo al termine, mentre in lontananza si notavano i primi segnali che annunciavano il nuovo giorno. Si stava dirigendo verso gli alpeggi sulle pendici che scortano un fiumiciattolo destinato ad ingrossarsi prima di raggiungere la Pianura Padana. Svoltò dirigendosi in prossimità di alcune case costruite coi sassi, materiale per niente scarso in quei luoghi. Atterrò nei pressi di un abbeveratoio destinato al bestiame e lasciò che il Thestral si dissetasse dopo il lungo viaggio mentre stava scaricando le sue cose: un mantello, la bacchetta e la borsa stregata con l'Incantesimo Estensivo Irriconoscibile regalatagli da Hermione prima della sua partenza, e da lei modificata in un pratico zainetto, dove aveva riposto tutto il necessario per la sua ricerca delle creature magiche. Salutò ringraziando il Thestral dicendogli di tornare a casa e si avviò lungo il sentiero in salita verso il Monte Rosa che a quell'ora del primo mattino era in effetti di un bel colore rosato.

Il sole era già alto nel cielo ma a parte un paio di camosci e una poiana non aveva visto nessuno, si era fermata a lato del sentiero seduta su una roccia e si apprestava a dissetarsi rimirando il panorama quando un bagliore proveniente dal pendio di fronte attirò la sua attenzione. Cercò di mettere a fuoco il punto ma non riuscì a vedere alcunché, erano solo due rocce poste a due metri di distanza che parevano formare una porta. Si dissetò e si diresse verso quelle due rocce, dovette camminare per un'ora facendo un largo giro per arrivare nelle vicinanze, quando fu a circa venti metri rivide il bagliore proprio nel mezzo. Si diresse verso le rocce e si fermò proprio al centro cercando di guardare dall'altra parte, non vide niente di particolare la stessa erba presente sul terreno dove poggiava i piedi. Ma ecco che un altro bagliore si accese tra le due rocce e in quel momento scorse al di la di esse un Dahu, aveva effettivamente due gambe più corte delle altre. Scomparso il bagliore scomparve anche il Dahu, Luna provava un misto di sconcerto e di frustrazione era arrivata a vedere uno dei mitici animali delle Alpi ma era scomparso proprio davanti ai suoi occhi. Di nuovo tra le due rocce apparve il bagliore allora Luna prese una decisione istantanea si avviò di corsa per attraversare le rocce mentre il bagliore le stava ancora illuminando. Attraversò le rocce e ... davanti a lei stavano pascolando una decina di Dahu su un ripido ma estremamente verde pendio. Erano degli animali dal manto bruno rossiccio lucente avevano delle corna somiglianti ad un punto interrogativo visto allo specchio di colore giallo dorato erano un po' più grosse delle capre ma non quanto gli stambecchi e correvano agilmente su quei pendii impossibili. Notò anche che perdevano le corna come i cervi avendone viste diverse li nel prato, ne raccolse qualcuna e le ripose nel suo zainetto. Poi estrasse tutto il necessario per pranzare e fece il picnic proprio li in compagnia di quegli splendidi e mansueti animali. Passò tutto il pomeriggio a prendere appunti sul loro comportamento e a disegnarli, poi quando il sole stava già calando ritornò sui suoi passi e scese verso le case che aveva visto quando era atterrata. La parte superiore di una di esse era adibita a fienile ma non vi era nessuno in quel momento che la stesse utilizzando, quindi si sistemò nel fieno e si preparò a passare la notte rimediando così un posto caldo per dormire.

Adesso stava percorrendo un sentiero su un pendio di roccia calcarea, i sassi bianchi scricchiolavano sotto i suoi piedi, alla sua destra si vedevano dei paesi in lontananza e una strada nella valle, alla sua sinistra bosco e poco più in su rocce bianche verticali. Continuò a camminare lungo il sentiero arrivando ben presto in prossimità di una grotta, l'entrata era stretta e alta, un'aria fredda usciva da quel buco buio, sentì un rumore di legni spezzati alla sua destra si voltò e vide una ragazza. Aveva dei capelli lunghi neri lo sguardo un po' svagato indossava un lungo abito nero con alcuni pizzi bianchi sul petto se ne stava ferma li come una apparizione. Luna pensò "Questa ragazza mi somiglia molto è alta come me magra come me quasi lo stesso viso è diversa solo per il colore dei capelli e degli occhi. Mi sembra di averla già vista diverse volte ma non mi ricordo in quali occasioni."

