Machu Picchu


Si diressero verso la stazione da dove sarebbe partito il treno per Aguas Calientes. Per recarsi a Machu Picchu si usa la ferrovia che conduce, in circa quattro ore, fino alla cittadina di Machu Picchu Pueblo (Aguas Calientes) costeggiante il fiume Urubamba ed offrendo viste spettacolari su gole strettissime e monti maestosi che si innalzano ben oltre la fitta coltre di nubi.

Rapiti dalla bellezza del paesaggio che controbilanciava in qualche modo la scomodità del treno gli otto amici non proferivano parola. Il viaggio trascorse così tranquillamente quasi paragonabile al viaggio dell'espresso per Hogwarts tranne che per gli sbuffi maleodoranti delle locomotive locali. Con l'avvicinarsi ad Aguas Calientes il paesaggio cambiò progressivamente; passando dalle praterie montane alla giungla simile a quella vista nel regno delle Amazzoni, dove ogni singolo pezzo di terreno è ricoperto di vegetazione verdissima che pullula letteralmente di vita.

- Come avevi fatto a capire che era necessario intervenire con il tuo patronus? - Ruppe il silenzio Ron.

- Non sapevo, almeno razionalmente, che cosa avrei dovuto fare ma ... qualcuno lo sapeva benissimo. - Questa risposta criptica svegliò la curiosità di Hermione.

- In che senso, Harry? -

- Ora ti spiego anche se quanto dirò potrebbe sembrarti alquanto inappropriato. - Fece una pausa fissando Hermione.

- Ok vai avanti. - rispose dopo un momento di riflessione.

- Lo hai voluto tu! - Sorrise.

Con questo attirò l'attenzione degli altri compagni seduti nell'angusto scompartimento del treno. Dopo un minuto circa di pausa come se faticasse a scegliere le parole Harry riprese a parlare.

- Ricordi quando abbandonasti le lezioni di Divinazione al terzo anno? -

- Oh si, molto bene, come se fosse ieri, aprii con un calcio la botola, e corsi giù per la scala. - Esclamò ancora irritata Hermione.

- Bene, quel giorno avevi saputo anche, per solo un momento, che avevi abbandonato Divinazione perché ti sentivi offesa per il fatto che dalla Cooman non potevi ottenere elogi, riconoscimenti e tanto meno punti per Grifondoro. Ma ricopristi istantaneamente quella spiegazione con un'altra più lusinghiera per te stessa: quella che la professoressa Cooman fosse una vera schiappa nella sua materia. - Fece una pausa.

- No! ... ma ... non era ... quel motivo ... - Cercò di giustificarsi Hermione

- Oh si lo avevi compreso, ma subito sostituito con qualcosa di più appagante. Ora questo momento di conoscenza diretta venne chiamato 'il veggente' dai miei insegnanti in quel mondo sulfureo. Veggente perché ci permette di vedere direttamente dentro le cose con occhi non offuscati. Eppure, nonostante la chiarezza e l'accuratezza dei suoi giudizi, non gli prestiamo mai attenzione, né gli diamo la possibilità di farsi sentire. Reprimendolo in questo modo, ne soffochiamo la crescita e gli impediamo il suo pieno potenziale. Alla fine il veggente dentro di noi è pieno di amarezza e di odio, dato che non smettiamo mai di maltrattarlo, questi alla fine ci distrugge. -

- Oh beh ... forse ... - Farfugliò arrossendo Hermione

- Mettendo da parte un po' della nostra immensa importanza personale e permettendogli un minimo raggio di azione, possiamo deliberatamente trasformare il veggente in una forza che è al tempo stesso misteriosa ed efficace, una forza che ci permetterà di vedere chiaramente le situazioni e come fare per risolverle. È compito nostro limare l'importanza di sé in modo da aiutare il Veggente che si cela in ognuno di noi; e una volta fatto, ritornati alla vita di tutti i giorni, saremo più calmi e rilassati. -

- Wow Harry! - Esclamò Luna

- Non guardatemi così, ho dovuto lottare duramente, e lo sto ancora facendo ogni giorno, per limare l'importanza personale, quella cosa che ci acceca e ci fa compiere le azioni più stupide. Ricordate al quinto anno quanto ero accecato? Silente non mi voleva parlare, i membri dell'ordine mi tenevano all'oscuro, Piton stava mettendo a nudo tutti i miei preziosi pensieri "personali" con quelle lezioni di Occlumanzia, quasi nessuno credeva che avessi visto il ritorno di Voldemort in breve ero stramaledettamente importante ma nessuno mi stava a sentire. -

Fece una pausa e Luna scoppiò in una delle sue irrefrenabili risate che ben presto contagiò prima Harry poi il resto del gruppo. Quando finalmente le risate finirono con le lacrime agli occhi Harry riprese a parlare.

