2 settembre - Allucinazioni

17,15 - Infermeria


Avevo freddo, un freddo cane!
Battevo i denti e tremavo come gelatina… In quel putrido lago avevo perso i sensi per lo shock, ma per fortuna Vea, Andrew e la loro amica dovevano essere riusciti a ripescarmi in qualche modo.
Tenevo le palpebre serrate e boccheggiavo per colpa di quello stupido mantello-constrictor…
Grondavo acqua da tutte le parti, e mi sentivo sballottata di qua e di là.
Ad un tratto percepii qualcosa di morbido sulla mia schiena, e finalmente un po’ di calore.
Il tramestio era cessato. Solo una voce mi rintronava le orecchie.
“SANTO CIELO! Poverina, è mezza annegata… Trema come una foglia, ha le labbra blu! Qui ci vuole un po’ di liquore per ridare colore a quelle guancette pallide!”
Dischiusi gli occhi e distinsi tre sagome sfocate che mi osservavano dall’alto.
“V-Vea? Andrew…? Che…”
Come un turbine, una quarta macchia colorata si fece largo gridando: “Spazio, spazio! Ah, ecco dove sta il problema…”
STRAAP!
Mi sentii libera dal peso opprimente che mi bloccava i polmoni. Dovevano aver tolto via il mantello.
“Ouff!” inspirai aria e tossii.
“Tieni, butta giù tutto d’un sorso!” la macchia, che si era rivelata essere Madama Chips, mi porgeva un bicchiere colmo di liquido trasparente. Ingoiai il liquido, e dopo pochi secondi il viso e la gola mi andarono letteralmente in fiamme. Quella matta mi aveva dato del Whisky Incendiario!!
“Coff… Cough! Oh, cavolo…” articolai, con voce strozzata.
Ricaddi con un tonfetto sul lettino sul quale ero stata adagiata.
“Ecccciù!”
Madama Chips, che aveva rimesso via il whisky, arrivò reggendo un flacone rossastro, che io guardai torva e sospettosa.
“Niente panico, è solo sciroppo…” disse lei, rassicurandomi.
Feci una smorfia.
L’infermiera si rivolse ai miei amici con tono autoritario.
“Io devo andar via per una faccenda più seria, quanto a voi, assicuratevi che la paziente non esca per nessun motivo da quel lettino; e datele cinque cucchiaiate di sciroppo!” smollò cucchiaio e flacone in grembo a Vea, mi fulminò con lo sguardo e uscì sbattendo la porta.
Calò un silenzio di sbigottimento generale.

Justine O'Connell
III anno, Tassorosso