- Chi sei? -

- Davvero non ti ricordi chi sono Luna? -

- Mi sei famigliare ma non mi ricordo in che posto ti ho conosciuto. -

- Ah non mi hai conosciuto in nessun posto mi hai solo sognato, proprio come in questo momento. -

- Sto sognando? -

- Certamente, non ti sembra strano questo posto? Come ci sei arrivata? -

- Si è strano, non so come ci sono arrivata. -

- Questo sogno è molto reale quindi vuol dire che sei abbastanza vicina. Domattina quando ti sveglierai potrai venire a cercarmi se vorrai. Io sarò qui ad aspettarti, anch'io sono curiosa di conoscerti. Trova la collina con due cime in quella più alta una croce nell'altra una chiesetta alcune grotte incastonate nel suo fianco e una magnifica vista da quasi tutti i suoi luoghi. -

- Quello che mi hai descritto è un luogo reale? -

- Reale? Si come questo sogno. Ma potrai scoprirlo solo se lo cercherai. Magari potresti incontrare l'Aspide ippocampus oppure il Ricciocorno Schiattoso, chi può dirlo. Ora devo andare. Ciao Luna. -

- Aspetta come ti chiami ... -

Etcì! Luna starnutì il fieno le stava solleticando il naso, guardò fuori stava albeggiando. Il sogno della notte appena passata era rimasto impresso vividamente nella memoria. Decise di partire alla ricerca di quella misteriosa ragazza, raccolse le sue cose scese all'abbeveratoio si lavò la faccia e seguì il sentiero stavolta dalla parte opposta per scendere nella vallata. Camminò per oltre un'ora prima di raggiungere il paese sul fondo della valle. Una strada percorsa da alcune macchine babbane scendeva verso la vallata che si apriva attraverso due impervi pendii, Luna si incamminò lungo questa strada. Dopo aver camminato per dieci minuti un camioncino sgangherato la affianca e il giovane che lo guidava chiese:

- Vuoi uno strappo? - (in Italiano)

- Non capisco. - (in Inglese)

- Ah una turista. - Rispose in inglese il giovane. - Vuoi un passaggio? Dove stai andando? -

- Sto cercando una collina con due cime su quella più alta c'è una croce sull'altra una chiesa e nel suo fianco alcune grotte. -

- Sali allora un posto simile è a circa 50 km da qui. Ti posso portare molto vicino in quanto devo fare quel tratto di strada. -

La velocità del mezzo era bassa, il giovane mise una musica molto ritmata ad alto volume guidando senza parlare, Luna era intenta a salvaguardare i suoi timpani ed a ammirare il paesaggio. A un certo punto la musica cessò e il viaggio proseguì in silenzio, tanto che Luna chiuse gli occhi e cadde in un dormiveglia.

- Ecco da qui puoi finalmente vedere le collina è proprio quella laggiù davanti. - Disse il giovane.

- Si certo. C'è anche una casetta di legno a metà della parete. -

Il ragazzo la fissò stupito e chiese:

- Come fai a vedere la collina se hai gli occhi chiusi e soprattutto come fai a vedere la casetta visto che io non vedo bene neanche la parete rocciosa? -

- Ah. Non saprei. Ma c'è la casetta o no? -

- Si c'è! Ma tu sei una ragazza davvero strana. -

Non ebbe il coraggio di chiedere qualcos'altro e continuò a guidare in silenzio. Attraversarono l'ennesimo paese, questo sembrava il più grosso visto fino ad ora quando in prossimità di una curva dopo un piccolo ponte il camioncino si fermò al lato della strada.

- Ecco sei arrivata. Quella di fronte a te è la collina che stai cercando. Da qualche parte qui vicino c'è il sentiero che porta alle grotte e poi alle due cime passando per la famosa casetta. Buona fortuna! Ciao. - Disse il ragazzo invitandola a scendere.