- Avevo sempre saputo che il mio comportamento era controproducente ma ero cosi tronfio da ignorarlo. Avremmo potuto evitare un sacco di guai, tipo la battaglia nell'Ufficio Misteri, se avessi dato ascolto al Veggente in primo luogo e a Hermione in seconda battuta. -

- Il passato è passato. - Sentenziò Neville

- Si! Ma l'esperienza rimane e si dovrebbe imparare a riconoscere e correggere i propri errori. Perciò per rispondere alla domanda iniziale il Veggente mi ha consigliato di mandare il Patrono. -

- Ti parla? - Chiese Mirina

- Non proprio, avevo notato che la stanza dove siete entrati aveva delle pesanti tende alle finestre, e che un essere era entrato subito dopo che le luci furono spente. "Seppi" che era una creatura oscura, e che il Patronus avrebbe potuto fare qualcosa. Il seguito lo sapete anche voi. - Sorrise.

Erano arrivati ad Aguas Calientes, un caotico paese dove si respira un'atmosfera di frontiera stipato di bancarelle dove si vende di tutto, dai finti idoli inca ai mantelli di alpaca. La fermata per salire all'area di Machu Picchu si trova in un piazzale appena fuori dalla cittadina dove sono in attesa degli autobus per salire fino all'area archeologica. Ma essendo arrivati a notte fonda avrebbero dovuto aspettare il primo bus del mattino per poter raggiungere le rovine. Trovarono un ampio prato non lontano dalla stazione degli autobus e montarono le tende, Hermione per sicurezza fece gli incantesimi di difesa, mentre Harry scrutava lontano verso la stazione. Demelza gli si avvicinò e sussurrò:

- Ci stanno ancora seguendo? -

- Non saprei, non ho visto nessuno di sospetto, ma qualcosa mi dice di stare attento. -

- Capisco. Buonanotte. - Subito si diresse verso la tenda delle ragazze.

La notte passò tranquilla, al mattino tutti erano pronti per prendere il primo autobus nonostante le prime luci dell'alba fossero ancora al di la dal mostrarsi. Arrivarono al piazzale proprio mentre l'autista stava entrando nell'autobus. Pagarono il biglietto all'autista con le loro strane monete d'oro, che dopo averne controllato con i denti l'autenticità del metallo incassò avidamente. Si sistemarono in fondo al pullman come dei normali turisti e attesero la partenza. L'autobus piano piano si riempì di persone la maggior parte erano turisti trepidanti di visitare le antiche rovine. Alle cinque in punto l'autobus che conduce fino a Machu Picchu lasciò il piazzale per inerpicarsi su una tortuosa stradina sterrata che faceva trattenere il fiato sia per la bellezza del paesaggio che per la profondità dei burroni a lato della strada. Arrivarono senza incidenti verso le sei del mattino proprio nel momento in cui l'alba accendeva le rovine. La vista era incredibile, il sole stava nascendo e piano piano i suoi raggi illuminavano le vestigia della sacra città inca. Avevano sei ore di tempo prima che il passaggio si aprisse quindi decisero di fare colazione. Si avviarono in un prato non molto distante dalle rovine, alzarono una tenda e messe le mani nelle borse e negli zaini incantati estrassero il necessario per una lauta colazione. Caffè, the, bacon, uova strapazzate, torta di mele ecc. furono ben presto divorati, specialmente da Ron, lasciando i ragazzi piacevolmente rifocillati. Harry uscì dalla tenda mentre le ragazze stavano riassettando il locale e Ron stava finendo la sua colazione. Guardò la strada sottostante e vide un vecchio e scassato maggiolino grigio arrancare tra i tornanti, fece una passeggiata intorno le rovine senza perdere d'occhio la Volkswagen. Nel frattempo la macchina era giunta nel piazzale dei pullman e aveva parcheggiato proprio dietro ad uno di essi. Gli occupanti erano fuori dalla visuale di Harry, che nel frattempo fu raggiunto da Neville, ma proprio in quel momento il bus si mosse per prepararsi alla discesa. Notò tre uomini che erano scesi dall'automobile, uno alto dai capelli corti rossi, un altro più piccolo completamente calvo e abbastanza magro, il terzo da quella distanza pareva un nativo nordamericano e sembrava dipendesse in qualche modo dagli altri due. I tre velocemente si inerpicarono lungo l'altro lato della collina e ben presto uscirono dal campo visivo di Harry e Neville. Mezzogiorno si stava avvicinando e decisero di muoversi alla volta del Torreon. Enceladus li stava guidando attraverso le rovine verso una costruzione semicircolare, i loro passi erano lenti e stavano guardandosi intorno a causa di una comune sensazione: si sentivano osservati. Arrivarono davanti a una porta trapezoidale le cui pietre avevano un colore diverso da quelle delle altre costruzioni, la soglia era ancora illuminata ma l'ombra stava lentamente raggiungendola, a mezza altezza ai lati dell'entrata c'erano due fessure per parte. Luna si avvicinò e guardò in una di esse quello che vide era una città che brulicava di attività, carovane di lama portavano ogni tipo di mercanzia, la gente camminava spedita ma senza fretta lungo le vie che poteva scorgere. Fu però interrotta dalla voce di Enceladus:

