Uno Strano Vecchietto


Il gruppetto attraversò la piazza ed entrò nella cattedrale. Faceva freddo la luce era scarsa ma si poteva notare subito un crocefisso nero alto circa due metri e mezzo sopra l'altare principale, il volto di quell'uomo esprimeva dolore e vulnerabilità accentuata dalla grossa corona di spine che portava. Ma la loro meta si trovava di fianco all'enorme dipinto della Madonna situata alla destra dell'entrata. In un punto alla sinistra del quadro c'era una pietra di forma ovale alta circa un metro. Hermione estrasse la bacchetta e la puntò verso quel manufatto, la pietra diventò quasi trasparente evidenziando piano piano un paesaggio con alte montagne innevate sullo sfondo.

- Penso sia un tipo di Passaporta. - Disse Hermione

- Si ... Passaporta ... certo. Andiamo. - Disse Ron

- Va bene al mio tre toccheremo la pietra tutti insieme. Capito? -

- Si! - Risposero all'unisono

- Uno ... Due ... - Il paesaggio era diventato molto nitido quasi fosse effettivamente li – Tre! -

Successe in un attimo. Per Enceladus fu come se una forza irresistibile lo avesse avvinghiato all'ombelico, risucchiandolo nell'uovo. Avvertì i suoi compagni attorno a lui, erano come uno stormo di anatre, spalla contro spalla, risucchiati in un vortice di vento e poi... tutto finì, il vento cessò e lui cadde a terra, alzò lo sguardo Harry, Ron, Hermione, Luna e Neville erano in piedi, anche se sembravano piuttosto scossi, mentre le due ragazze erano a terra come lui. Prontamente erano tutti in piedi anche se un fastidioso ronzio nelle orecchie persisteva, ma andava via via scemando. Si guardarono intorno, erano giunti in un grande pianoro erboso ai piedi di una collina dal dolce pendio. In lontananza si vedeva un piccola mandria di yak intenta a pascolare, poi Luna si voltò e la vide: era una casa in perfetto stile coloniale, a due piani, con un grande muro di cinta dal quale sporgevano grosse piante fiorite.

- Guardate la! - Esclamò attirando l'attenzione sulla casa.

Si girarono e rimasero sorpresi nell'osservare una perfetta villa coloniale inglese persa nel nulla delle montagne del Tibet. Incuriositi si incamminarono lungo il sentiero che conduceva alla sua entrata, ci arrivarono e Ron suonò alla porta. Il sistema di suoneria consisteva in aste di ferro che trasmettevano il movimento tramite delle giunture a elle e alla fine facevano suonare un campanaccio dal suono gracchiante. Nessuno si fece vivo, Ron riprovò con più insistenza, ancora nessuna risposta. Scoraggiati stavano già per avventurarsi lungo il sentiero che costeggiava la casa quando una finestra si aprì e un vecchietto con una cuffia col pon pon si affacciò alla finestra.

- Chi osa interrompere il mio pisolino pomeridiano? - Esclamò con un tono accusatorio.

- Mi scusi signore, ci siamo persi, pensavamo di poter ricevere delle informazioni utili per proseguire nel nostro viaggio. - Disse gentilmente Hermione.

- Oh ma provenite dalla vecchia Inghilterra, prego accomodatevi, vi raggiungo subito. - Fece scattare un congegno che apri la porta di entrata. -

Entrarono, era un atrio molto grande con una bella scala centrale di marmo che portava al piano superiore, disposti ordinatamente su delle stele una quantità di sculture, parevano tutte in avorio, raffiguranti dei personaggi sia inglesi che indiani. Curiosarono in quell'atrio e poi trovarono una sala alla destra della scala, vi entrarono e con sorpresa si accorsero di ammirare in un museo d'arte. Quadri con l'inconfondibile stile di Matisse, Picasso, Cezanne, Gauguin e altri facevano mostra di sé sulle pareti. Nessuno di essi era conosciuto agli occhi di Hermione nonostante avesse ammirato diverse esposizioni, dato che suo padre era un appassionato di arte.

- Che cosa vi porta in questo luogo sperduto? - Chiese il loro ospite che li aveva raggiunti nella sala.