- Grazie a te! Buon viaggio. - Lo salutò Luna

Scese dal camioncino, si mise lo zainetto e trovò una strada asfaltata ma molto stretta che saliva verso la collina, la percorse con quella sua particolare camminata ed arrivò in un paesino con poche case. Si guardò intorno e vide un cartello con illustrati i sentieri compreso quello che portava alle grotte. Ognuno di essi era identificato da un numero che ne permetteva anche il facile ritrovamento. Si incamminò verso quello che l'avrebbe condotta alla sua meta. Ormai il pomeriggio era avanzato e tra poco sarebbero scese le prime ombre della sera, Luna decise di fermarsi. Estrasse la tenda dal suo zainetto e la montò in una piccola radura vicino a un ruscelletto sulle pendici della collina che stava risalendo. Mentre preparava la cena le venne in mente il viaggio in camioncino e come inspiegabilmente ad occhi chiusi avesse potuto vedere con tale precisione di particolari quella collina compresa la casetta di legno appena intravista quando, poco prima, aveva attraversato il paesino. Era come se avesse sognato pur non essendo completamente addormentata. Era abituata a sogni strani e al sonnambulismo ma un sogno di questo tipo non le era ancora capitato. Cenò e si coricò nel sacco a pelo, forse il giorno seguente le avrebbe permesso di risolvere questi misteri.

Si svegliò all'alba e dopo essersi rifocillata riprese il suo cammino su per il sentiero. Dopo aver risalito una china pervenne in uno spiazzo sassoso, solo pochi alberi striminziti dimoravano in quel posto tranne uno rigoglioso dalla corteccia grigio bruno, chiara, con scanalature longitudinali che la rendono ruvida, le foglie grandi ad apice acuto, coperte di peluria, verde intenso lunghe circa 30 cm. Ma Luna venne maggiormente colpita dai bellissimi fiori tubulosi molto profumati, violetti, bianchi o con sfumatura blu, riuniti a formare pannocchie erette lunghe circa 25 cm. Stava contemplando questa meraviglia della natura quando le sembrò che tutto l'ambiente circostante fosse diventato molto luminoso, brillante. Percepì una presenza alla sua sinistra e si voltò. Proprio li di fronte a lei su un cespuglio di rosa selvatica c'era un Aspide ippocampus che la stava fissando. Era di un bel rosso corallo, la sua cresta gli conferiva un aspetto quasi nobile nonostante fosse lungo circa 30 cm per via della sua coda arrotolata. Luna gli sorrise, poi estrasse il suo taccuino per disegnarlo, ma proprio in quel momento senti una voce nella sua testa:

- Buongiorno bella damigella. -

- Buongiorno a te, sai non credevo che potessi parlare, -

- In effetti non parlo, faccio apparire le parole nella tua mente. -

- Mi avevano detto che era impossibile trovarti. -

- E con ragione, ma poi ti ho visto, so che sei un'appassionata ricercatrice degli animali magici e che ami immensamente la natura. L'ho scoperto da come ammiravi quei bellissimi fiori viola ed allora mi sono mostrato. -

- È vero. Grazie per esserti mostrato, posso disegnarti? -

- Certamente, ma inizia dalla coda, sta per cadere. -

- Oh mi dispiace, come posso aiutarti? -

- Non ti preoccupare, la mia coda cade ogni anno per poi ricrescere più bella e più lunga di prima. Anzi dovresti raccoglierla e conservarla, magari in futuro potrebbe servirti. -

Rassicurata Luna disegnò lo strano essere e come aveva detto la sua coda cadde rimanendo attorcigliata, per lasciare posto a un moncherino dalla crescita piuttosto rapida, nel giro di un'ora la creatura aveva una coda nuova di un bel rosso corallo. Luna poté annotare la sua lunghezza circa 1 metro e 20.