- Ecco il momento è arrivato. Andiamo! -

Entrarono velocemente per evitare di perdere il momento del passaggio, si ritrovarono in un corridoio molto ordinato che conduceva dopo una svolta a sinistra a una scalinata, stranamente quel corridoio era deserto anche se dalla città provenivano dei rumori che indicavano la presenza di molte persone. Salirono la scalinata per ritrovarsi in un posto che dava l'idea della torre di astronomia, sui tavoli c'erano delle mappe celesti il tetto di paglia fatto a cono lasciava la stanza in penombra, alla finestra, assorti nel contemplare qualcosa di sconosciuto, vi erano tre persone dalle lunghe e variopinte vesti. Enceladus fece cenno di fermarsi e aspettare, stettero fermi per alcuni minuti quando uno dei tre uomini si voltò, e guardò intensamente in direzione di Enceladus. Era un vecchio, pieno di rughe con la faccia scavata e l'aria stanca, ma il suo portamento emanava una fierezza che il passare degli anni non aveva scalfito.

- Enceladus! Sei tornato. - Esclamò il vecchio sorridendo.

- Nonno! - e corse incontro alla persona per abbracciarla.

- Finalmente hai trovato la tua famiglia! - Affermò voltandosi uno degli altri due uomini.

Furono fatte le presentazioni, i tre sacerdoti scortarono il gruppetto fuori da quella specie di torre fino alla costruzione vicina che aveva l'aspetto di una abitazione. Entrarono e furono fatti accomodare ai lati di un lungo tavolo, mentre uno di loro era uscito per procurare, come si sarebbe scoperto subito dopo, dell'ottimo cibo. Mangiarono in silenzio, quando anche Ron ebbe terminato e la tavola prontamente ripulita da una ragazza giunta per l'occorrenza, colui che sembrava il capo squadrò ad uno ad uno i giovani e finalmente si rivolse a Enceladus.

- Che cosa vi porta in questa città? -

Ency spiegò prima le sue vicissitudini poi l'incontro con gli altri, e la missione che stavano intraprendendo.

- Quale oggetto dovete purificare in questo luogo? - Lo interruppe il sacerdote

- Per favore Harry, mostraglielo. -

Harry rovistò nello zaino che Luna gli aveva prontamente allungato ed estrasse il Caduceo. Lo mostrò ai sacerdoti, che lo rimirarono con grande sorpresa e a lungo, poi assunsero tutti e tre un'aria sconsolata.

- Temo, ragazzi miei che ora la cosa sia impossibile. Nei tempi remoti forse si sarebbe potuto fare qualcosa anche se l'impresa era praticamente proibitiva. Ma ora la porta per quel mondo è stata chiusa in modo da impedirne l'entrata a qualsiasi essere dotato di un corpo. -

Lo sgomento scese sul gruppetto, si guardarono l'un l'altro smarriti, l'unico a non mostrare alcuna emozione era come al solito Harry che chiese:

- Potreste gentilmente condurci davanti a quell'entrata? -

- Certamente, ma cosa ti fa pensare che potreste entrare, visto che nessun sacerdote del più alto livello è mai riuscito nell'impresa da secoli? -

- La fiducia in noi stessi. - rispose con tono umile Harry

- Risposta molto saggia, forse è quella che noi sacerdoti abbiamo perso. - la voce lasciava trasparire una punta di ammirazione.

- Mi sembra di capire che avete anche voi un grosso problema da risolvere. - Disse Harry.

- In effetti è così. Per mantenere questo posto ad un livello energetico adeguato ogni anno al solstizio d'estate dobbiamo innalzare una colonna di energia vivente. Sono anni ormai che ci riusciamo a malapena e temiamo che domani non riusciremo a farlo, condannando così i nostri fratelli a vivere nelle città dalla quale provenite e far rimanere questo luogo un mucchio di rovine come lo avete visto arrivando qui. -

- Pensiamo di potervi aiutare in questo caso. Saremo pronti per domani, ora volete gentilmente mostrarci l'entrata? - Disse sicuro Harry.

Il meno vecchio dei tre si alzò e fece loro cenno di seguirli. Si incamminarono lungo la città e il loro passaggio attirava sguardi curiosi specie quelli dei bambini che li seguivano a una certa distanza parlottando tra loro e indicandoli con l'indice. Con passo sicuro il sacerdote li condusse fuori dalla città per portarsi alle pendici del Huayna Picchu, la montagna di fronte alla città, percorsero un sentiero che li condusse ad una roccia nera sulla parete montuosa.

- Quella è l'entrata. - disse il sacerdote indicando la roccia nera che si stagliava tra il verde della montagna.

Harry si arrampicò portandosi di fronte alla roccia, la tastò con le mani era dura compatta e fredda come tutte le le altre rocce. Non dava l'impressione di una porta, la osservò a lungo senza distogliere lo sguardo, quando notò che proprio al centro era apparso un bagliore di luce giallo ambrata.

- Si è l'entrata. - Confermò. - Dobbiamo scoprire come entrarci. Sistemeremo le tende in quello spiazzo e passeremo la notte qui. -

Il tono dimostrava una tale sicurezza che nessuno obiettò, congedato il loro accompagnatore, in men che non si dica issarono le tende nel posto indicato.