- A dire il vero siamo alla ricerca di Shambala. - Rispose Harry

- Mi scusi signore ... ma quei quadri? - Chiese Hermione

- Ah i quadri ... mio padre era un patito dei dipinti di quel periodo ed ha trasmesso a me la sua passione. -

- Mi scusi, ma sono autentici? -

- Si credo che lo siano. -

- Lo sa che valgono una fortuna? -

- Probabilmente, ma non mi interessano i soldi. Il solo ammirarli mi rende più ricco del loro valore materiale. Venite è ora del the, prego. -

Il vecchietto che nel frattempo si era vestito, sembrava un personaggio uscito dalle vecchie stampe inglesi. Vestiva alla coloniale con ampi pantaloni e la casacca kaki su una camicia beige. Portava un monocolo, i capelli bianchi erano piuttosto lunghi, quasi arrivavano alle spalle, il suo aspetto era nobile ma senza lasciar trasparire alcuna arroganza. I suoi modi erano educati fece accomodare i suoi ospiti in un'altra sala dove un bollitore aveva appena iniziato a fischiare, versò l'acqua nella teiera, e attese che la bevanda fosse pronta per servirla. Riempì le nove tazze di finissima porcellana e si sedette a far compagnia al gruppetto.

- Shambala uhm ... sono anni che non sento quel nome. -

- Vuole dire che qualcuno è già passato di qua per recarsi in quel luogo? - Chiese Neville.

- Si negli anni 70 era un luogo estremamente ricercato, ma dubito che qualcuno l'abbia mai trovata. Anche se molti pensavano che fosse qui intorno. -

- È qui intorno, signore? - Chiese Demelza.

- Non saprei, ho girato in lungo ed in largo queste colline e le montagne vicine ma non l'ho mai vista. Tuttavia possiedo un quadro regalatomi da un monaco Tibetano che, secondo lui, ad un occhio esperto, indicherebbe la via per quella mitica città. -

- Potremmo vederlo signore? - Chiese Luna.

- Certamente! Seguitemi. -

Tornarono nella stanza dei quadri e l'anziano signore si diresse verso un quadro in fondo alla parete. Si trovava tra due autentici capolavori di Monet e non sfigurava affatto anche se il suo stile era leggermente diverso. Il padrone di casa lo indicò.

- È quello! Raffigura il paesaggio dei dintorni ma per quanto io l'abbia guardato e per quanto abbia esplorato i luoghi raffigurati non ho trovato nessun indizio della città perduta. -

Il quadro raffigurava un sentiero che si snodava lungo le pendici di una montagna verso un canyon dove, sul fondo, scorreva un impetuoso torrente. Il sentiero portava verso un ponte a corde per superare il precipizio, per poi continuare lungo le pendici della montagna opposta. Era un semplice quadro dipinto con una tecnica raffinata, a punti di colore che nell'insieme formavano l'immagine generale. Nonostante lo guardassero attentamente nessuno di loro poteva scorgere il minimo indizio della via da seguire. Erano fermi in piedi ad osservare il quadro, tutti tranne Luna che continuava a spostarsi da destra a sinistra senza smettere di fissare il dipinto. Ben presto il suo movimento cominciò ad innervosire Hermione.

- Per la barba di Merlino! Luna fermati! - Esplose.

Luna la guardò sorpresa, non disse niente ma continuò a rimirare il quadro camminando da destra a sinistra e viceversa. Esasperata Hermione la afferrò per fermarla, sentita la sua presa ferrea Luna si fermò, puntò il dito verso un particolare del quadro, usando la stessa forza della signorina Granger la spostò da destra a sinistra costringendola a guardare quel particolare punto del quadro. Essendo forzata a farlo la ragazza notò che a causa dello spostamento dell'angolo visivo, i punti di colore nella zona indicata da Luna sembravano ricombinarsi cambiando quasi impercettibilmente le caratteristiche.

- Per la miseria. Accetta le mie scuse, sono stata troppo impulsiva. -

- Accettate. - Rispose con aria assente Luna

- Signore siete stato al di la del ponte di corda raffigurato sul quadro? - Chiese Hermione.