- Raccogli la mia vecchia coda e conservala. -

- Grazie. -

- Adesso affrettati sei attesa. Arrivederci damigella. -

- Ciao. -

Luna raccolse le sue cose, ma quando alzò gli occhi verso il cespuglio di rose, l'aspide era sparito. Riprese il suo cammino risalì il sentiero svoltò a destra il sentiero ora fiancheggiava la collina se volgeva lo sguardo alla sua destra poteva vedere il paesaggio, bianche montagne in fondo a una stretta valle, riconobbe l'ultimo paese attraversato nel suo viaggio sul camioncino. Continuò a camminare attraversando il bosco intervallato da rocce bianche che permettevano di ammirare il panorama ad un certo punto il sentiero presentava una discesa che conduceva davanti a uno spiazzo. Luna scese e si fermò nello spiazzo, una corrente d'aria fredda proveniva dalla sua sinistra, esaminò da dove provenisse e allora notò l'entrata di una grotta. Era una spaccatura nella montagna, alta e stretta, l'interno era molto buio, riconobbe quella grotta era la stessa del suo sogno. Voleva ispezionarne l'interno perciò estrasse la bacchetta per illuminare il cammino stava per entrare quando risuonò una voce:

- Anche tu hai una verga del potere Luna! -

Colta di sorpresa Luna guardò verso il luogo di provenienza di quell'affermazione. Colei che aveva parlato era la stessa ragazza sognata due giorni prima. Adesso poteva distinguerne meglio i tratti, era come l'aveva sognata magra, capelli lunghi neri raccolti da un fazzoletto scuro legato dietro la nuca, portava un abito lungo nero camicetta bianca di pizzo e una specie di corpetto a maniche lunghe svasate sui polsini. Lo sguardo era un mix tra il trasognato e il penetrante come dei cumuli nembi spinti dal vento, sembrava che un temporale potesse scoppiare da un momento all'altro ma subito tornava il sereno. Luna si ricompose una sensazione di aver sempre conosciuto quella ragazza si era presentata nella sua mente, si rilassò e rispose:

- Si. In effetti noi la chiamiamo bacchetta. Lei mi ha scelto quando all'età di undici anni ho frequentato la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qual'è il tuo nome? -

- Mi chiamo Demelza sono contenta di conoscerti di persona. - Disse con un gran sorriso. - Ma vieni entriamo. -

- Lumos! - Disse Luna impugnando la bacchetta per far luce nella grotta.

- Brava ma così è meglio. -

Demelza allungò il braccio destro e improvvisamente ebbe una bacchetta in mano la fece roteare verso il soffitto della grotta e una luminescenza fosforescente blu-viola illuminò l'ambiente. Indicò a Luna una scala costruita nella roccia che sembrava finisse contro una parete rocciosa, salirono e si fermarono davanti alla roccia, Demelza toccò con la sua bacchetta un sasso sporgente, la roccia si aprì evidenziando la continuazione della scala, la imboccarono ed arrivarono in una stanza buia. La padrona di casa toccò la parete situata alla loro destra e questa diventò trasparente come il vetro, evidenziando il bel panorama visto da Luna salendo verso la grotta.

- Bella vista vero? -

- Si! Ma da fuori non ti vedono? -

- No. Da fuori si vede solo roccia. Siediti! - disse indicando dei cuscini sul pavimento della stanza. - Preparo qualcosa da mangiare. -

- Grazie. -

La stanza era in effetti una vera casa si vedevano la cucina, il soggiorno e una porta che conduceva al bagno se voltava lo sguardo vi erano due nicchie nella parete distanti circa due metri che contenevano un giaciglio ciascuna. Luna si guardò in giro c'era una libreria con diversi libri, poi un angolo adibito a laboratorio con un sacco di attrezzi per lavorare la pietra e il legno, un armadio che conteneva un sacco di boccette e di vasetti di terracotta. Si mise a curiosare tra i libri, erano scritti per lo più in latino, qualcuno era in italiano ma tre erano strani. L'insegnamento della magia di M. Ambrosius un vecchio volume pareva avesse diverse centinaia di anni e la Storia di Avalon di Goffredo di Monmouth il primo scritto in runico e il secondo in latino ma pareva avere lo stesso aspetto e la stessa età del primo. Un terzo scritto in strani caratteri mai visti prima sembrava vecchissimo ma era perfettamente pulito e senza un granello di polvere, le lettere sulla copertina rilucevano come se fossero state appena scritte.

- Strano libro questo. - Disse Luna

- Oh si è antichissimo. E' stato scritto dagli Elfi pochissime persone al mondo riescono a leggerlo nemmeno io ci riesco a capire qualcosa. Ma adesso a tavola. -