- Certamente e anche oltre! - Rispose gentilmente – Non ho mai notato niente di strano. -

- Nemmeno all'altro lato del ponte in quello spiazzo? -

- No, a parte il vento. Quello spiazzo è costantemente battuto dal vento nonostante sembri in una posizione alquanto riparata. -

- Credo che dovremmo andare a controllare il luogo dall'altro lato del ponte. - Affermò risoluta.

- Certamente ma non stasera, siete tutti miei ospiti, preparatevi per la cena. Venite vi mostro le vostre stanze. -

Il distinto signore accompagnò la comitiva al piano superiore dove erano situate le camere da letto, sembravano pronte per accogliere le persone e per offrire loro un meritato riposo. Non erano abbastanza per tutti ma alcune di esse avevano due letti, così i ragazzi poterono trovare la propria comoda sistemazione. Prima di entrare nelle stanze Harry fermò Hermione e Neville.

- Quando vi siete sistemati venite nella mia stanza. -

Condivideva la stanza con Ron, che si era lasciato cadere sul soffice letto cercando un momento di relax dopo le avventure degli ultimi giorni. Harry invece si sedette sulla poltrona ed estrasse dalla sua tasca l'occhio confiscato al loro inseguitore. Lo fissò poteva vedere la stanza in cui si era stabiliti Enceladus e Neville. Quest'ultimo stava preparandosi per un bagno caldo la visione sembrava provenire da qualche punto del corpo di Neville. Poi rigirò l'occhio, poteva vedere la stanza dove si era sistemata Hermione, vedeva la sua mano estrarre da quella sua magica borsa lo shampoo e il sapone per la cura del suo corpo. Anche in questo caso l'immagine proveniva da qualche punto sulla sua figura, dopo aver concluso che stavano indossando qualche tipo di oggetto spia, mise via il visore per concedersi qualche minuto di riposo. Dopo circa un'ora Ron sentì bussare alla porta ed andò ad aprire, era Hermione mentre Neville stava arrivando dal fondo del corridoio.

- Entrate. - Disse Ron.

Entrarono e si sedettero sul letto, si guardarono intorno la stanza ricordava loro in qualche modo il dormitorio di Grifondoro sulla torre.

- Bene. - disse Harry estraendo l'occhio – Guardateci dentro. -

I ragazzi esaminarono quello strano oggetto e quel che videro in esso era proprio l'oggetto stesso. Harry fece voltare Neville rivolgendolo verso la parete opposta, ma l'immagine non cambiò, allora prese Hermione la condusse fuori dalla stanza e le disse di guardare la porta chiusa. Entrò, chiuse la porta, ed esaminarono l'occhio, quello che potevano osservare era una porta di legno massiccio finemente intagliata.

- Usavano questo strumento per localizzarci. - Concluse Harry.

- Per trovarci? Chi? - Chiese Neville.

- È da quando siamo partiti che qualcuno ci segue. Hermione puoi entrare. -

Esaminarono di nuovo l'oggetto, e si resero conto che qualcosa sul corpo o sui vestiti di Hermione registrava il luogo in cui si trovava. In quel momento qualcuno bussò alla porta, era Demelza.

- Allora hai scoperto come ci trovavano? - Chiese.

- Ma allora tu lo sapevi che qualcuno ci stava seguendo. - Disse con tono di rimprovero Ron.

- Certo ma non volevo allarmarvi oltre il necessario. -

- Devono aver messo qualcosa addosso a loro due. - Affermò Harry indicando Hermione e Neville

Senza rispondere Demelza estrasse la bacchetta e cominciò a scorrerla lungo il corpo di Hermione, non successe niente di strano finché non ne esaminò i capelli, all'altezza della fronte sulla tempia destra la punta della sua bacchetta si illuminò.

- Dovrebbe esserci qualcosa proprio qui, ma non riesco a vederla. - Disse delusa Demelza.

- Fai provare a me. - Disse Ron estraendo la bacchetta. - Res revelium! -

Attaccato a un capello come una perlina in un filo c'era una piccola biglia di cristallo.

- Eccola! - disse Ron strappandole il capello.

- Ahi ma che modi! - Si lamentò Hermione.

- Suvvia, cosa vuoi che sia un capello in meno in quella foresta. - Disse prendendola in giro.

- Bene vediamo se era la spia giusta, potrebbero averla messa affinché la trovassimo, forse ce n'è un'altra. -

Disse Harry alzandosi e prendendo il capello uscì dalla stanza per posizionarlo sulla maniglia. Rientrò ed esaminò l'occhio l'immagine che si formava era quella di una toppa.

- Bene, per favore Demelza esamina Neville. -

La ragazza fece la stessa operazione su di lui e questa volta la bacchetta si accese in prossimità della sua fronte all'attaccatura dei capelli. In quel punto faceva brutta mostra di se un brufolo.

- Ho quel brufolo da quando siamo partiti e non se ne vuole andare. -

- Strano vero? - Disse Ron - Res revelium! -

Il brufolo assunse l'aspetto di una piccola biglia di cristallo. Neville tentò di staccarlo ma non ci riuscì, anzi ebbe il risultato di far sanguinare leggermente la fronte. Al che intervenne Hermione:

- Fermo, fermo, fermo! Cosi peggiori solo la situazione. Deve essere un Incantesimo di Adesione Permanente. Finite Incantatem! - Esclamò puntando la bacchetta alla fronte di Neville.

La piccola biglia cadde sul pavimento, subito Ron e Neville si sdraiarono alla sua ricerca, ma, ahiloro, nessuna traccia del piccolo oggetto.

- Alzatevi, ci penso io! - Li esortò Hermione – Accio biglia! -

La biglia le arrivò in mano, Harry ruotò l'occhio e l'immagine che ne traeva era il palmo di una mano. Poi raccontò la conversazione avuta con il pellerossa nella locanda a Cuzco e di come lo avesse informato sulla loro prossima meta.

- Per ora queste microspie le terremo al buio, ma ho in mente qualcosa per disorientare i nostri "amici" nel caso abbiano un altro occhio simile a questo. -

- La cena è pronta, prego venite a tavola. -

La voce del loro anfitrione risuonava per tutta la casa in modo invitante, così senza perdere tempo ma ordinatamente scesero al pianterreno da dove proveniva la voce. Entrarono in una sala con una lunga tavola imbandita di ogni ben di Dio, profumi invitanti stimolavano le loro bocche, e in men che non si dica erano alle prese con le varie portate. L'unica nota stonata fu la bevanda digestiva: il tè al burro di Yak caldo, definita da Ron, sottovoce, come un incrocio tra acqua sporca di bucato e grasso lubrificante. Il loro anfitrione li intrattenne con i racconti più improbabili come quello dello Yeti ospitato a casa sua, per poi alla fine addormentarsi come un angioletto sulla poltrona. Questo fu il segnale che permise ai ragazzi di ritirarsi nelle loro stanze per godersi il meritato riposo notturno.

Il mattino seguente alle prime luci dell'alba si prepararono per la loro nuova missione, Luna aveva fatto una copia del quadro in modo da poter seguire il sentiero fino al ponte di corde. Fecero una lauta colazione, salutarono l'anziano signore ringraziandolo per il suo prezioso aiuto e si avviarono lungo il sentiero in salita che costeggiava l'irta collina. Dopo mezz'ora di cammino giunsero a uno spiazzo dove un pastore aveva portato a pascolare i suoi yak, si fermarono a riprendere fiato e a rimirare il paesaggio, potevano ancora scorgere laggiù in fondo quell'anacronistica villa coloniale anche sa adesso appariva una piccola macchia di colore diversa dal verde circostante. Salutarono il pastore che contraccambiò il saluto gesticolando e in qual momento ad Harry venne un'idea, estrasse le due microspie e le posizionò su due yak tentando così di fuorviare i due inseguitori nel caso avessero un altro occhio rivelatore. Ripresero il cammino, il sentiero faceva una svolta seguendo una rientranza della montagna entrando così in una zona fredda e costantemente all'ombra. In quel momento un forte e rimbombante crack echeggiò nel silenzio del luogo, come un colpo di pistola, subito seguito da un altro, poi si udi il caratteristico muggito degli yak non molto distante dalla loro posizione.

- Qualcuno si è appena materializzato la dove ci sono gli yak. - Affermò Neville

- I nostri inseguitori non mollano. Andiamocene prima che ci avvistino. - Li esortò Harry.

Dunce, il tipo con i capelli corti e rossi, si guardò intorno poi estrasse l'occhio rivelatore lo esaminò, guardò il paesaggio circostante e poi ritorno ad esaminare l'immagine nel quarzo. C'era qualcosa che non andava, entrambi, lui e l'occhio, vedevano la stessa scena ma dei fuggitivi non c'era alcuna traccia.

- Cubbish vieni qui! - Ordinò al suo calvo compare.

- Eccomi! - Si presentò al suo cospetto.

- Guarda e dimmi cosa vedi. -

Cubbish guardò l'occhio attentamente poi assunse un'espressione pensierosa, ma dopo alcuni secondi il suo volto si illuminò.

- Sono invisibili. - Esclamò orgoglioso della sua deduzione.

- Uhm, non penso, chiediamo a Occhio di Gufo. Presto tu, vieni qui! - Ordinò altezzosamente.

- Eccomi signore. -

- Guarda e dimmi cosa ne pensi. Cubbish dice che sono invisibili ma c'è qualcosa che non mi convince. -

Occhio di Gufo rimase impassibile si limitò a scrutare l'occhio e il paesaggio circostante per alcuni minuti poi ruppe il silenzio che stava facendo perdere la pazienza ai suoi "compagni".

- Penso che abbiano trovato i vostri rivelatori e li abbiano applicati a quegli yak. - Affermò senza far trasparire alcuna emozione.

- Come ho fatto a non pensarci. - Sbottò Dunce l'occhio riporta esattamente il punto di vista di un paio di quegli yak.

- Per una mandria di bufali infuriati è vero! - Ribadì Cubbish giocherellando con la sua bacchetta.

Quando proferì queste parole la sua bacchetta era casualmente puntata verso un cumulo di rocce situate a circa duecento metri sopra lo spiazzo dove pascolavano gli yak. Istantaneamente le rocce si trasformarono in bufali estremamente infuriati per essere stati richiamati in quel posto desolato. Videro l'autore del misfatto e partirono alla carica, percepito l'imminente pericolo i due agenti si lanciarono in una folle corsa giù per la ripida collina, mentre Occhio di Gufo pensò bene di ripararsi in mezzo agli yak. I bufali inferociti oltrepassarono la mandria e proseguirono nel loro inseguimento ai due malcapitati, che a loro volta correvano a più non posso giù per la ripida china. Gli animali stavano per raggiungerli quando avvistarono un gruppo di grosse rocce, le loro energie, centuplicate dalla paura, permisero loro di salire sugli alti massi senza sforzo apparente appena in tempo per vedere la mandria di bufali correre sotto di loro e scomparire nel pendio sottostante.

- Metti via quella bacchetta o te la spezzo! - Intimò arrabbiatissimo Dunce.

- Non provarci razza di Troll! - Rispose Cubbish tenendo la bacchetta stretta al petto per difenderla.

La punta della stessa era rivolta verso l'unico striminzito albero presente in quel luogo e un attimo dopo l'albero era un Troll fornito della sua inseparabile clava. I due agenti, che si trovavano in una posizione praticamente indifendibile cercarono di contrastare il mostro puntando le bacchette ma non ci riuscirono, invece ricevettero una buona dose di randellate che li lasciò tumefatti e privi di sensi sdraiati sulle rocce.

- Che frollocconi! - Disse tra le risate Ron. - Neanche i Troll sono così stupidi. -

Avevano seguito la scena nascosti dietro la svolta del sentiero, sentendosi sollevati dal fatto che non erano stati individuati e che le microspie ora non potevano essere più utilizzate. L'unica preoccupazione erano i rapporti che eventualmente potevano inviare ai loro committenti. Poi videro l'indiano raggiungere i due malcapitati osservarli a lungo per poi sedersi impassibile aspettando che si riprendessero.